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Decreto Natale, a rischio nella Marca 337 milioni euro di spese per l’artigianato

Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, esprime preoccupazione per gli effetti su artigiani e piccoli imprenditori provocati dal decreto legge del Governo

A rischio nella Marca 337 milioni euro di spese per l’artigianato su 1 miliardo 934 milioni a livello regionale e 24,5 miliardi a livello nazionale. 337 milioni la stima delle spese natalizie in prodotti e servizi tipici artigianato in Veneto; il 58,6% alimentari/bevande e 17,5% abbigliamento/accessori, 5.426 le imprese artigiane trevigiane potenzialmente interessate (il 27,3% del totale artigianato), 20.045 i loro addetti (38,7% del totale artigianato della Marca.

«Da un'indagine di Confartigianato Treviso su dati ISTAT sui consumi delle famiglie nel corso del 2019, stimiamo infatti 337 milioni (1 miliardo 934 milioni di euro l’ammontare regionale) la spesa natalizia (mese di dicembre) di prodotti e servizi tipici dell’artigianato; il 58,6% destinato ad alimentari/bevande ed il 17% ad abbigliamento/accessori. Ben 5.426  imprese trevigiane delle 30.016 venete potenzialmente interessate (il 27,3% del totale artigiano trevigiano) che offrono lavoro a 20.045 addetti (108.753 veneto), il 38,7% del totale artigianato della Marca. Alimentazione, abbigliamento e accessori da soli rappresentano il 75,6% della spesa per 254 milioni ma di rilevo anche le spese per mobili e arredo (17 milioni di euro pari al 5%), articoli per la casa (9 milioni di euro), giocattoli e libri (16 milioni), beni e servizi per la cura della persona (41 milioni di euro pari al 12%). Comprendiamo l’esigenza di dare priorità alle misure di contenimento del contagio ma auspichiamo che l’Esecutivo metta in campo le risorse adeguate a compensare l’impatto delle disposizioni su tutti i settori coinvolti». Questo il commento di Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana che esprime preoccupazione per gli effetti su artigiani e piccoli imprenditori provocati dal decreto legge del Governo con le restrizioni nel periodo natalizio. «Tra i settori che risentiranno maggiormente delle restrizioni – sottolinea – vi è quello dell’alimentazione in cui operano circa 1.200 imprese artigiane e che, dopo le perdite registrate durante il lockdown a Pasqua, ora subiscono un duro colpo. Tra le più penalizzate oltre 300 pasticcerie e gelaterie costrette alla chiusura prolungata insieme alle attività di ristorazione».

Il Presidente di Confartigianato auspica che i ristori previsti dal Governo: «Siano realmente adeguati a compensare le perdite subite dalle imprese, sia dal punto di vista della quantità delle risorse messe in campo, sia nel tenere conto di tutte le attività collegate a quelle soggette a chiusura. Le nostre imprese hanno bisogno di certezze e di chiarezza” e, a tale proposito, Sartor giudica “incomprensibile la discriminazione nelle disposizioni applicate alle attività di estetica e di acconciatura: obbligati alla chiusura le prime, aperte le seconde».

«Le nostre pasticcerie, gelaterie e ristoratori, rispettano rigorosamente le misure di sicurezza per difendere la salute dei cittadini -commenta Vendemiano Sartor- c’è anche un importante effetto “collaterale”. La chiusura della ristorazione penalizzerà pesantemente tutte quelle nostre imprese che, nel mondo HORECA, quasi 2mila imprese artigiane venete, avevano un gran fetta del loro mercato. Parliamo di salumifici, caseifici, birrifici, mulini e panifici solo per fare gli esempi più eclatanti. “nella Marca solo nell’artigianato si contano 306 tra pasticcerie e gelaterie e ben 406 attività di ristorazione (imprenditori coraggiosi che hanno investito tempo e denari, in questi mesi, per assicurare a sé stessi, ai propri 2.450 collaboratori ed alla clientela, ambienti sicuri e sanificati. Così si colpiscono le nostre aziende che hanno già subito i pesanti effetti delle chiusure durante il lockdown. Mi auguro che le misure di ristoro annunciate dal Governo siano effettivamente commisurate all’impatto provocato dalle nuove restrizioni sull’attività dei nostri imprenditori e che soprattutto siano erogate in tempi rapidi per evitare il rischio di chiusura delle imprese».

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