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Giovedì, 25 Aprile 2024
Attualità Resana

Antenne, Resana batte le società di telefonia: «Stop al canone unico patrimoniale»

La Corte d'appello di Venezia ha dato ragione al Comune trevigiano che avrà diritto al canone di locazione pattuito per le antenne. Il sindaco Bosa: «Sentenza che farà giurisprudenza»

Anche la Corte d’appello di Venezia ha dato ragione al Comune di Resana sulla causa che riguarda i canoni di locazione delle antenne di telefonia mobile. I gestori delle antenne dovranno pagare i canoni di locazione contrattualmente pattuiti con i Comuni e non possono pretendere di applicare il canone unico patrimoniale che, al di là del nome, è una tassa di occupazione del suolo pubblico demaniale o indisponibile fissata dalla legge in 800 euro annui, importo di molto inferiore al canone di locazione contrattuale proprio in considerazione della destinazione demaniale e/o indisponibile del terreno comunale.

La sentenza

Si tratta di una sentenza che potrebbe davvero aprire scenari diversi per molti comuni italiani. La vicenda che ha dato origine alla sentenza favorevole al comune trevigiano si inserisce nel fenomeno, sempre più frequente anche a seguito di recenti interventi normativi non proprio favorevoli per gli enti pubblici locali, in cui le società che gestiscono le infrastrutture installate dagli operatori che forniscono servizi di comunicazione elettronica (le antenne che ripetono i segnali dei telefonici) disattendono gli impegni contrattuali assunti con i Comuni mediante la stipulazione di un contratto privatistico, smettendo, dopo la stipula, di pagare il canone pattuito e versando, al limite, il minimo previsto per la Tosap/Cosap, ora canone unico, pari ad 800 euro annuali e motivano la loro condotta invocando il carattere pubblico del servizio di telefonia mobile. Il Comune di Resana, una volta che la società telefonica ha smesso di pagare il canone di locazione pattuito, tramutandolo arbitrariamente in canone unico patrimoniale da 800 euro annui, ha intimato il pagamento con un decreto ingiuntivo chiedendo l’integrale corresponsione del canone di locazione pattuito pari a circa 8mila euro annui. La sentenza originaria del Tribunale di Treviso, ora confermata dalla Corte d’appello che ha rigettato il ricorso della società telefonica, ha dato ragione al Comune di Resana in quanto, secondo il giudice, la società telefonica non può pretendere l’applicazione del canone unico poiché il servizio di telefonia non può ritenersi equipollente ad un servizio pubblico in quanto, per il loro utilizzo, i consumatori pagano delle tariffe non calmierate, ma soggette alla concorrenza di mercato, a società con scopo di lucro. Per conservare il carattere di bene indisponibile, presupposto per l’applicazione della normativa sul canone unico, il terreno comunale dovrebbe essere destinato a servizi di competenza dell’Ente locale territoriale e sicuramente tra questi non rientra il servizio di telecomunicazioni, fisse e mobili.

Il commento

«Con questa sentenza vengono riconosciuti come validi dei contratti che non venivano rispettati dalle società di telefonia - conclude il sindaco Stefano Bosa - molti Comuni come il nostro si sono visti in un colpo solo mancare importanti entrate derivanti da contratti di locazione delle aree che ospitano le antenne, entrate che venivano previste in bilancio e che sono mancate mettendo così in difficoltà gli enti che avevano già destinato le entrate a finanziare le spese previste. La telefonia potrà essere considerata anche un servizio pubblico ma perché queste multinazionali della telecomunicazione devono aumentare i loro profitti non pagando i canoni di locazione pattuiti con i Comuni? Spero che sulla questione intervenga anche il Governo, oramai da due anni a questa parte si è creata una confusione che sta mettendo in difficoltà gli enti come il nostro che avevano previsto delle entrate che poi, di punto in bianco, sono sparite».

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