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Cima Grappa ricorda i caduti di tutte le guerre: «Appello per la pace»

Domenica 7 agosto la commemorazione affidata al presidente Unesco Italia, Franco Bernabè. Santa Messa celebrata dal Vescovo di Treviso. La presidente Rampin: «Monte Grappa avamposto di fratellanza»

Parterre internazionale, dopo lo stop dovuto al Covid, per la cerimonia al Sacrario di Cima Grappa. Domenica 7 agosto il ritorno in presenza della delegazione italiana e dei paesi che facevano parte dell’Impero Austro-Ungarico è stata l'occasione perfetta per commemorare i caduti di tutte le guerre.

La cerimonia

La cerimonia in ricordo delle vittime di entrambi i fronti, italiano e austroungarico (oltre 23mila riposano a Cima Grappa) e dei partigiani morti nel rastrellamento nazifascista della Seconda Guerra Mondiale, racchiude in sé molteplici significati. Quest’anno l'attenzione è stata dedicata alla Natura e alla Bellezza, argine di senso contro le guerre tra gli uomini e contro i nemici dell’ambiente. La mattinata, segnata dal maltempo, è iniziata alle 8.30 con il saluto della presidente del Comitato organizzatore e del sindaco di Pieve del Grappa, Annalisa Rampin. A seguire la commemorazione ufficiale affidata al presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, Franco Bernabè, alla presenza di autorità nazionali e territoriali, civili, militari e religiose, dei sindaci in rappresentanza dei propri cittadini e delle associazioni combattentistiche e d’Arma. La funzione religiosa è stata officiata dal Vescovo di Treviso, Michele Tomasi, ed è stata trasmessa in diretta su Canale 5. A Cima Grappa i valori laici e quelli religiosi si incontrano in una felice sintesi, diventando inclusivi e universali. Dal 1901 infatti, per volontà del futuro Papa Pio X, ogni prima domenica di agosto, si celebra la cerimonia di Cima Grappa, nata come atto di devozione, ma diventata negli anni, a partire dalla fine della Grande Guerra, il momento del ricordo e della riconciliazione dei popoli europei. La linea del Grappa è stata infatti uno dei fronti cruciali della Prima Guerra Mondiale e teatro di lotte eroiche nella lotta di Liberazione, durante la Resistenza. Al termine della cerimonia, le autorità hanno omaggiato i caduti della Grande Guerra.

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L'omelia

Un appello alla pace, alla fraternità, alla cura reciproca, e anche al rispetto e alla protezione del creato: è quello che è salito dal sacrario militare del Monte Grappa domenica mattina, 7 agosto, durante la messa per i caduti di tutte le guerre, presieduta dal vescovo di Treviso, Michele Tomasi. Presenti molte autorità militari e civili, tra cui l’assessore regionale Manuela Lanzarin, il sindaco di Pieve del Grappa Annalisa Rampin e molti altri primi cittadini. Un appello a diventare, insieme, segni e strumenti di pace, quello che il Vescovo Tomasi, durante l’omelia, ha rivolto anche in tedesco.

«Quanta generosa o rassegnata abnegazione in generazioni intere, uccise in lotte insensate tra popoli, in nome di aspirazioni in fondo vane di potenza, o che si sono ribellate di fronte a poteri e regimi che hanno negato la dignità della persona umana. E quale e quanta responsabilità, da parte di tutti coloro che hanno mandato a morire questi caduti.  Ma anche a noi verrà chiesto molto - ha ricordato il Vescovo, citando il Vangelo di Luca -, perché molto ci è stato dato. Ci è stato dato un secolo quasi di pace, tanto che avevamo quasi dimenticato il dolore provocato dall’assurdità della guerra, tornata invece a insanguinare anche l’Europa. Ci è stato dato un benessere figlio di tanto impegno ma anche di condizioni storiche e culturali che sono, anche per noi, puro dono. Ci è stato dato un creato di una bellezza che, contemplata, lascia senza respiro, e che abbiamo messo in pericolo, e che continuiamo a non voler ascoltare e proteggere. Ascoltiamo, qui, oggi, il sussurro, il grido, l’appello dei caduti, dei poveri, dei disprezzati e degli esclusi, del creato. I nostri fratelli qui sepolti, caduti su fronti opposti e sepolti nella stessa terra non ci stanno chiedendo fratellanza, cura reciproca, pacificazione vera? E la nostra montagna - ma il creato tutto - imponente, meravigliosa e fragile, casa comune violata da incuria e irresponsabilità, non ci sta chiedendo di cambiare stili di vita, affinché possa essere ancora dimora di molte generazioni a venire, e non solamente un terreno da saccheggiare? Che bello sarebbe - ha concluso Tomasi - se potessimo venire anche noi riconosciuti “amministratori fidati e prudenti”, dopo che avremo contribuito a fare avere a tutti “la propria razione di cibo a tempo debito”: nell’eternità del Regno del Padre germoglieranno sicuramente gli sforzi fatti per far partire navi cariche di grano e non quelli per lanciare altri missili. Così, ci sarà riconsegnato un mondo da amministrare ancora, e saremo detti beati, sin d’ora. Non saremo mai più schiavi della paura, ma fratelli e sorelle, tutti, che si potranno incontrare ogni giorno di nuovo, per tessere sempre nuove relazioni di bene e di pace». Al termine della celebrazione, animata dal coro Edelweiss Ana Montegrappa, il Vescovo ha recitato la preghiera a Maria.

Il commento

«Da Cima Grappa (i cui massi sono stati portati come ancoraggio di tradizione e di speranza in tutto il mondo, dall’Italia all’Australia, al continente americano) si leva un appello universale per sconfiggere insieme i grandi nemici del nostro tempo: a partire dalle ingiurie contro il nostro pianeta, alla base dei cambiamenti climatici che portano con sé disastri ambientali, depauperamento del suolo e dei mari, migrazioni globali, guerre, carestie, vecchie e nuove malattie. Da prima linea in difesa dei valori di libertà e identità nelle due guerre, il Monte Grappa vuole essere oggi la trincea contro i nemici del nostro ambiente, incarnando anche laicamente i messaggi universali di Papa Francesco - le parole del sindaco di Pieve del Grappa, Annalisa Rampin -. Il sistema di gallerie e di trincee che oggi assieme ai sentieri, al parapendio e alle malghe è un richiamo turistico in Italia e all’estero - ha proseguito la Presidente Rampin - ha rappresentato la soluzione strategica per la vittoria nella Grande Guerra. Simbolo della pace e della costruzione dell’Europa come risposta alle disuguaglianze, ai particolarismi e alla guerra, particolarmente significativo in questa estate che sente risuonare le armi nel cuore del nostro continente. Nel tempo il Sacrario e l’intero massiccio sono diventati il laboratorio della più felice armonia tra l’uomo e l’ambiente, vedendo peraltro riconosciuta questa peculiarità da parte dell’Unesco come Riserva di Biosfera a settembre del 2021.

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