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Avis Provinciale di Treviso: "1.500 under 35 iscritti e donazione garantita anche in pandemia"

La presidente Vanda Pradal: "Nonostante la pandemia è confermata la tenuta dell'associazione e il suo impegno nel coinvolgere i donatori che hanno risposto agli appelli per donare"

Aumenta il numero di giovani donatori sotto i 35 anni che hanno deciso di aderire all’Avis. Nel corso del 2020, l’anno più duramente segnato dalla pandemia di Covid-19, ben 1.522 ragazzi e ragazze della provincia di Treviso si sono avvicinati alla solidarietà. Si arriva a quota 2.362 nuovi donatori considerando anche le altre fasce d’età fino ai 65 anni. Un grande segnale di speranza. “Grazie all’impegno di tutti i volontari, il 2020 ha confermato la tenuta della nostra associazione in risposta alle necessità del territorio e al contempo sono state soddisfatte tutte le richieste di sangue ed emocomponenti avanzate dall’Azienda sanitaria”. Così Vanda Pradal, presidente dell’Avis Provinciale di Treviso, ha salutato i  250 delegati, in rappresentanza delle 89 Avis Comunali della Marca Trevigiana, che hanno preso parte questo pomeriggio alla 64esima assemblea dell’Avis Provinciale di Treviso, ospitata al centro parrocchiale di Falzè di Trevignano, grazie all’impegno delle Avis Comunali della Montelliana: Caerano San Marco, Cornuda, Crocetta del Montello, Giavera del Montello, Montebelluna, Nervesa della Battaglia, Trevignano e Volpago del Montello.

Un’occasione speciale per fare il punto sulla fondamentale risposta che l’Avis è riuscita a dare, nonostante l’emergenza sanitaria, i mesi del lockdown, il blocco delle sale operatorie, le difficoltà organizzative legate all’epidemia. “All’interno di questa cornice i risultati del 2020 non sono comparabili con il passato, ma assolutamente apprezzabili. Confermata la tenuta della nostra associazione e il suo costante impegno nel coinvolgere i donatori che, con generosità e spirito di servizio, hanno risposto agli appelli per donare, permettendo la continuità della raccolta per le esigenze ospedaliere e le trasfusioni salvavita destinate a chi soffre di emofilia e talassemia” evidenzia la presidente Pradal.

Apprezzabile il bilancio complessivo: i 33.564 soci iscritti all’Avis in provincia di Treviso hanno garantito nel corso del 2020 un totale di 46.071 donazioni, con un decremento del 5.19% rispetto all’anno precedente legato al contesto epidemiologico. La flessione riguarda il sangue raccolto mentre la raccolta di plasmaferesi segna un aumento del 2,82% e un più 4,50% in riferimento alle piastrine. Da sottolineare l’impegno di 90 volontari Avis che hanno permesso la raccolta di 205 unità di plasma-iperimmune impiegato nella terapia dei pazienti Covid-positivi. Su scala provinciale il totale dei nuovi donatori per l’anno 2020 è pari a 2.362: 944 tra i 18 e i 25 anni, 578 tra i 26 e i 35 anni, 438 (36-45 anni), 333 (46-55 anni) e 69 (56-65). I dati sono in linea con il 2019 ma assumono un valore ancora maggiore considerando le criticità della pandemia. Nel complesso i donatori incidono sulla popolazione residente in Provincia di Treviso per il 3,94%.

Con la 64esima assemblea provinciale dell’Avis termina il mandato della presidente Vanda Pradal per otto anni alla guida dell’associazione. Qui un suo breve commento: “Grazie a tutte le persone che ho avuto modo di incontrare e di conoscere durante il mio mandato. Sono grata ai presidenti che si sono succeduti, a quelli che stanno guidando le Comunali, ai collaboratori, al personale sanitario, ai nostri autisti. Aggiungo la mia rinnovata quanto profonda gratitudine a tutti i volontari, linfa vitale della nostra associazione, presenti senza mai tirarsi indietro. Grazie a tutti per il grande lavoro e la sensibilità avuti in ogni momento per trovare soluzioni e dare risposta ai più fragili. Grazie a tutti per avere riposto fiducia in me. Stare accanto alla solidarietà guidando l’Avis Provinciale di Treviso è stato per me un regalo prezioso. Sono stati otto anni intensi e magnifici che mi hanno dato l’opportunità di toccare con mano ogni giorno la parte buona della nostra comunità. Il “Dono del Noi” come mi piace chiamarlo, che non dimenticherò mai. Tra le tappe che vorrei citare, la creazione dell’Ufficio di Chiamata strutturato a livello provinciale, perché ha dato una svolta al nostro operare, consentendo di migliorare l’afflusso delle donazioni per rispondere con maggiore efficacia ai bisogni, garantendo l’autosufficienza, la tempestività e la continuità del dono. E come dimenticare gli incontri associativi a Caorle e a Nebbiù dove abbiamo condiviso idee e spunti, arricchiti dai percorsi di formazione per tutti i volontari, respirando amicizia. E poi ancora, la presenza dell’Avis nelle scuole per formare ragazze e ragazzi stimolandoli a diventare cittadini attivi e adulti responsabili. L’Avis è arrivato alla sua sessantaquattresima assemblea ed è ancora meravigliosamente giovane. Mi auguro che i valori dell’etica e della responsabilità siano sempre i punti cardinali per chi sarà chiamato a tracciarne l’avvenire.  Senza mai smettere di imparare gli uni dagli altri”.

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