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Prà dei Gai, pronto il progetto per il bacino di espansione

Importante passo in avanti per la sicurezza nella zona dell'alto liventino. Si avvicina l'ampliamento della cassa di espansione nell'area tra Portobuffolè e Mansuè e Meduna

È pronto il progetto di ampliamento della cassa di espansione di Pra’ dei Gai, nel territorio compreso fra i Comuni di Portobuffolè, Mansuè e Meduna di Livenza, per la laminazione delle piene del fiume Livenza alla confluenza con il fiume Meduna.

«Questa è un’ottima e attesa notizia per la sicurezza del bacino del Livenza, area da molti anni fonte di problemi per la sicurezza idraulica del Veneto tanto quanto del confinante territorio friulano - commenta il presidente del Veneto Zaia, annunciando la notizia - mettiamo in campo opere per un costo complessivo di 39 milioni di euro che appalteremo nel 2021, aumentando significativamente la capacità del fiume Livenza di sopportare le portate provenienti dal sistema Cellina - Meduna. E in questo modo offriamo un'importante risposta ad un territorio che da decenni attendeva soluzioni concrete in termini di sicurezza idraulica». Vari sono gli interventi previsti nel progetto per il contenimento delle portate di piena. Per quanto riguarda la parte veneta la Regione ha individuato la sistemazione del Pra’ dei Gai.

«Dal punto di vista idrologico il bacino, che ha una superficie di circa 2.200 chilometri quadrati, è caratterizzato dalla sovrapposizione dei due sistemi di risorgiva e carsico – illustra in dettaglio Giuseppe Pan, assessore all’Ambiente e alla Difesa del Suolo della Regione del Veneto -  il primo affiorante alla base dei conoidi del Cellina e Meduna ed il secondo della piana del Cansiglio, sul sistema torrentizio dei principali affluenti, Meduna, Cellina, Colvera e Monticano. Dal punto di vista idraulico le portate di piena derivano principalmente dal sistema Cellina Meduna che scorre interamente in Friuli e si immette nel Livenza in località Tremeacque, al confine tra le due Regioni. Il progetto prevede di separare il fiume da un’amplissima zona golenale (400 ettari) che si trova in destra idrografica, all’altezza della confluenza del Meduna, per riservarne la totale capacità d’invaso alla decapitazione dei colmi di piena. La zona golenale attualmente non contribuisce a laminare l’onda di piena - spiega l’assessore - perché questa inizia ad allagarsi quando i livelli idrometrici nel fiume sono ancora molto bassi, continua a riempirsi a mano a mano che quei livelli si innalzano ed è già completamente invasata quando giungono nel fiume i colmi che hanno portate superiori a quelle ammissibili e che, quindi, avrebbero bisogno di essere decapitati».

Il bacino di Pra’ dei Gai ora è tenuto in buona parte a prato e viene sommerso, in media, due volte l’anno con lame d’acqua generalmente contenute nell’altezza del metro, ma che, in occasione di grandi piene, possono superare i quattro metri. Con la realizzazione del progetto la frequenza delle sommersioni si ridurrà, per concentrarsi nelle situazioni di maggiore pericolo e si verificherà in modo controllato, rendendo così efficace l’azione di laminazione di questa vasta area. «Nella redazione del progetto – sottolinea in particolare l’assessore – si è prestata tutta l’attenzione necessaria dal punto di vista ambientale cercando anche di ridurre le operazioni di scavo. Infatti non è prevista la commercializzazione di materiale ma un completo riutilizzo nel cantiere dello stesso. È stata, inoltre, prevista la possibilità di operare, in coda agli eventi di piena minori, allagamenti dell’area in modo da non alterare l’attuale ecosistema. Questo intervento è un ulteriore tassello dell’importante azione per la sicurezza idraulica messa in atto dalla Regione del Veneto – conclude l’assessore regionale all’ambiente - negli ultimi anni abbiamo investito 900 milioni per opere di difesa idraulica nell’ambito del ‘Piano D’Alpaos’ da 3 miliardi di euro. Piano del quale abbiamo completato la realizzazione dei bacini di Caldogno, Colombaretta e Trissino di monte, e sono in corso di esecuzione quelli di San Lorenzo, Trissino di valle, Orolo, Viale Diaz e Muson e a livello di progettazione quelli di Montebello e Breganze».

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