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Sessanta interventi per cambiare sesso, l'odissea di una paziente trevigiana

Il calvario di una 60enne castellana iniziato sette anni fa. Francesco Benazzi, direttore dell'Ulss 2: «Favorevole all'apertura del centro regionale per il cambio sesso, ci sono già un paio di richieste»

Il dibattito sui centri per il cambio sesso in Veneto continua a tenere banco: dopo i manifesti di Casapound contro il Governatore Zaia e i commenti del Ministro Matteo Salvini, in queste ore nella Marca è emerso un nuovo caso.

Si tratta di una vicenda che ha per protagonista una 60enne residente nella zona della Castellana. Il suo calvario è iniziato sette anni fa quando la paziente, all'epoca uomo, ha deciso di cambiare sesso. Non essendo consentito in Italia, ha intrapreso il percorso di transizione all'estero. Dopo l'operazione però una serie di complicanze hanno costretto la donna a sottoporsi ad una sessantina di interventi in totale, andati avanti fino a quest'anno, per poter completare la sua transizione. Un vero e proprio calvario medico confermato dall'Ulss 2. Il direttore generale Francesco Benazzi era infatti entrato in contatto con la paziente all'inizio del suo incarico alla guida dell'azienda sanitaria trevigiana. Da allora la 60enne ha sempre tenuto aggiornato il direttore sui numerosi interventi a cui era stata costretta a sottoporsi all'estero con pesanti ripercussioni a livello fisico e psicologico.

Il commento

«L'apertura del centro regionale per il cambio sesso al Policlinico di Padova mi vede totalmente favorevole - spiega il Benazzi -. Se fosse già stato aperto all'epoca in cui questa paziente ha deciso di intraprendere il suo percorso di transizione si sarebbe potuta risparmiare viaggi ed interventi molto costosi». La delibera sull'individuazione del centro è stata approvata all'unanimità dalla giunta Zaia lo scorso 7 marzo, ma il tema non è nuovo all'Unità operativa di Andrologia e Medicina della riproduzione di Padova. Il Centro per il cambio sesso sarà realizzato nella struttura di via Modena, che già ospita Medicina della riproduzione. Da anni una trentina di specialisti coordinati dal professor Andrea Garolla seguono persone da tutt'Italia. Ad oggi a Padova sono 200 le persone la cui identità di genere non corrisponde al sesso assegnato loro alla nascita, nel 2021 erano appena 38. «Per quanto riguarda la nostra Ulss 2 - conclude Benazzi - abbiamo già un paio di richieste da parte di pazienti che vorrebbero intraprendere il percorso di transizione». A Padova oggi vengono si effettuano solo chirurgie demolitive, non ricostruttive. In Italia sono pochissimi i centri specializzati con attese di almeno 5 anni e nel privato i costi possono arrivare anche a 30mila euro per un solo intervento di vaginoplastica. L'apertura del centro regionale garantirebbe un aiuto fondamentale in materia.

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