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Chiusure, ordinanze, decreti: la storia dei limiti imposti dal Covid-19

Dal 4 maggio comincia la fase-2 che chiude un periodo drammatico per la storia d'Italia e del Veneto. Dal focolaio scoperto a Vo', venerdì 21 febbraio, al primo documento firmato da Regione e Ministero della salute, due giorni dopo, per chiudere le scuole e annullare il Carnevale

Nella drammatica vicenda del Coronavirus in Italia, e in Veneto in particolare, sono soprattutto due le date chiave. La prima è il 21 febbraio, con la scoperta del focolaio di Vo' Euganeo (contemporaneo a quello di Codogno, in Lombardia) e la prima vittima, Adriano Trevisan, 77 anni. La seconda data importante è quella del 4 maggio, tra qualche giorno: comincia la "fase-2", la lenta riapertura delle attività produttive ed il ritorno alla normalità di tutti i cittadini.

Di questo periodo, oltre due mesi, ricorderemo lo scetticismo iniziale (a cui seguirà la paura e in alcuni casi la psicosi), l'assalto ai supermercati, le mascherine (quelle di Zaia di "Grafica Veneta" donate ai veneti ma anche quelle normali, inizialmente introvabili), le videochat per parlare con parenti e amici, la Pasqua e la Pasquetta in isolamento, le multe e le denunce per chi non rispetta decreti e ordinanze, le strade e le piazze delle città vuote, i camion militari pieni di bare in partenza da Bergamo, il silenzio notturno, il traffico delle auto ridottissimo, l'aria più pulita. "Restate a casa" diventa un mantra, fioccano le consegne a domicilio di cibo e le ordinazioni on line di oggetti di ogni tipo.

Nella vita di tutti i veneti diventa abituale il giornaliero punto stampa del governatore Zaia, puntuale, all'ora di pranzo su social e tv private, e le dirette Facebook del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, in orari tardo-serali. E ancora le polemiche sui "topi morti mangiati dai cinesi" (sempre lui, Zaia), sui runner inseguiti in spiaggia (addirittura con droni ed elicotteri come fossero loro il virus), sulla troppa gente in giro, sulle autocertificazioni che cambiavano di continuo e ancora sui troppi decessi nelle case di riposo (le Procure già indagano) e chi più ne ha più ne metta. Nei libri di storia resterà probabilmente il "modello Veneto", ideato dal professor Crisanti in tantem con il Governatore, i tamponi a tappeto, il sacrificio di tutti i cittadini nel restare interi week-end barricati in casa, senza poter vedere genitori, parenti, fidanzati. Sicuramente dimentichiamo, in questa rassegna, un sacco di altre curiosità che hanno caratterizzato in modo indelebile questo periodo storico che ha coinvolto l'intero pianeta. Un lasso di tempo breve ma che è apparso interminabile e che forse guarderemo, tra qualche tempo, come una prova di grande civiltà dei cittadini italiani che nella stragrande maggioranza ha rispettato le regole.

Ecco, in ordine cronologico, tutti i provvedimenti presi da Regione Veneto e Presidente del Consiglio dei Ministri

Il 23 febbraio prima ordinanza congiunta di Regione e Ministero della Salute: chiudono le scuole (e non ripriranno più) e vengono sospese le gite, scatta il divieto di eventi pubblici, chiudono i musei, prescritto l'isolamento per le persone provenienti da aree infette. Si ordina l'uso di misure igieniche come il lavaggio frequente delle mani, il distanziamento dai malati e si limitano gli accessi alle case di riposo.

L'8 marzo uno dei più famosi dei DPCM: in Veneto le province di Treviso, Padova e Venezia diventano zona rossa, come tutta la Lombardia e alcune province emiliane. La sera precedente la criminale uscita e divulgazione di una bozza del Decreto provoca il fuggi-fuggi dalla Lombardia (famose le scene dei treni assaltati a Milano a notte fonda). Per attività commerciali ed economiche scatta la chiusura nei prefestivi e nei festivi, l'obbligo dell'uso dei dispositivi, bar e ristoranti aperti fino alle 18. Entra in vigore il divieto di spostamento se non per necessità, salute o lavoro (l'inosservanza è inizialmente reato penale). Gli eventi pubblici restano vietati e le scuole non riaprono, diversamente da quanto chiesto da alcuni governatori, tra cui Zaia.

Il 9 marzo tutta l'Italia, con un apposito DPCM, diventa zona-rossa, con le limitazioni pocanzi stabilite.

L'11 marzo altro DPCM che fissa la chiusura di tutte le attività economiche, produttive e commerciali. Sono i giorni più duri del lock out italiano.

Il 20 marzo un'ordinanza della regione Veneto chiude anche parchi pubblici e giardini, indica come gli spostamenti siano concessi, non oltre i 200 metri per attività motoria o per portare fuori il cane e infine ordina la chiusura di supermercati e negozi di alimentari la domenica e nei festivi.

Il 22 marzo nuovo DPCM che prolunga fino al 3 aprile il DPCM dell'11 marzo.

Il 1° aprile nuova proroga del DPCM fino 13 aprile.

il 3 aprile scatta un'ordinanza regionale conferma la chiusura delle aree verdi, lo spostamento non oltre i 200 metri, la chiusura domenicale delle attività produttive e dei supermercati. Introdotte limitazioni ai mercati pubblici con piani da predisporre da parte dei sindaci.

Il 4 aprile la Regione stabilisce la chiusura dei supermercati nelle giornate di 25 aprile e 1° maggio.

Il 10 aprile nuovo DPCM in cui si disciplinano le limitazioni alle attività con codice Ateco che sono ammesse, le deroghe con comunicazione al Prefetto (il così detto "silenzio-assenso"), le prime aperture di cartolerie, librerie e negozi di vestiti per bambini.

Il 13 aprile ancora un'ordinanza regionale in cui si conferma la chiusura domenicale degli alimentari, si obbliga ad uso di mascherine e guanti nei supermercati, si fissano protocolli per il lavoro, si prevede l'assistenza al parto dei padri, si elimina il limite dei 200 metri (si definisce la prossimità da casa) e si limitano i giorni di apertura per librerie, cartolerie e negozi di vestiti per bambini.

Il 24 aprile ordinanza regionale concede il ritiro del cibo da asporto, riapre fiorerie e gli orti coltivabili, prevede la riapertura dei cimiteri, i lavori minori di edilizia e ad imbarcazioni.

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