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Trofeo Topolino: la lettera strappalacrime di un allenatore del Benetton ai suoi mini rugbysti

Dopo la vittoria del Trofeo con l'Under 8, Pietro Spigoli La Noce ha voluto lasciare un messaggio ai suoi mini atleti: "Voglio bene a voi bambini come se foste figli miei"

TREVISO Una bellissima vittoria al Trofeo Topolino 2016 con l'Under 8 del Benetton Rugby, ma anche il desiderio di lasciare un messaggio su Facebook ai suio mini rugbysti e ai loro genitori, per ricordare a tutti l'amore per questo sport e quanto lo spirito di squadra possa fare all'interno di un gruppo di piccoli atleti. Qui di seguito il messaggio intero apparso sulla sua pagina del social network del 40enne Pietro Spigoli La Noce:

"Sono l'allenatore di 40 bambini dell'Under 8 della Benetton Rugby Treviso. Abbiamo vinto il Trofeo Topolino edizione 2016, I squadra classificata (su 128 squadre vedete voi). Sono 20 anni che alleno, mai avrei pensato di poter arrivare fino a qui... Ho sempre allenato con entusiasmo, gioia, amore verso i bambini ma sempre con molta molta umiltà, tanto e' che, a chi continuamente mi diceva che siamo i piu' forti in assoluto, sorridevo rispondendo, facciamo del nostro meglio, speriamo bene...Ogni genitore conosce il proprio figlio, non conosce tutti i 40 bambini che alleno, io conosco tutti quei bambini uno per uno, i loro problemi, i loro penseri, le loro paure, le loro gioie, cosa mangiano e cosa non mangiano, le loro barzellette a volte senza senso, i loro sorrisi, i loro pianti quando, su un placcaggio ricevono una botta, il sangue che esce da un dentino da latte staccato dopo una gomitata...li conosco bene, tutti, non perchè sono uno psichiatra o qualcosa del genere, perchè li “sento”, questa, credo, è l'unica differenza di chi allena e di chi, invece, educa alla vita...Sento quando un bambino è a disagio o quando non è perfettamente in forma, non so dirvi il perchè ma lo sento, lo vedo, lo intuisco...e questo che io chiamo, fortunato dono, deriva solo ed esclusivamente da un solo organo: il CUORE".

"Voglio bene ai quei bambini come se fossero miei, so che, se qualche volta alcuni di loro non li seguo come gli altri, comunque mi rispettano e mi vogliono bene, questo lo sento, lo percepisco, tanto è che trovo comunque il tempo anche per loro, come per gli altri, cercando di non abbandonare nessuno al proprio destino, basta prenderli per mano, “sentire” di cosa hanno bisogno e trascinarli con decisione nella giusta strada...quella del gioco per divertimento, per passione, per altruismo...Quest'anno è stato “speciale”, ho visto delle trasformazioni importanti, in molti bambini: chi non passava mai la palla, la passa, chi non placcava, placca, chi non si rialzava scatta in piedi, chi non voleva correre, accelerare, chi voleva giocare sempre sulla squadra “A”, accettare le mie scelte con gioia, giocando sempre ad alti livelli in qualsiasi squadra, bambini che non volevano venirsi ad allenare, implorare le mamme di portarli anche con la febbre...."

"Ricordo tutto, vedo tutto, non mi sfugge nulla di questi bambini, bambini che vengono ad allenarsi con la febbre, bambini che giocano fasciati per dolori alle gambe, correre e placcare soffrendo, ma giocano! Bambini malati che vengono a vedere la loro squadra sostenendola, sempre e comunque, bambini che portano le caramelle solo così perchè gli va....allora anche se non vincevo il Trofeo Topolino con la mia Under 8, io la mia vittoria l'avevo già avuta, questi bambini mi hanno ricambiato di tutto il loro amore e rispetto di quanto ne hanno ricevuto, io SO' di aver dato loro tutto quello che potevo riferito all'affetto, alla tecnica di gioco, al rispetto e, soprattutto, all'umiltà di rimanere bambini...."

"In squadra, quest'anno, ho sempre avuto difficolta' a far giocare, Fiji (soprannomi) piuttosto che Samoa, Goku, piuttosto che Ughetto, Pivo, piuttosto che Jack, Miami piuttosto che Greg o Giorino al posto di Giada ecc..., questo perchè tutti, ripeto, tutti, hanno sempre giocato al 1000 x 100 in campo, ricambiando quello che a loro chiedevo: dare il massimo, come nel Rugby, nella vita, così è ragazzi, dicevo loro nei famosi “cerchi” pre-gara, se volete diventare dei campioni, dovete avere sempre voglia di vincere, di emergere, di essere primi, nello sport, nel lavoro, nella scuola, negli affetti, li ho fatti giurare con le mani sopra un pallone ovale, che non avrebbero MAI tradito questi princpi di VITA e DI SPORT, MAI, giurate a Voi stessi che darete il massimo, cosicche', se qualcuno durante i vostri brillanti giorni di vita, dovesse offendervi dicendovi, sei un rammollito, Voi gli battete la spalla con affetto e gli sorridete, andandovene via...Voi sapete quanto valete, io anche, questo basta...."

"Per ultimo e lo scrivo volontariamente, quest'anno ho avuto l'opportunita' di avere un piccolo neozelandese in campo, bimbo di 7 anni, che ha lasciato la scuola di Auckland, i suoi piccoli amici, i suoi affetti, la sua lingua, le sue certezze e il suo “flag rugby” (rugby senza placcaggio) per approdare in una terra sconosciuta, lingua sconosciuta, nessun amico, nessun affetto nessun riferimento, se non quello dei genitori, ed un rugby con placcaggio... Questo bimbo ha seguito il lavoro del padre, anch'egli un giocatore di rugby, ed è venuto ad allenarsi con il nostro gruppo Under8 a settembre scorso. Ha imparato a placcare, piangendo e vincendo la paura, ha imparato ad esprimersi molto a gesti e poco con la lingua, ha trovato decine di amici in squadra che lo hanno amato da subito, poichè è un bambino anche lui...Io ho cercato di farlo sentire a casa sua da subito, poichè, “sentivo” il suo enorme disagio nell'affrontare tutto...nel momento in cui questo bimbo si e' accasato con la nostra Under8, ha cominciato a giocare bene, a sorridere, a fare qualche scherzetto ai suoi amici, tipico di un bimbo della sua età, si era affezionato a noi, a me, al gruppo, alla squadra, alla maglia, all'Italia....Poi la notizia che, a giugno, sarebbe tornato in Nuova Zelanda, per sempre...non lo avremmo visto mai più...lui lo sa, ed ogni volta che ce lo dice, arruffa la bocca e soffoca un pianto...."

"Abbiamo vinto il Trofeo Topolino Under8, finita la partita con 9 mete a 0, i giornalisti mi hanno fermato e mi hanno chiesto a chi dovevano dare il Trofeo Man of The Match, io ho detto a loro di aspettare un attimo, glielo avrei detto dopo 5 minuti. Ho preso i bambini, li ho messi in cerchio, li ho guardati e gli ho parlato con il cuore, con la verita' sulle mani, come ho sempre fatto, come sempre faroò, loro, così, capiscono che sto gli dicendo la verità e che sto parlando con il cuore, non con la bocca....ho detto a loro che dovevamo decidere a chi dare il premio per il miglior giocatore, abbiamo vinto tutto quello che potevamo vincere, siamo felici tutti, se dovessi dare un premio al miglior giocatore a chi lo darei? Tutti siete stati ENORMI, chi spinge, chi placca, chi corre, chi segna mete, tutti abbiamo lavorato in campo per un unico scopo: questa meravigliosa coppa e la leggenda nella storia del Topolino. Questo premio io non riesco a darlo a nessuno, se non a uno solo di Voi che lo terra' per sempre nel cuore in ricordo di questi momenti speciali e unici che abbiamo vissuto....
Mi allontano dal loro e, dopo circa 1 minuto, Elia, si avvicina e mi dice, lo diamo a Noha (il bambino neozelandese) perche' non lo rivedremo mai più, così si ricoderà di noi per sempre...ho abbracciato Elia e ho pianto...questo è quello che Vi ho trasmesso, questa è la mia vittoria, le coppe e le targhe sono plastica e ferro...GRAZIE BAMBINI UNDER 8 MI AVETE RESO FELICE....E NON E' POCO...IL VOSTRO ALLENATORE PIETRO".

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