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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Costi e rincari, i ristoratori veneti: «Costretti a lavorare part-time»

L'associazione Ristoratori Veneto, nata nel giugno scorso e oggi con oltre 4mila attività rappresentate in tutta la regione, lamenta i rincari su energia e materie prime anche nella Marca

Chi chiude la sera, chi apre solo nei weekend: tutto perché incassare 10 spendendo 100. I rincari sull’energia e sulle materie prime colpiscono anche i locali e Ristoratori Veneto & Ho.Re.Ca., con oltre 4mila attività rappresentate fra associati e soci sostenitori in tutta la Regione, raccoglie quotidianamente le testimonianze degli imprenditori del settore.

«Alcuni riescono a contrattare un prezzo calmierato con i fornitori, che pur di lavorare tentano di abbassare i prezzi, ma stare dentro i costi aprendo i locali regolarmente è per molti impossibile», spiega l’associazione. Tra le segnalazioni degli associati, oltre al +100% del gas, ci sono rialzi fino al 45% sulla carne, fino al 35% sul pane, fino al 20% sul vino, bevande, pane e prodotti per la pulizia degli ambienti, e fino al 15% sull’acqua. «Il settore registra bassissime entrate a fronte di altissime uscite ed è come se la “mancia” dei cosiddetti ristori stia tornando indietro con gli interessi - riflette Alessia Brescia, portavoce di Ristoratori Veneto - Molto semplicemente, così non ci sono le condizioni per lavorare: se non ritocchi i listini non ce la fai, ma se li ritocchi non ce la fai lo stesso. Ecco perché molti locali iniziano a lavorare a singhiozzo. Ci hanno ridotti a un part-time autoimposto».

Alessia Brescia - Portavoce Ristoratori Veneto & Horeca-2

Segnala Ristoratori Veneto che «l’emergenza è assoluta: usciamo da due anni di misure economicide, di sostegni insufficienti, di cartelle esattoriali a pioggia su imprenditori incolpevoli dei loro drastici cali di fatturato». Ricorda inoltre, l’associazione, le richieste «né esose né complesse»già avanzate nell’agosto scorso, tra cui «defiscalizzazione per 24 mesi sulle neo-assunzioni, riduzione contributiva in busta paga di almeno il 50% per due anni sulla forza lavoro già in organico e l’introduzione dei voucher per i lavoratori stagionali». E ribadisce infine il no al green-pass, misura che «non poggia su reali basi scientifiche. Negli altri Paesi le restrizioni decadono, in Italia invece il governo parla di “rimodulazione”del certificato verde nonostante l’uscita dall’emergenza del 31 marzo. È una scelta senza senso né logica. Il green pass va eliminato». 

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