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Dpcm, dopo la manifestazione negata sale la tensione: «Sciopero fiscale»

Devis Bonaldo tuona su Telegram: «Nessuno deve più pagare un centesimo di tasse, comprese le tasse che gli imprenditori pagano per i dipendenti. Basta, stop!». Stop alla manifestazione che "Treviso imprese unite" aveva organizzato a Venezia per domani, 6 novembre

Sciopero fiscale. Ecco in due semplici parole quanto propone, tuonando da un canale Telegram che conta oltre 700 seguaci, Devis Bonaldo, organizzatore della manifestazione contro i Dpcm governativi che avrebbe dovuto svolgersi sabato scorso in piazza Cima a Conegliano e che è stata invece annullata (il Comune aveva proposto un cambio di location, in zona Zoppas Arena). Neppure l'inserimento del Veneto in fascia gialla ha evidentemente contribuito a rasserenare gli animi di ristoratori, baristi ed esercenti trevigiani.

«La stretta autoritaria del governo -scrive Bonaldo- continua nonostante le tante manifestazioni avvenute negli ultimi dieci giorni. Con l'ultimo dpcm siamo tornati di fatto in lockdown, possono chiamarlo coprifuoco, zona gialla, arancione o rossa, ma di fatto é un lockdown! Visto la scarsa efficacia delle manifestazioni pacifiche e visto che ora con l'emergenza ci tolgono pure il diritto di manifestare. Io credo, come ho già riferito agli organizzatori, che a questo punto si debba procedere con uno sciopero fiscale. Nessuno deve più pagare un centesimo di tasse.. Comprese le tasse che gli imprenditori pagano per i dipendenti. Basta, stop! Le manifestazioni si sono rivelate inutili, il governo continua imperterrito con restrizioni sempre più stringerti. Dobbiamo far saltare il sistema, l'unico modo credo sia questo. Lavoreremo quindi per questo. Vi aggiorno presto».

La linea morbida di Treviso Imprese Unite

Prima della conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, mercoledì sera, l'associazione "Treviso Imprese Unite" aveva intanto già annullato la manifestazione che avrebbe dovuto svolgersi domani, 6 novembre, a Venezia: si ipotizzava che il Veneto sarebbe finito in fascia arancione e così non è stato. «Dopo esserci dimostrati ligi e corretti nella manifestazione organizzata a Treviso, vogliamo rimanere incontestabili anche in questa occasione onde evitare di dar adito a sterili polemiche ed accuse»: scriveva il portavoce Andrea Penzo Aiello, in un comunicato emesso ieri, mercoledì 5 novembre, dall'associazione Treviso Imprese Unite, forse memore dalla "tirata d'orecchi" per la manifestazione di piazza dei Signori del 26 ottobre, che aveva radunato quasi 3mila persone in centro.

«Il nostro focus è e resterà sempre quello del sostegno alle imprese e agli autonomi ormai sul lastrico a causa di questa devastante crisi economica -continua Aiello- Con questa manifestazione volevamo richiedere di dare dignità, “un volto”, a tutte le imprese che in questo difficile momento non sono state messe nelle condizioni di poter guardare al futuro; imprese ed autonomi che si pensa di poter mettere a tacere con misure di ristoro non sufficienti nemmeno ad arrivare a fine anno o addirittura senza alcun aiuto, imprese che diventano invisibili agli occhi di una politica lontana dalle reali esigenze imprenditoriali e che con questo atteggiamento spesso diventano invisibili anche agli occhi di tutti coloro che non sono imprenditori e che finiscono per interpretare queste proteste come “capricci” più che come veri e propri gridi d’aiuto. Ma non ci fermeremo, siamo fermamente decisi a far arrivare le nostre richieste a tutela di imprese ed autonomi sui tavoli governativi ed a richiedere un tavolo permanente di piccoli e medi imprenditori che venga consultato ogni qualvolta si debba prendere una decisione per queste categorie».

«Vogliamo dal governo tutele chiare per tutte le categorie e soprattutto ottenere lo stanziamento di ristori di maggiore entità e con una più snella modalità di erogazione rispetto a quanto previsto per le imprese sinora -si chiude la nota dell'organizzatore della manifestazione a Venezia- Si richiederà inoltre che i finanziamenti siano garantiti anche per le categorie per cui non sono ancora stati previsti, ma che soffrono in egual misura la condizione economica attuale. Un’altra importante pretesa dell’associazione è che vengano studiati strumenti di tutela per le realtà già in crisi o addirittura già fallite in modo che gli imprenditori interessati non debbano farsi vincere dalla disperazione che potrebbe essere causata dalle implicazioni di una liquidazione o di un fallimento che in questo caso non sono imputabili alla responsabilità degli imprenditori».

Prossimamente l'associazione, in procinto di cambiare nome in "Veneto Imprese Unite" e di allargare i propri orizzonti, rilancerà la mobilitazione annullata proponendone una versione "in digitale", dandole così "rilevanza nazionale".


 

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