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Sala del Capitolo: gli studenti fanno rivivere gli affreschi di Tommaso da Modena

Entro giugno 2019 la sala capitolare restaurata sarà riaperta al pubblico di Treviso. Una notizia a cui si aggiunge la firma dell'accordo per il restauro degli affreschi dei musei civici

Per un intervento di restauro che si conclude, un altro è subito pronto a iniziare: doppia presentazione nelle scorse ore per l’istituto superiore per la conservazione e il restauro di Treviso. 

Durante la conferenza stampa di mercoledì 10 ottobre, sono stati infatti illustrati i lavori svolti durante i mesi di settembre e ottobre dai giovani allievi della scuola di alta formazione e studio dell’Iscr nella sala capitolare del convento di San Nicolò, ora in fase di completamento. Una notizia che è stata accompagnata dall'annuncio dell’accordo tra l’Iscr e il Comune di Treviso per il restauro, durante l’attività didattica del prossimo anno accademico, degli affreschi staccati dai Musei civici di Treviso. Il 12 ottobre si chiuderà dunque il secondo cantiere didattico nella sala capitolare dell’ex convento domenicano di San Nicolò di Treviso. Dal 10 settembre scorso, cinque allievi del secondo anno PFP1 e cinque allievi del primo anno PFP2 delle sedi Saf di Roma e Matera hanno svolto un mese di tirocinio sul campo lavorando al restauro del celebre ciclo dei Domenicani illustri di Tomaso da Modena (1352) e della grande Crocifissione duecentesca, affrescati sulle pareti della sala capitolare. Il restauro operato dagli studenti ha interessato anche le preziose tavolette dipinte che decorano il soffitto ligneo della sala. L’intervento si pone in logica di continuità e di completamento con il precedente cantiere didattico che nello stesso periodo del 2017 aveva portato 15 allievi del PFP1 delle sedi Saf di Roma e Matera ad avviare il restauro sugli affreschi delle pareti sud e ovest della sala. Al termine del precedente cantiere, il restauro delle pareti interessate era stato completato tramite affidamento esterno sotto la supervisione scientifica dell’Iscr. Anche quest’anno, l’operazione si è resa possibile grazie alla fattiva collaborazione del Seminario vescovile e della diocesi di Treviso, che hanno accolto con entusiasmo gli allievi restauratori mettendo loro a disposizione vitto e alloggio presso le strutture del seminario durante tutto il periodo di permanenza.

Il lavoro è stato oggetto di grande attenzione da parte della comunità cittadina, con partecipazione di stampa, studiosi, la frequentazione da parte di scolaresche, nello spirito di un cantiere aperto alla cittadinanza, ai turisti e agli addetti ai lavori. La durata dei lavori si giustifica con l’importanza e la complessità del ciclo decorativo, articolato in affreschi a parete su due strati sovrapposti, affreschi staccati e riportati su pannelli, tavolette lignee dipinte, ma anche con l’attenta attività di studio e diagnostica che è stata dispiegata, e che ha consentito di operare con sicurezza rimuovendo elementi di degrado dovuti non solo al trascorrere del tempo ma anche a interventi di restauro pregressi realizzati con materiali ormai non più compatibili. Come per il cantiere 2017, la chiusura della fase didattica non segnerà la fine dei lavori, che verranno ripresi nell’immediato tramite affidamento a restauratori professionisti esterni sotto la direzione scientifica dell’Iscr, sempre in stretta collaborazione con la soprintendenza Abap per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso. Entro giugno 2019 il ponteggio sarà rimosso e la sala capitolare con i suoi meravigliosi dipinti sarà pienamente restituita alla comunità locale e al pubblico internazionale che accorre numeroso ogni anno. Il cantiere di Treviso è stato progettato e coordinato dallo storico dell’arte dell’Istituto Giuliano Romalli, con la direzione operativa dei restauratori Barbara Provinciali e Antonio Guglielmi per le superfici ad affresco, e di Gloria Tranquilli e Francesca Fumelli per i manufatti lignei dipinti. Al Gruppo di lavoro Iscr hanno partecipato gli architetti Giorgio Sobrà e Francesca Romana Liserre, i fisici Fabio Aramini, Carlo Cacace, Giuseppe Fabretti ed Elisabetta Giani, il chimico Giancarlo Sidoti, il fotografo Edoardo Loliva e il geometra Rocco D’Urso. Il gruppo di lavoro è stato supportato nelle funzioni di docenza dalle restauratrici esterne Francesca Faleschini ed Elena Santoro.

Nelle scorse ore è stato inoltre presentato l’accordo siglato tra Iscr e Comune di Treviso che prevede il trasferimento presso i laboratori di Roma e Matera di dieci affreschi staccati provenienti dalle sedi dei musei civici cittadini, in particolare dal museo di Santa Caterina e da Ca’ da Robegan, dimora rinascimentale annessa al complesso museale di Ca’ da Noal. Gli affreschi, ancora completi dei supporti originali realizzati all’epoca dello stacco, saranno restaurati in attività didattica dagli allievi della scuola di alta formazione e studio Iscr, che interverranno sia sulla superficie dipinta che sui pannelli di supporto. Dal museo civico di Santa Caterina provengono alcuni dei preziosi stacchi del ciclo con Storie cristologiche dipinto alla metà del Trecento dal pittore emiliano Tomaso da Modena per la Chiesa di Santa Margherita a Treviso, antico insediamento dei frati Eremitani. Si tratta del ciclo che, sul finire dell’Ottocento, di fronte alla paventata demolizione della chiesa, l’abate conservatore Luigi Bailo fece staccare da Girolamo Botter e Antonio Carlini congiuntamente alle più note Storie di Sant’Orsola dello stesso pittore per allestirli nel costituendo museo cittadino. Da Ca’ Robegan proviene invece una figura di Ignuda attribuita al pittore veneziano Domenico Capriolo (1494-1528), staccata per esigenze conservative dalla facciata affrescata del palazzo e attualmente depositata insieme ad altri lacerti provenienti dallo stesso prospetto all’interno del complesso di Ca’ da Noal. L’accordo si inserisce nel contesto della straordinaria tradizione conservativa della città di Treviso, che tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento ebbe nella pratica dello stacco, e nelle figure dell’abate Luigi Bailo e dei restauratori della famiglia Botter, la sua espressione più rappresentativa. Grazie all’operato di questi protagonisti, numerose testimonianze dell’arte trevigiana sono sfuggite ai danni dovuti alla speculazione edilizia e alla devastazione bellica. Gran parte degli stacchi frutto di questa stagione, tra i quali spiccano i due cicli di Tomaso da Modena per la chiesa di Santa Margherita, sono oggi conservati nelle sedi museali civiche. L’intervento sui dipinti staccati di Tomaso da Modena si lega al restauro attualmente in corso nel Capitolo di S. Nicolò, e consentirà ulteriori approfondimenti in sede di studio e diagnostica sulla tecnica esecutiva del pittore emiliano e sulle sue esigenze conservative. Il restauro dell’affresco di Ca’ Robegan si pone invece all’inizio di un costituendo percorso di studio e di potenziale intervento sulle celebri facciate dipinte a Treviso tra il tardo Medioevo e la prima Età moderna, attraverso il quale restituire nuovo splendore all’opera interessata e fissare al contempo le linee programmatiche e le più opportune metodologie operative da seguire in futuro su scala cittadina. Il progetto è a cura di Giuliano Romalli (direzione lavori e coordinamento generale degli interventi), Barbara Provinciali e Antonio Guglielmi (progettazione e direzione operativa) con la collaborazione dei Musei Civici di Treviso, nella figura del dirigente dottor Emilio Lippi e della curatrice dottoressa Maria Elisabetta Gerhardinger. 

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