rotate-mobile
Attualità Sant'Antonino / Piazzale dell'Ospedale

Avis Treviso, donazioni in calo dopo il Covid: appello ai giovani

L’Avis provinciale "si fa le analisi" commissionando un’indagine condotta su donatori ed ex donatori. Quasi 4mila riscontri al questionario. Gli obiettivi 2023: digitalizzazione e aumento delle giornate di donazione

Dopo il Covid le donazioni di sangue e plasma in provincia di Treviso sono in calo, non in numero preoccupante ma l'associazione trevigiana fatica a trovare nuovi donatori, soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione.

Ecco perché, giovedì 17 novembre, all'ospedale Ca' Foncello, sono stati presentati i risultati dell'indagine provinciale su quasi 4mila tra donatori ed ex donatori. Il progetto, che ha raccolto 3.893 contributi online e diretti (nella fascia d'età 18-65 anni), fotografa una compagine associativa attiva e animata per la maggior parte dall’altruismo e dal senso civico, ma anche molto propositiva sui possibili punti di miglioramento: semplificazione nelle donazioni, coinvolgimento dei giovani e digitalizzazione. Questi gli obiettivi su cui lavorare per il 2023. La ricerca, condotta tra maggio e luglio 2022 dall’agenzia Consilia di Treviso, è stata fortemente voluta da Avis per scoprire punti di forza e criticità del sistema e per farne strumento di crescita e miglioramento per il futuro, interpellando in prima persona proprio gli iscritti della Marca, 34.901 in totale tra donatori e non.

I risultati

Di questi, 3.893 persone sono state coinvolte nella somministrazione dei questionari online e, in alcuni casi, nelle interviste “one to one” per un panel più approfondito. Si tratta di un campione misto per età e per genere ma composto per circa il 90% da donatori, per il 9% da ex donatori e l’1% di volontari non donatori. Gli intervistati dichiarano di donare prevalentemente sangue intero, si rivolgono tanto ai centri trasfusionali dell’Ulss 2 quanto alle 38 unità mobili Avis sul territorio, donano sia nei giorni feriali sia nel weekend e sono entrati nell’Associazione in larga parte grazie al passaparola di parenti e amici (53% dei casi), ma c’è anche chi ci è arrivato facendo ricerche online in autonomia (15%). Complessivamente, dai dati raccolti dal sondaggio online e dalle interviste dirette, si registra che per la maggior parte del campione la motivazione che porta a donare è il puro altruismo (70%) o il dovere civico (12%) ma lo fanno anche per motivi di altra natura, come la possibilità usufruire delle analisi del sangue gratuite (2%) o perché hanno sperimentato sulla propria pelle o di amici e familiari l’importanza della donazione (3%).

Sono però le risposte aperte esplicitamente richieste al campione di donatori a offrire gli spunti di riflessione più importanti ai fini della ricerca. Se, da quanto emerge, la spinta altruistica alla donazione è spesso più forte delle difficoltà tecnico-logistiche del dono, un intervento sistematico su alcune criticità permetterebbe una maggiore frequenza di donazione dei già Avisini e un ampliamento significativo della platea di possibili donatori sul territorio. Da un lato una maggiore digitalizzazione - per esempio nella prenotazione, che ad oggi in base al campione della ricerca avviene per il 70% via telefono -, dall’altro una semplificazione nelle procedure delle donazioni e la proposta di ulteriori “giornate di donazione” (appuntamenti domenicali calendarizzati da Avis per raccogliere le donazioni e verificare l’idoneità fisica di nuovi aspiranti donatori), così come una comunicazione più rapida e vicina ai donatori - anche attraverso l’uso di social media e app di messaggistica. Questi sono alcuni dei punti sui quali l’Avis Provinciale di Treviso è già al lavoro per elaborare una strategia a 360 gradi che sarà messa in moto già dalle prossime settimane. A questo proposito, nella somministrazione della ricerca, i giovani tra i 18 e i 25 anni sono stati oggetto di un’attenzione particolare: anche in questo caso digitalizzazione e mondo social sono le armi che gli stessi intervistati hanno individuato per un loro coinvolgimento più attivo come donatori e per sfatare i “falsi miti” sulla donazione - pratica dolorosa, preclusione ai fumatori ecc. Gli Avisini si dimostrano dunque una comunità animata e propositiva, tanto da auspicare - stando alle risposte rilevate dall’indagine - un maggiore coinvolgimento anche nella vita associativa e una comunicazione più attiva. È interesse condiviso, per esempio, conoscere più da vicino la filiera del sangue e l’andamento delle donazioni nel corso dell’anno. Molto buono, infine, il feedback ricevuto dallo studio di Consilia a proposito della cosiddetta “brand awareness”, ovvero la conoscenza del “marchio” Avis anche al di fuori della platea di donatori e soci. Condotta in parallelo rispetto all’indagine per saggiare i feedback su Avis provinciale Treviso disponibili online sulle sue tematiche portanti - digitalizzazione, organizzazione e coinvolgimento -, l’approfondita ricerca netnografica rileva che l’Associazione Volontari Italiani del Sangue si dimostra leader nel panorama italiano sul tema della donazione di sangue ed emocomponenti con un volume di ricerca sul web che si rivela costante nel tempo.

WhatsApp Image 2022-11-17 at 19.28.51

I commenti

«L’attività di Avis è importantissima per questo ospedale e vogliamo continui ancora a lungo - le parole di Stefano Formentini, direttore sanitario dell'Ulss 2 -. I dati che ci hanno mostrato sono molto interessanti e sicuramente ci permettono di lavorare con uno sguardo al futuro e ai giovani. Il sangue è per noi una risorsa fondamentale».

«Quello svolto da Avis Treviso è un lavoro molto importante perché va a stimolare quella fascia di giovani che sta molto a cuore alle nostre 94 amministrazioni comunali - aggiunge Paola Roma, presidente della Conferenza dei sindaci dell'Ulss 2 Marca Trevigiana - Una giusta comunicazione diventa fondamentale per agganciare questi ragazzi. L’analisi è molto utile sia in chiave di prevenzione che a tutti noi comuni per avere un aggancio coi giovani: Avis ha centrato l’obiettivo».

«Sono molto grata a Stefano Pontello e a tutta l’Avis Provinciale di Treviso per questa iniziativa che guarda con particolare interesse ai giovani - spiega Vanda Pradal, presidente dell’Avis Regionale Veneto -. L’esperienza fatta in Avis si porta avanti tutta la vita, ma i vecchi sono i binari sui quali far viaggiare la locomotiva, ovvero i giovani, che devono essere introdotti nel mondo del dono ma anche del volontariato, per rendere anche loro responsabili nei confronti della nostra società».

«Questo progetto è nato dalla volontà di valutare la percezione e l’efficacia del nostro modo di interagire con gli aspiranti donatori e i donatori del territorio. Volevamo capire meglio quale fosse l’impatto della nostra proposta di attività e in che termini questa fosse recepita dai potenziali donatori. Per questo abbiamo chiesto a Consilia di procedere con un’analisi molto approfondita per misurare l’incisività del nostro linguaggio e la capacità di trasmettere la nostra attività associativa all’esterno e, al contempo, capire quali fossero i riscontri, le conoscenze e le aspettative dei potenziali donatori. È stata una bella sfida perché questa indagine non ha riguardato un “prodotto di mercato” bensì l’ambito del dono - conclude Stefano Pontello, presidente dell’Avis Treviso -. Attraverso interviste e questionari che hanno raggiunto quasi 4mila persone abbiamo ottenuto una interessante fotografia sulla situazione attuale che sarà utile per mettere in atto una serie di azioni per facilitare l’inserimento e la permanenza dei nuovi donatori in Avis. In particolare, ci dovremo concentrare sui giovani tra i 18 e i 25 anni, la fascia d’età che entra nel mondo del lavoro o all’università, e che rischiamo più di altre di “perdere” dopo l’attività di sensibilizzazione che, come AVIS, portiamo avanti dalle elementari fino alle superiori, entrando nelle scuole».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Avis Treviso, donazioni in calo dopo il Covid: appello ai giovani

TrevisoToday è in caricamento