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Cyberbullismo: una borsa di studio in nome di Carolina, suicida a soli 14 anni

Il 9 e il 10 aprile Paolo Picchio, padre della ragazza, sarà a Treviso su invito del Centro della Famiglia che ha organizzato cinque incontri in altrettanti istituti della città

Nel nome di Carolina Picchio, suicida nel 2013 a 14 anni e prima vittima riconosciuta di cyberbullismo, l’università di Pavia ha bandito a livello nazionale un premio di laurea intitolato “Carolina Docet”. Le domande di partecipazione dovranno essere inviate entro il prossimo 19 marzo secondo le modalità indicate sul sito www.unipv.eu nella sezione "premi di studio" e sono interessati i laureati tra il 2017 e il 2018 nelle facoltà di Psicologia, Scienze dell’Educazione, Programmazione e gestione dei servizi educativi o Scienze dell’Educazione in qualunque ateneo italiano. Per partecipare bisogna aver discusso una tesi sul tema "prevenzione e contrasto alle relazioni aggressive nel contesto scolastico". Il premio di mille euro è messo a disposizione dal padre di "Caro", Paolo Picchio, oggi presidente onorario di Fondazione Carolina e molto attivo negli incontri nelle scuole per educare, nel nome ed in memoria della figliola, gli adolescenti ed i giovani al rispetto reciproco.

Il 9 e il 10 aprile Paolo Picchio sarà a Treviso, su invito del Centro della Famiglia che ha organizzato cinque incontri in altrettanti istituti della città. “La risposta degli istituti scolastici ad accogliere Paolo Picchio è stata senza tentennamenti”, ha detto don Francesco Pesce direttore del Centro della Famiglia, “ed è una conferma in più sia della gravità della minaccia che della volontà di compiere ogni passo utile per proteggere i minori da loro stessi”. Donne e uomini delle Istituzioni locali e nazionali, delle forze di Polizia, delle associazioni di genitori e docenti non sanno più infatti come arginare il bullismo e quella sua virale esaltazione che è il cyberbullismo che colpisce minori affascinati dalla violenza sugli altri e dalla facilità di poterla rappresentare. La strada, pare, è quella dell’educazione. "Promuovo con orgoglio e commozione le iniziative”, ha detto da parte sua Paolo Picchio, “che sostengono i giovani che studiano per cimentarsi nella pratica più importante, ma al contempo più sottovalutata, dedicata alla comunità: l’educazione. Mia figlia avrebbe senza dubbio intrapreso gli studi di Psicologia, probabilmente specializzandosi in Pedagogia, perché il paradosso più grande della sua storia, diventata oggi la storia di tutti noi, è nella sua gioia di vivere e nel suo amore per i bambini". E dove Carolina purtroppo non è potuta arrivare, il padre, l’università di Pavia, le istituzioni e le associazioni raccolgono il testimone e lo portano avanti nel mondo dell’educazione.

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