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Venerdì, 19 Aprile 2024

Dormitorio di Via Pasubio, centri sociali tolgono la rete del Comune

Blitz del Cso Django nella mattinata di sabato 2 aprile: la recinzione che separava il dormitorio per senzatetto dal parco pubblico è stata rimossa e portata in municipio a Treviso

Torna a far discutere in città la recinzione voluta dal Comune di Treviso per separare il dormitorio di Via Pasubio dal vicino parco pubblico del quartiere. Sabato mattina, 2 aprile, il centro sociale Django è entrato in azione rimuovendo la rete e portandola in municipio a Ca' Sugana. Un gesto che ha riacceso il dibattito intorno al dormitorio.

Dormitorio Via Pasubio: blitz dei centri sociali

Nelle scorse settimane infatti il quartiere si era mobilitato contro la decisione del Comune di distinguere le aree destinate alle giostrine per i bambini da quella per le persone in difficoltà che usufruiscono del servizio pubblico. Una piccola festa era stata organizzata in segno di vicinanza verso i clochard. La recinzione era stata posizionata dopo che alcuni residenti di Santa Maria del Sile avevano segnalato piccoli episodi di degrado e maleducazione dovuti in parte ai frequentatori del dormitorio: escrementi, rifiuti, atteggiamenti poco adatti a un’area a disposizione dei cittadini. Ai senzatetto non era stato negato l’accesso al parchetto pubblico.

Il commento

«Tagliare la rete è l'unica azione giusta da compiere - scrivono gli autori del blitz in una nota ufficiale -. Quando in nome del decoro si recintano le persone, si delimita inequivocabilmente lo spazio dei cittadini degni da quelli che non meritano di essere liberi. Forse per qualcuno l’azione dell’amministrazione comunale non sembrerà così grave ma se si presta attenzione il segnale è chiaro, se sei povero, indigente, senza casa, sei un problema da rinchiudere. Fino a che punto si possono accettare queste politiche? Continuiamo a vedere prese di posizione in nome della sicurezza, che attaccano gli ultimi. Dal Daspo urbano a scapito di senza fissa dimora e mendicanti, all’impossibilità di accedere ad una casa popolare per mancanza di immobili che nel frattempo vengono messi all’asta, alla costante precarizzazione delle nostre vite con contratti a termine e senza tutele. Come ci sentiremmo se nelle nostre piazze ci fossero recinzioni dove far entrare chi non si può permettere di acquistare un prodotto al bar? È necessario opporsi a un mondo sempre più costoso - concludono dal Cso Djanho - dove la violenza è perpetrata dalle istituzioni che guerreggiano e impoveriscono in nome della crescita economica per pochi. I segnali di questa tendenza sono diversi. Uno di questi l’abbiamo abbattuto sabato mattina».

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