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Chiusure festive esercizi commerciali, la legge arriva in Parlamento

La regione tuona: “La questione centrale è quella delle aperture senza nessun criterio di ragionevolezza"

TREVISO La Regione del Veneto non intende restare in posizione di attesa per quanto riguarda la modifica della disciplina statale degli orari e delle giornate di apertura degli esercizi commerciali. Dopo aver chiesto nelle scorse settimane un atto di impegno in questo senso a tutti i parlamentari veneti eletti dopo la recente tornata elettorale, l’assessore regionale allo sviluppo economico e al commercio Roberto Marcato annuncia che la giunta veneta ha deciso di prendere un’ulteriore iniziativa e ha licenziato una proposta di legge statale da trasmettere al Parlamento Nazionale ai sensi dell’articolo 121 della Costituzione. 

“Sulla necessità di limitare le aperture festive – spiega Roberto Marcato - si erano da tempo espressi favorevolmente tutti gli schieramenti politici, ma la precedente legislatura si è conclusa senza risultati. Molte promesse sono state fatte in campagna elettorale e il Veneto non vuole che le acque tornino a ristagnare, visto che anche per le prossime festività del 25 aprile e del 1° maggio molti centri commerciali resteranno aperti. Per questo vogliamo mettere nelle mani del nuovo Parlamento uno strumento legislativo già pronto che introduca alcune limitazioni alla liberalizzazione degli orari, attraverso la previsione di dodici giornate festive, laiche e religiose, in cui gli esercizi commerciali siano tenuti all’osservanza dell’obbligo di chiusura”.

“La questione centrale – aggiunge - è quella delle aperture senza nessun criterio di ragionevolezza, competenza di cui le Regioni sono state espropriate. La proposta normativa del Veneto muove dall’oggettiva esigenza di contrastare i negativi effetti che si sono determinati nel tempo con la liberalizzazione degli orari di vendita, sia sotto il profilo dello sviluppo economico sia sul piano etico e sociale”. 

La liberalizzazione, sulla base delle risultanze statistiche, non ha comportato quel generale aumento della produttività, dei fatturati e della competitività delle imprese commerciali. Nel triennio successivo all’entrata in vigore della liberalizzazione (2012-2015) si sono registrate circa 74.000 chiusure di piccole e medie imprese commerciali, mentre c’è stato un spostamento del 3,3 per cento delle quote di mercato dagli esercizi commerciali minori agli esercizi della grande distribuzione; si è determinata una diversa modulazione della spesa delle famiglie, concentrata nei week-end in cui la grande distribuzione, a differenza delle altre tipologie di esercizi commerciali, è in grado di sostenere i maggiori costi derivanti dalle aperture domenicali continuative, ma con turni di lavoro assurdi per il personale dipendente.  

La proposta riprende in parte i contenuti della proposta di legge n. 1629, approvata dalla Camera dei Deputati nella scorsa legislatura ma non definitivamente dal Senato, ed è l’ultima in ordine di tempo di una serie di iniziative regionali del Veneto sul tema delle aperture domenicali, tra le quali l’istituzione, nel gennaio del 2017, di un cosiddetto “Tavolo Etico” aperto ai parlamentari veneti e a tutti i soggetti pubblici e privati interessati dalla materia. 

La chiusura obbligatoria viene proposta per le seguenti giornate: il 1º gennaio, il 6 gennaio, il 25 aprile, la domenica di Pasqua, il lunedì dopo Pasqua, il 1º maggio, il 2 giugno, il 15 agosto, il 1º novembre, l'8 dicembre, il 25 dicembre e il 26 dicembre. La proposta prevede sanzioni pecuniarie (da 2 mila a 12 mila euro) in caso di inosservanza dell’obbligo e la chiusura dell’esercizio commerciale fino a 20 giorni in caso di recidiva.

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