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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Collezione Coassin sfrattata, l'appello a Zaia: «Si salvi questo patrimonio»

Zanoni (PD): «E' inconcepibile rischiare di perdere tutta questa ricchezza culturale presente all'interno dello spazio dell’ex Archivio di Stato»

«Mi appello direttamente a Zaia affinché blocchi lo sfratto della collezione Coassin dagli spazi dell’ex Archivio di Stato in via Marchesan a Treviso». Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico candidato alle prossime elezioni del 20 e 21 settembre, chiede chiarimenti per capire il motivo della decisione di liberare gli spazi. 

«Il presidente Stefano Marcon chiarisca perché la Provincia di Treviso sta sfrattando la collezione Coassin, francamente non capisco questo accanimento contro un patrimonio culturale unico ed inestimabile – afferma il consigliere del Pd - Una collezione di enorme valore, frutto di decenni di lavoro, rischia di andare perduta, trattandosi di materiali ed attrezzatore appartamenti al mondo dell’audiovisivo estremamente fragili e facilmente deperibili. La Provincia di Treviso aveva concesso lo spazio dell’ex Archivio di Stato nel 2012, con l’intenzione di preservare i materiali raccolti da Gabriele Coassin e promuoverne la conoscenza, ma ora se ne deve andare e non gli è stata proposta un’alternativa. Coassin ha già iniziato a spostare le sue cose, dovendo addirittura rivolgersi a dei parenti per reperire degli spazi per mettere in salvo le sue attrezzature».

«Si presenta ora una situazione di estrema urgenza – spiega Zanoni - Coassin, che si è rivolto direttamente anche a me per cercare di salvare la sua collezione, ora davvero non sa cosa fare. Trovo inconcepibile che si possa rischiare di perdere un patrimonio del genere, per questo mi appello direttamente al governatore Luca Zaia affinché intervenga per evitare che accada. La Regione deve cercare di risolvere questa situazione: visto che se si tratta di stanziare centinaia di migliaia di euro per le associazioni dei cacciatori (poi spesi anche per rinfreschi e cene a base di pesce anche a Venezia) non ci sono problemi, non vedo perché non si debba interessare di questo».

«Sottolineo – chiude Zanoni - che Gabriele Coassin ha realizzato una struttura tecnica che non ha eguali a livello regionale e per digitalizzare, restaurare e rieditare prodotti foto e video di cui c’è estrema necessità in Veneto, data la presenza di fondi pubblici e privati video - ad esempio quelli della Mediateca Regionale, del Seminario Vescovile di Treviso e gli ottomila film dell’Art Film Festival di Asolo - che potrebbero essere rieditati e rimessi in circolazione come patrimonio nuovo da destinare alla collettività, ma anche essere commercializzati in ambito internazionale». 

L'opinione di Calesso (Coalizione Civica)

Della stessa opinione anche Gigi Calesso di Coalizione Civica per Treviso: «La notizia dello sfratto della collezione Coassin dall’attuale sede e il rischio che questo prezioso patrimonio culturale venga disperso e risulti inutilizzabile nel prossimo futuro è un duro colpo per chi ha apprezzato questa raccolta e per tutti coloro che hanno a cuore le risorse culturali della città. La collezione Coassin, tra l’altro, si inserisce in un più ampio patrimonio e in un lungo percorso che caratterizza Treviso, quello della cultura dell’immagine: basti pensare alla Urbs Picta, agli affreschi di Tomaso da Modena, alla collezione Salce, alla facoltà universitaria di design, alla produzione degli Alcuni, al Treviso Comic Book Festival, al festival cinematografico SoleLuna, all’archivio fotografico della Provincia. Si tratta di patrimoni e di iniziative conosciuti ben oltre i confini della città e che richiamano l’attenzione di studiosi, appassionati, visitatori, turisti anche da oltre i confini italiani».

«E’ per questi due motivi che faccio appello all’amministrazione comunale perché individui una soluzione per permettere che la collezione Coassin non venga smembrata ma continui a essere conservata in un’unica sede. Ma penso che l’Amministrazione cittadina possa fare di più, destinando un contributo economico per la conservazione, la gestione e la valorizzazione della collezione, puntando anche a rendere fruibile al pubblico la parte del materiale che può essere di largo interesse e mettendo a disposizione degli studiosi in appositi spazi quello che può essere utilizzato per la ricerca. La collezione e una sua adeguata sede potrebbero diventare il punto di riferimento di quella che penso potrebbe essere un vero e proprio carattere peculiare di Treviso: la Città della Cultura dell’Immagine» continua Calesso.

«Si potrebbero costruire percorsi tra l’Urbs Picta e gli affreschi di Tomaso da Modena, tra la collezione Salce e il FAST della Provincia, intrecciare le bellezze del passato con i festival che ogni anno si ripetono in città per arrivare a offrire annualmente una iniziativa di rilievo internazionale che presenti all’Italia e all’Europa Treviso Capitale della Cultura dell’Immagine offrendo spazi alla ricerca, alla innovazione artistica e culturale, alla divulgazione. Ovviamente si tratta di un percorso in cui vanno coinvolti numerosi attori culturali e istituzionali: l’amministrazione comunale, a mio avviso, dovrebbe farsi carico di avviarlo e di costruire le relazioni necessarie per portarlo a compimento» conclude Calesso.

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