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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Zaia in Consiglio regionale: «Lockdown non è necessario per il Veneto»

Mercoledì 21 ottobre il Governatore ha presentato in Regione il programma di governo che guiderà le scelte della Giunta fino al 2025. «Lavoriamo per evitare nuove crisi sanitarie»

Importante intevento di Luca Zaia, mercoledì 21 ottobre, in Consiglio regionale a Venezia. Zaia ci ha tenuto subito a precisare le motivazioni per cui il bollettino Covid di oggi riporta un forte aumento dei contagi: «Si tratta di un numero dovuto al fatto che, in una sola notte, si sono scaricati praticamente tutti i dati di Venezia dal 15 ottobre a oggi (circa 500 positività), per una variazione del sistema informatico di carico dei dati. L’aumento reale di oggi conferma quindi più o meno l’andamento dei giorni scorsi».

Zaia ha comunque tenuto a precisare che: «Sul fronte del personale sanitario non ci sono problemi. Quello infermieristico, dopo le molte assunzioni fatte, è sufficiente, mentre preoccupa la carenza di medici. Un problema nazionale che viene da lontano. Per questo ho già chiesto al Ministro della Salute Speranza di attivare dei corsi rapidi di anestesia e rianimazione per medici di altre specialità. Oggi, sottolineo oggi perché nessuno ha la sfera di cristallo per prevedere cosa ci sarà domani, la curva dei contagi è in salita, ma non esiste alcuna emergenza ospedaliera. Oggi non ci sono le condizioni per ipotizzare un lockdown in Veneto e continuiamo a lavorare perché non accada mai. Non siamo né ottimisti né catastrofisti e non ci muoviamo sulla base di opinioni, ma di dati scientifici – ha ribadito il Governatore – come quelli che stanno alla base del nuovo Piano di Salute Pubblica che delinea cinque scenari di diversa gravità e le azioni sugli ospedali da modulare a seconda della situazione, e come quelli che quotidianamente diffondiamo e valutiamo con i nostri esperti. Facciamo ormai 25-30 mila tamponi al giorno, dai quali emerge che il 96% delle persone positive non presenta sintomi e abbiamo 66 ricoveri in terapia intensiva su 494 posti strutturati, pronti ad arrivare a 1.016. Quindi al momento non esiste tensione sugli ospedali. 66 ricoveri stanno nella forbice da 51 a 150 casi prevista dal livello 2 del nuovo Piano di sanità pubblica, mentre la fase 5 scatta sopra i 400 letti occupati. In ogni conteggio programmatorio teniamo naturalmente conto di almeno 200 posti da riservare ai pazienti con altre patologie gravi come infarti, ictus, interventi chirurgici importanti, incidenti stradali o sul lavoro. E’ evidente che dobbiamo evitare a tutti i costi di raggiungere la fase 5, che significherebbe tensione elevatissima con il rischio di dover tagliare cure non Covid. Stiamo lavorando per questo, con una diagnostica sempre più affinata e diffusa, usando non solo i tamponi molecolari di prima generazione, ma sempre di più i tamponi rapidi sperimentati dal dottor Rigoli a Treviso e validati dal Centro di Riferimento Nazionale dello Spallanzani di Roma. Siamo pronti a usare i cosiddetti ‘mini tamponi’ mandando i nostri sanitari nelle scuole dove c’è bisogno di diagnosi per la presenza di una positività, mentre su un altro fronte si sta aprendo la prospettiva dei tamponi salivari.

Questo - ha detto Zaia - per ribadire che il Veneto è fin dall’inizio in prima fila per studiare e sperimentare tutte le novità nazionali e internazionali e che spesso siamo stati noi i precursori. A cominciare dal primo caso di Vò il 21 febbraio, a seguito del quale, sulla base del Piano di salute pubblica di allora, mi assunsi personalmente la responsabilità di decidere la chiusura del comune e l’effettuazione dei tamponi a tappeto. Allora – ha ricordato Zaia – ci fu chi arrivò ad accusarmi di danno erariale perché avrei usato male i soldi pubblici per fare una cosa inutile. Poco dopo, questo metodo divenne il faro della prevenzione in tutto il mondo, e lo è tuttora». Zaia ha concluso rivolgendo un nuovo appello a tutti i cittadini: Come tutti i virus - ha detto - anche questo se ne andrà. Abbiamo le cure migliori e un’organizzazione forte, ma per uscirne serve che giochiamo come un’unica squadra e che ognuno dia il suo apporto, portando sempre la mascherina, rispettando le distanze di sicurezza e le regole di igienizzazione delle mani». 

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