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Federmoda Confcommercio rilancia i saldi posticipati nella Marca

Pomini, presidente di Federmoda Treviso: "Non saldi di inizio ma di fine stagione"

IL CAMPIONE

Confcommercio Treviso ha commissionato a Quaeris un’indagine condotta tramite interviste somministrate durante i primi giorni di saldi ad imprese e consumatori, dislocati nell’intero territorio trevigiano. 

Il campione dei consumatori è composto da 305 soggetti, di età compresa tra i 18 e gli oltre 65 anni, dei quali il 51,5% sono femmine ed il 48,5% maschi. La maggioranza, il 62% sono coniugati o in famiglia di fatto, il 26,4% è single e l’11,6% vive con la famiglia di origine. La maggior parte ha un diploma superiore: il 54,5%, il 18,3% una laurea o una specializzazione, mentre il 18,4% ha il titolo delle medie inferiori e solo l’8,8% la scuola elementare. Il 47,3 % degli intervistati dichiara di essere occupato, il 33,1% è pensionato, l’8,1% del campione è rappresentato da casalinghe, e vi sono infine percentuali residuali di studenti e disoccupati.

Il campione delle imprese è composto da 92 commercianti, dislocati in provincia di Treviso, che hanno una media prevalente di addetti variabile tra i 2 ed i 5, rappresentativi di varie categorie merceologiche: abbigliamento, calzature, accessori, biancheria intima, biancheria per la casa, articoli sportivi ed altro. Delle 92 imprese intervistate, il 47,8% opera nei centri storici ed urbani, l’8,7% presso centri commerciali, il 43, 5% nella cintura urbana o periferia.

GLI ACQUISTI

Tra gli intervistati, solo il 34,7% dichiara di aver intenzione o di aver già acquistato in saldo. Non si rilevano forti differenze tra maschi e femmine, mentre sono evidenti per quanto riguarda le classi di età.  Tra coloro che sono propensi o acquistano in saldo infatti, prevale la fascia di età under 34 (60, 3%) seguita a ruota dalla fascia 35-44 anni (50%), mediamente con più di 2 percettori di reddito all’interno del nucleo famigliare. I più decisi a non acquistare sono invece i maschi over 55 (85,7%).

Cosa acquistano?: per il 50% capi di abbigliamento (dei quali solo il 4,3% sono capi spalla), seguiti da calzature 13,3%, accessori 11,2%, biancheria intima 2,3%, pelletteria e biancheria per la casa 2%.

Nessuno stravede per i saldi, visto che solo il 37,7% è abbastanza propenso ad aspettare il saldo, mentre solo il 7% è molto propenso, il 30% poco propenso ed il 25% per nulla propenso. Le “saldiste”, quelle che aspettano molto il saldo sono le donne (46,5%) tra le quali l’83,8% li utilizza per comprare qualsiasi prodotto, mentre il 16,2% per prodotti griffati o di marca. 

Complessivamente, fatto 100 il volume di acquisti in un anno, la quota dei prodotti acquistati in saldo è meno del 10% per oltre la metà degli intervistati, mentre rappresenta una quota variabile tra il 10% ed il 30% per il 34,8%.

I SOLDI

Mediamente, il 53,2% spende meno di 100 euro, il 29,2% da 100 a 200, l’11,9% da 200 a 300, il 2,3% da 300 a 400, solo lo 0,5% da 400 a 500, ed oltre 500 euro il 2,9 %. Colpiscono gli under 34 che, più di altre fasce, spendono (per il 42,9%) tra i 100 ed i 200 euro, più della generazione dei 45-54enni che spende in media (46,8%) meno di 100 euro.

I NEGOZI PREFERITI

Il negozio abituale di fiducia nel centro storico o urbano è il preferito dal 73,1% degli intervistati, mentre il 26, 9% acquista in saldo presso altri negozi non abituali. Tra gli habitué del negozio sottocasa, prevalgono nell’ordine: i 35-44 enni (92,6%), i gli over 55 (73,7%), i 45-54enni (65,2%) ed infine gli under 34 (63,2%). La fascia di età che acquista maggiormente in altri negozi non abituali è l’under 34 (36,8%). 

AVANZA L’ON LINE?

L’acquisto in saldo on line avanza, ma non fa paura. Il 49% degli intervistati afferma di non acquistare mai su internet, il 12,9% raramente, il 24,5% guarda ma poi preferisce i negozi, il 10,8% acquista spesso e molto spesso, quasi esclusivamente su internet solo il 2,8%. Chi acquista spesso on line in genere si orienta verso alcuni generi di prodotti specifici. 

La soddisfazione per l’acquisto “tangibile” permane, anche rispetto ai timori di chi vede i prodotti in negozio e poi va a casa ad acquistarli su internet: il 60,1% preferisce acquistarli direttamente in saldo in negozio e solo l’1,8% fa il doppio giro: vede in negozio ed acquista su internet (soprattutto under 34). 

COMMERCIANTI, TIMORI E PROSPETTIVE

Interpellati rispetto all’andamento complessivo del 2017 (indipendentemente dai saldi), i commercianti, per il 45,6% dichiarano che le vendite rispetto all’anno precedente sono diminuite, per il 19,6% aumentate e per il 34, 8% rimaste stabili. Lo scontrino medio nel 2017 era di 66 euro, e la speranza è, per il 2018, che diventi di 74,5 euro. Quanto ai primi giorni di saldi, l’impatto non è stato esaltante, perché ben il 47,8% dichiara di aver visto meno gente, il 17,4% la stessa rispetto all’anno scorso e solo il 2,2% ha visto più gente aggirarsi tra gli scaffali. Conforta però, nel periodo dei saldi, la presenza di nuovi clienti, ovvero di gente mai vista prima in negozio, registrata dal 52,2% dei commercianti. 

Rispetto alle vendite annuali complessive, il periodo del saldo invernale rappresenta meno del 5% per la maggioranza, il 54,4% dei commercianti, circa il 10% per il 26,1%, circa il 15% per il 13%, circa il 20% per il 2,2%, oltre il 20% per il 4,3%. Nessuna sorpresa riguardo ai timori della concorrenza: si temono soprattutto e-commerce e centri commerciali per il 43,5%, solo e-commerce per il 6,5%, grandi superfici di vendita per il 30,4%. Per motivi ben comprensibili e già noti che spaziano dai maggiori sconti (23,1%) alla possibilità di acquistare comodamente da casa (28,8%), agli orari di apertura diversi (25,8%) alla maggior pressione pubblicitaria (21%), alla facilità di parcheggio (17,7%).

I COMPORTAMENTI DI ACQUISTO

Oltre ad essere ben informati, i comportamenti emergenti dei consumatori sono: guardare e conoscere per poi non acquistare: questi sono ben il 78,3%, richiedere il ritiro fisico di merce in negozio acquistata prima on line: sono il 13%. Ecco perché esiste una quota consistente di commercianti: il 30,4%, che pensa che la concorrenza dell’e-commerce inciderà per almeno il 10% sul fatturato dell’anno in corso.

I COMMENTI

“In un periodo post-crisi”- afferma il vicepresidente di Confcommercio Federico Capraro- “in cui l’elettrocardiogramma delle imprese appare tendente alla stabilità con qualche punta di ottimismo, si confermano le previsioni e le tendenze già previste. I negozi dei centri storici ed urbani danno anima ed identità e come tali vanno salvaguardati, incentivati e tutelati, l’e-commerce avanza ma non soppianta. Occorre comunque arrivare preparati ed attivare sito, competenze e doppio canale di vendita, non sono ammissibili altre nuove grandi superfici di vendita, che inflazionano l’offerta e che, nel nostro territorio, è già ampiamente superiore alla richiesta e sovradimensionata. I consumatori cambiano, sono aggiornati ed informati, ma per incentivare una vera ripresa, è fondamentale garantire i redditi ed i loro percettori all’interno dei nuclei famigliari: laddove ci sono due o più redditi, i consumi infatti aumentano ed a trarne beneficio non sono solo i diretti interessati, ovvero le imprese ed i consumatori, ma l’intera società”.

“Per questi motivi”- conclude Capraro- “il sistema Confcommercio ha messo in atto strumenti e strategie che vanno a rispondere a queste esigenze: formazione specifica per imprenditori per affrontare le sfide del web (pillole digitali), salvaguardia dei redditi dei lavoratori (per il tramite di Ebicom) ed offerta di maggiore flessibilità contrattuale per incentivare il lavoro di donne e studenti, in modo da aumentare il volano economico ed incentivare i consumi”.

Per Guido Pomini, presidente di Federmoda Confcommercio, “il saldo tradizionale appare sempre più destrutturato e, a causa del proliferare di vendite promozionali che si protraggono per tutto l’arco dell’anno, l’impatto di gennaio diminuisce e quel primo sabato, tanto atteso dopo il Natale, sta perdendo progressivamente di significato. Occorre interrogarsi su regole e nuove date. Attualmente, come Federmoda, stiamo pensando ad un cambiamento che ridefinisca questo periodo con un approccio più concreto, nuovo e conveniente. E’ allo studio (dopo aver confrontato i bilanci di un gruppo di aziende) l’ipotesi dello spostamento della data di inizio di quattro settimane (sia per l’inverno che per l’estate), la riduzione della durata del periodo: da due mesi ad uno, e l’innalzamento della quota di sconto (invece che partire col 30% per arrivare al 70% si inizia con il conseguente probabile innalzamento dello sconto al 50%)”. “In questo modo”- conclude Pomini- “si elimina la ‘coda lunga’ del saldo che non interessa più, si ridà significato allo sconto e ad un periodo specifico dell’anno che si colloca effettivamente alla fine della stagione e non nel periodo centrale. Occorre comunque- conclude Pomini- che ogni imprenditore definisca al meglio le proprie politiche di offerta e si concentri su quel patrimonio di fiducia ed esperienza che il consumatore, pur cambiato dopo la crisi e pur in un mercato frastagliato, dimostra di saper apprezzare”.

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