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Covid, Rete Studenti Medi: «La paura di tornare in Dad è tanta»

Studenti favorevoli all'obbligo vaccinale per gli Over 50, ma critici verso alcuni provvedimenti per le scuole superiori. Appello di Priorità alla scuola al Governo: «Non accetteremo nessun passo indietro»

Rete Studenti Medi Veneto critica le nuove linee guida contro il Covid approvate dal Governo: «La paura di tornare in Dad è tanta - dicono gli studenti - Serve garantire diritto allo studio e diritto alla salute». 

Marco Nimis, coordinatore regionale della Rete degli Studenti Medi Veneto, spiega: «Questo rientro doveva essere la prova di un Paese che sa imparare dai suoi errori. Circa un 15% circa degli alunni minorenni non può accedere alla vaccinazione pur volendolo per l’influenza o l'esplicito divieto delle proprie famiglie. In questo la frammentazione delle opzioni di didattica tra alunni vaccinati e non assume tutt'altro valore. Il nuovo decreto prevede, infatti, che se in una classe esistono due casi di positività, gli alunni vaccinati con terza dose possano continuare la didattica in presenza, mentre chi non ha già la terza dose è costretto a seguire le lezioni in didattica a distanza. In una categoria, quella degli studenti, composta per una stragrande maggioranza da minori spesso non in grado di prendere decisioni in autonomia sulla vaccinazione, questo significa una limitazione dell’accesso al diritto allo studio che andrebbe in ogni modo risolto - aggiunge Nimis - Abbiamo accolto favorevolmente l'introduzione dell'obbligo vaccinale per gli Over 50, avremmo auspicato questo passaggio anche per gli studenti. Tale misura avrebbe evitato situazioni di ambiguità e di estrema frammentazione all'interno delle classi di tutto il Paese, una copertura maggiore e un messaggio chiaro da parte della politica e del governo. In tutto questo non possiamo che essere preoccupati dalle richieste di quasi 2000 presidi di ritardare la ripartenza delle scuole; bisogna prendere atto che se ci siamo ritrovati ancora una volta ad avere dubbi sulla ripartenza a due giorni dall'inizio delle attività scolastiche è perchè le linee guida sono arrivate troppo tardi e in maniera poco chiara, non permettendo ai presidi di organizzarsi in tempo anche con le ASL. Le lezione degli ultimi due anni ci hanno insegnato evidentemente troppo poco.'

Preoccupa soprattutto un prossimo ritorno in didattica a distanza: «Dal diritto allo studio, alla salute e all'impatto psicologico: pensiamo che in questa fase complessa sia necessario fare il possibile per mantenere le scuole aperte e in sicurezza, garantendo tutti gli strumenti possibili agli studenti e al personale. L'emergenza sanitaria non riguarda solo il Covid, ma anche la salute mentale di noi studenti che è stata messa in crisi da questi anni di Dad. La presenza è una priorità, un primo passo è lo stanziamento dei fondi per lo screening nelle scuole, ma serve un impegno maggiore per garantire la piena gratuità di tamponi agli studenti e di FFP2 - conclude Nimis - Andare a scuola e farlo in sicurezza per se stessi e per gli altri non può essere un lusso, un costo a carico delle famiglie. Siamo stanchi che arrivati all'ennesimo gennaio di nuovo i giornali del paese siano ricoperti da titoli che caricano sulle spalle degli studenti la responsabilità della ripresa dei contagi, come se la nostra didattica in presenza fosse meno importante della ripartenza del mondo del lavoro o dell'apertura di stadi e centri commerciali. Le scuole hanno la possibilità di essere sicure molto di più di altri luoghi; certo è che troppo poco è stato fatto su nodi importanti come l'edilizia scolastica e il sovraffollamento delle classi e soprattutto sui trasporti, sui quali la regione del Veneto non si è mossa sufficientemente per evitare che tornassimo a ritovarci ammassati ogni mattina sui nostri autobus».

Appello di "Priorità alla scuola"

Il ritorno a scuola degli studenti è ormai imminente: lunedì 10 gennaio il Governo ha dato il via libera alla ripresa delle lezioni in presenza nonostante molti Governatori in Italia avessero chiesto un ritorno alla Dad almeno fino alla fine di gennaio.

Sulla questione è intervenuta in queste ore l'associazione "Priorità alla scuola": «Se tutto resta aperto, non è comprensibile perché le sole scuole dovrebbero chiudere - si legge in una nota inviata alle istituzioni nazionali - Denunciamo invece la rinuncia al tracciamento promesso dal Generale Figliuolo in vista del rientro in classe degli studenti. Pur consapevoli che anche nelle scuole, come in tutta la società, crescono i contagi, non accettiamo che la scuola diventi il primo e comodo bersaglio, che di nuovo venga considerata marginale e sostituibile dalla Dad. Solo all’interno di un lockdown che coinvolga altre categorie e ampie fasce della popolazione, si potrà immaginare un ritorno alla Dad. Finché tutto sarà aperto la scuola deve restare aperta. Contestiamo, inoltre, che nulla è stato fatto negli ultimi due anni dai governi in termini di finanziamento e organizzazione perché questa riapertura sia duratura e sicura. A ogni allentamento dell’emergenza si è persa l’occasione per introdurre miglioramenti, piccoli e grandi, che avrebbero evitato l’emergenza seguente.

A differenza dei dirigenti scolastici che chiedono di rinviare l’apertura delle scuole, ricorrendo ancora una volta alla Dad - continuano da Priorità alla Scuola - noi vorremmo maggiori finanziamenti nell’immediato in modo da ottenere organico aggiuntivo e per il futuro spazi e strutture adeguate e la riduzione degli alunni per classe. Sappiamo che non saranno dieci o venti giorni in più a cambiare la pessima situazione in cui si trovano la scuola e l’istruzione pubblica in Italia, ci vuole un altro investimento politico e finanziario. Ma, proprio come l’anno scorso, sosteniamo che la battaglia sulla scuola vada fatta a scuole aperte. Non possiamo accettare che la Dad diventi la comoda supplente della scuola pubblica come non possiamo accettare che gli/le insegnanti e tutto il personale della scuola resti precario e in numero insufficiente. Non accetteremo nessun passo indietro da parte del Governo e delle Regioni sul mantenere le scuole aperte» concludono.

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