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Giovedì, 25 Aprile 2024
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All'ospedale Ca' Foncello la messa del Vescovo per la pace

La messa è stata presieduta dal Vescovo Michele Tomasi con i fedeli, il personale sanitario, i volontari, le suore e i religiosi, la prima dopo quella celebrata nel 2020 in pieno lockdown

“Da questo luogo di intensa umanità oggi può salire una preghiera per la pace, contro l’insensatezza della violenza, contro la barbarie della guerra, affinché ci si possa prendere cura gli uni degli altri. Se lo sguardo di chi cura potesse essere lo sguardo di chi governa, avremmo più frutti di pace”. C’è stato uno spazio speciale per la situazione in Ucraina nell’omelia del vescovo Michele Tomasi, che questa mattina ha celebrato la messa nella chiesa dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, a quasi due anni da quella celebrata in pieno lockdown, con i banchi semivuoti. Oggi c’erano tutte le persone consentite dalle regole, fedeli, volontari, le suore Dorotee, i padri Camilliani, che hanno concelebrato col Vescovo, un piccolo coro, rappresentanti del personale sanitario e il direttore generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana Francesco Benazzi.

Commosso il Vescovo Tomasi, che ha sottolineato la gioia e la gratitudine di trovarsi insieme a celebrare, in tanti, per rendere grazie al Signore e a tutte le persone che si prendono cura degli altri. Ripercorrendo il tema delle letture, il Vescovo ha declinato l’immagine dell’albero buono che produce buoni frutti - anche quando è ferito o ha le sue “magagne” - nel lavoro quotidiano di cura: “Quando penso al servizio che offrite, anzi, a ciò che siete, io vedo quest’albero. Prima vedo i suoi frutti buoni, frutti di vita, di cura, di accompagnamento, di presenza, quindi so che c’è un albero buono. Certo è il vostro lavoro – ha aggiunto il Vescovo – ma c’è molto di più. Le professionalità sono fondamentali, ma non bastano per essere con le persone, per essere per loro, serve una carica di umanità che deve essere sempre alimentata. Anche di chi si prende cura bisogna prendersi cura”. Ecco l’appello per la società civile e per la Chiesa: “Abbiamo la responsabilità di sostenerci gli uni gli altri. E nella fede possiamo innestare le nostre radici nella terra buona del Vangelo, di Gesù Cristo, nella fiducia in lui che contro ogni apparenza ha vinto la morte e dona energia e speranza a chi si fida di lui”.

Come da un cuore buono nascono parole e gesti buoni, così da una collettività complessa, organizzata per il bene, nasce il bene, nascono - ha ricordato mons. Tomasi - i frutti buoni che san Paolo elenca come frutti dello Spirito: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. “Un programma per ciascuno - ha detto il Vescovo -. Il Signore dà questa forza, che c’è in chiunque si impegna. Sono i frutti buoni che raccontano di un radicamento buono: essere persone umane a servizio dell’umano”.

Infine l’augurio, che “il Signore continui a far fiorire questo albero buono, che vi dia la forza, che vi consoli nella fatica, che vi dia la ricompensa per tutto il bene fatto. E che le relazioni buone che costruite fra voi siano segno dell’amore che è più forte della sofferenza e anche della morte”. Al termine, il saluto di padre Luigino Zanchetta, che ha ricordato la prossima inaugurazione della Cittadella della salute, sottolineando il valore di una nuova concezione di ospedale, cresciuta nel tempo, come luogo in cui malati e sani vivono insieme nella ricerca del benessere completo della persona, camminando insieme, nell’incontro tra due debolezze, tra due fragilità che unite possono diventare forza.

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