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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Code per la mostra su Canova: «I bar non possono rimanere chiusi»

Mario Conte, sindaco di Treviso, chiede agli esercenti uno sforzo in più per garantire a visitatori e turisti maggiori servizi in città. «Abbiamo seminato tanto, ora la ripresa è arrivata»

«Se ci sono trecento metri di coda davanti agli ingressi del museo Bailo per la mostra di Canova, non è pensabile che i bar della zona restino tutti chiusi. Sia chiaro, non voglio puntare il dito contro nessuno, siamo ancora in un periodo di incertezza specifica e bisogna ritrovare stabilità, ma la città sta crescendo e vanno garantiti più servizi».

Il sindaco di Treviso, Mario Conte, si rivolge con queste parole agli esercenti del centro dopo l'enorme successo del primo weekend di apertura «Abbiamo seminato tanto anche durate l'emergenza Covid. Sapevamo che la ripresa sarebbe arrivata. Non era chiaro quando. Ma non potevamo farci trovare impreparati durante l'emergenza sanitaria tant’è vero che la programmazione culturale è stata scomposta e poi ricomposta. È stata migliorata la rete dei festival e sono state sviluppate iniziative che adesso vengono proposte in modo costante, praticamente ogni giorno. Di solito nei primi fine settimana di sole la città si svuotava. La gente andava al mare.  Invece nello scorso fine settimana Treviso è ripartita accogliendo un sacco di persone. Si sentivano accenti da ogni parte d'Italia e lingue diverse provenienti da tutta Europa. È la conferma che abbiamo fatto un buon lavoro. E non finisce qui» conclude il primo cittadino.

La replica di Veneto Imprese Unite

Alle parole del sindaco ha risposto a stretto giro Andrea Penzo Aiello, presidente di Veneto Imprese Unite: «Leggere i numeri delle presenze alla mostra su Canova nel primo weekend di apertura, snocciolati nelle scorse ore dal Sindaco Conte e dall'assessore Colonna Preti, non possono che mettere ottimismo alle molte aziende del settore ospitalità che proprio in questa estate vedono un trampolino importante per la ripartenza dopo due anni di limitazioni e incassi ridotti. L'altra faccia della medaglia mostra però un comparto che probabilmente non si è sempre fatto trovare pronto alla chiamata. Le cause di questo ritardo sono da ricercare in diverse situazioni. Sicuramente la carenza di personale nel mondo dell’Ho.Re.Ca. ha messo in difficoltà molti ristoratori e albergatori, che si sono visti obbligati a rivedere gli orari di apertura e i servizi offerti. Sul tema proprio in questi giorni presenteremo una bozza di emendamento ad alcuni gruppi parlamentari, cercando sostegno nelle commissioni di Governo preposte - continua Penzo Aiello -. C’è poi una grande questione generazionale: Treviso vede ancora tante attività gestite da famiglie storiche che se da un lato sono una certezza per la qualità del servizio, dall’altra non sempre hanno lo stimolo di reinventarsi, adattando la propria offerta e i propri orari sulle nuove esigenze di una città che sempre più mette in mostra la propria vocazione turistica. Una ultima causa però, che merita una analisi più approfondita, la si può trovare in un nostro vecchio motto: “Le nostre aziende non sono interruttori”. Come da due anni cerchiamo di fare capire a chi ci amministra sia a livello territoriale che nazionale le nostre attività come non potevano essere chiuse dall’oggi al domani con un Dpcm non possono neanche essere riattivate al 100% o meglio ancora al 110% dall’oggi al domani,  seppur in virtù di una bellissima iniziativa turistica e culturale. Il tavolo di lavoro chiesto da noi per mettere in sinergia il comune con le associazioni del territorio ad esempio ha avuto il via sono ad aprile. Sicuramente durante queste riunioni ci sarà modo di affrontare tutto il progetto di ripartenza di Treviso, che passa dalla base Rayanair alla mostra del Canova, fino a tutte le iniziative che verranno intraprese da qui a fine anno. Ma senza un piano globale, già condiviso con le attività del territorio, riteniamo comprensibile che un’attività magari di norma gestita a livello famigliare trovi difficoltà a strutturarsi con dipendenti e tutto quello che può servire per un’apertura 7/7 in virtù di appena 4 mesi e mezzo di mostra. Siamo sicuri che questo sarà il futuro di Treviso, qualora si scegliesse di darle un’impronta sempre più turistica, e molte attività del centro hanno infatti da anni già virato in questa direzione. Ma affinché questo cambiamento coinvolga anche le zone più lontane dalla "piazza" serve coinvolgimento nella pianificazione a lungo termine della città, servono progetti solidi anche oltre settembre e serve tempo - concludono da Veneto Imprese Unite -. Siamo sicuri che ci sia modo per lavorare su questi aspetti e faremo tutto il possibile per passare questo messaggio ai nostri associati, perché siamo sicuri che la rinascita di Treviso passi anche dal turismo. Ma bisogna, dall’altra parte, capire che non siamo un interruttore».

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