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Centri commerciali, vietato il self service per il pane sfuso

Dopo il divieto della dicitura “pane fresco” tocca al divieto della vendita di pane sfuso nei centri commerciali. Confartigianato: «Seconda vittoria della tradizione sulla grande distribuzione»

Panifici contro centri commerciali: 2-0. Seconda vittoria ottenuta dai panificatori artigiani con la recente sentenza del Consiglio di Stato con cui si vieta la vendita del pane sfuso in modalità self service.

Dopo aver ottenuto il divieto sempre da parte della grande distribuzione di denominare il pane precotto con la dicitura “pane fresco”, con questa sentenza il Consiglio di Stato ha sancito il coronamento positivo di un’altra battaglia combattuta nei confronti di una prassi consueta nella grande distribuzione ritenuta non conforme alle norme igienico sanitarie. Il massimo organismo di consulenza giuridico amministrativa con questo atto che vale su tutto il territorio nazionale, sposa pienamente le tesi sostenuta da Confartigianato. La “svolta” è avvenuta nel dicembre del 2020 quando i carabinieri dei Nas di Lecce hanno sequestrato 23 chilogrammi di pane e imposto la sospensione della vendita in modalità “self service” ad un supermercato. Struttura commerciale che comunque aveva immediatamente presentato ricorso contro i provvedimenti adottati. Ricorso che il Consiglio di Stato nelle scorse settimane ha giudicato inammissibile con diverse motivazioni tra le quali quella che evidenzia come la modalità di vendita self service di pane sfuso risulti del tutto inidonea a garantire le più elementari esigenze d sicurezza alimentare. Inoltre, la sentenza afferma che il pane sfuso ottenuto da completamento di cottura del pane precotto deve essere confezionato prima della messa in vendita e non può essere confezionato dal cliente.

Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato imprese Marca trevigiana, commenta: «Sono state riequilibrate le regole di mercato a favore di quasi 1500 laboratori artigiani e dei loro 7mila addetti, di cui 262 attivi nella Marca che contano circa 1300 addetti, che ogni giorno sfornano quintali di pane e panificati rispettando un rigido sistema di controllo alimentare introdotto dal legislatore per garantire la sicurezza e l'igiene dei servizi e dei beni destinati alla vendita Haccp (in italiano “Analisi dei rischi e dei punti critici di controllo”). Il pane è un prodotto che non si sbuccia e non si lava ma si consuma tale e quale e pertanto deve essere trattato con tutte le precauzioni igienico sanitarie del caso, proprio per azzerare i rischi per la salute del consumatore. Salute del cliente che rappresenta il principio che sta alla base del lavoro quotidiano che viene fatto all’interno dei punti vendita che da sempre devono sottostare a regole e prescrizioni ben precise, che se non rispettate comportano multe salate» conclude il presidente Bernardi.

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