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Martedì, 5 Dicembre 2023
Attualità Sant'Antonino

Cittadinanzattiva Treviso: "Le ciaccole sono il sale della vita"

Incidenti stradali, ma non solo, fanno riflettere sulla necessità di applicare nuove forme di Giustizia riparativa. Le riflessioni di Cittadinanzattiva Treviso.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

In questo periodo estivo i giornali della Marca e le televisioni locali hanno dedicato molto spazio ai temi della sicurezza stradale. In particolare, hanno fatto notizia i numerosi incidenti mortali delle ultime settimane. Debbo dire che la stampa ha raccolto l'indignazione popolare contro il destino delle molte persone morte sulla strada.  Un'emozione umana, che in questa terra trevigiana è sempre forte. La sua (nostra) anima è solidaristica, molto attiva e sensibile. Per dare voce a questo, le televisioni si sono soffermate parecchio sull'ascolto di chi abita e vive nei luoghi degli incidenti oppure dove risiedevano le vittime. Hanno quindi testimoniato emozioni vive, sentite, sincere, esprimendo solidarietà alle vittime e alle loro famiglie. I giornali hanno invece indagato e sentito chi per ufficio sovrintende alla viabilità e alla sicurezza stradale. Molte parole, spesso le solite e una gara a dire ad altri cosa sarebbe bene fare. Riassumo alcuni dati emersi. Il primo, sono purtroppo le solite cause: velocità, condizioni psicologiche non idonee come sonno, alcol e stanchezza fisica. Manca, almeno dai giornali, il valore degli stupefacenti, cosa diversa, anche se non nuova. Cominciano anche osservazioni sullo stato di tenuta della viabilità e decisamente inadeguata per la mole del traffico e la velocità delle auto. In questa sequela verbale è uscita un’indignazione che va, almeno a mio avviso, oltre a quella propria del ruolo e dell'ufficio. Peraltro, gli "uffici competenti" dovrebbero occuparsi anche dei "vari Caini", ossia degli investitori, dove ci sono, e capire cos'è e come è successo. In altri casi, e sono diversi, questi non ci sono, comunque sapere è sempre utile. Questo perché le vittime vengono catalogate per fasce simili. Nelle narrazioni giornalistiche mancano, non è colpa di alcuno, idee e soluzioni. Salvo repressioni ulteriori, dove la Legge lo consente. Ma queste ritengo non siano risolutive, anzi.  Forse, bisognerà pensare e trovare nuove forme di "giustizia riparativa". Il ritiro della patente, le multe e le penalità varie, non risolvono né affrontano i danni oggettivi arrecati alle famiglie delle vittime, alla collettività e al sociale. Anzi, per loro la situazione non è mai "riparativa", poiché le pene sono sempre e comunque inferiori al dolore subìto. Quindi, il principio della legge uguale per tutti, non conta; al contrario, fa gridare all’ingiustizia. Vorremmo qui riprendere quanto ha detto la (ex) ministra Marta Cartabia a proposito della Giustizia riparativa: "Di fronte al male generato da ogni crimine, bisogna chiedersi se è necessario andare verso pene sempre più severe, che però mai danno soddisfazione. Il bisogno di giustizia (del popolo, ndr) ci sta parlando di un bisogno di pena più severa o ci sta ponendo una domanda, una 'fame di senso' e quindi chiedendoci qualcosa di nuovo? La Giustizia riparativa può essere una risposta più adeguata a quel bisogno di giustizia che noi tutti sentiamo di fronte ai fatti piccoli o grandi che segnano la vita delle persone e quella dei popoli. La Giustizia riparativa vale per tutti i tipi di conflitto".    

La Giustizia riparativa è quel procedimento che permette a vittima e autore del reato di partecipare attivamente, se vi acconsentono in modo libero, alla risoluzione dei danni arrecati alle persone coinvolte, con l’aiuto di un mediatore. La Giustizia riparativa si propone quindi di riparare quello che si rompe con un reato, aspetti che spesso rimangono nascosti o elusi nella valutazione delle pene, ma che in genere condizionano profondamente, per esempio la vita quotidiana, sia delle della vittime che della loro comunità di riferimento. Il "riparo" deve avere un'attinenza al valore danno, è utile sia fatto nei servizi socio-sanitari o in quelli della sussidiarietà sociale. Oggi questi sempre più richiesti e bisognosi. Questi veri periodi di volontariato "espiatorio" saranno utili sia alle persone che alla loro collettività. Questa soluzione, dove non sono necessari né un pentimento né un perdono d'ufficio, aiuta chi resta nello strazio quotidiano del post evento, con il suo dolore, molto spesso con la rabbia dell'ingiustizia, pensando all'infinito, come scriveva la (ex) ministra Cartabia che "la legge (non sia stata) uguale per tutti”.

Giancarlo Brunello
Coordinatore territoriale di Cittadinanzattiva Treviso 

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