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Caso Donazzan, Lega si astiene dal voto: la mozione non passa

Opposizioni furiose per l'esito della votazione in Consiglio regionale. Il presidente Zaia non ha partecipato alla seduta. Niente dimissioni per l'assessore

La mozione di riserva discussa in Consiglio regionale contro l'assessore al lavoro e all'istruzione del Veneto, Elena Donazzan, dopo il caso della canzone fascista "Faccetta nera" cantata alla radio, non è passata. A determinare il risultato è stata l'astensione compatta della Lega e della Lista "Zaia Presidente". L'assessore Donazzan ha più volte ribadito in aula le proprie scuse, sottolineando che «accade nella vita di sbagliare». 

Le opposizioni

«Abbiamo presentato la mozione di riserve nei confronti dell’assessore Donazzan perché il Consiglio regionale esprimesse una posizione in merito alla sua inammissibile uscita, senza se e senza ma. Mi rammarica che il presidente Zaia non abbia partecipato ai lavori, evidentemente non ritiene importante il confronto in aula». Così il portavoce delle opposizioni, Arturo Lorenzoni, durante la discussione sulla stessa mozione, presentata nei giorni scorsi da undici consiglieri. «Questo luogo – ha affermato – è istituzionalmente deputato alla discussione e alla difesa delle proprie decisioni. Spiace constatare che, ancora una volta, il presidente abbia preferito rimanere protetto dietro ad una comunicazione a senso unico, priva di contraddittorio».

«Faccetta nera è una canzone che celebra il dominio del più forte sul più debole, donne nere rese schiave del sesso dall’uomo bianco. È una canzone che esalta un’invasione, sessismo, soprusi;  per questo non è ammissibile che venga cantata da chi ha un importantissimo ruolo pubblico come assessore all’Istruzione in una Regione come il Veneto da cinque milioni di abitanti - ha detto oggi in aula il consigliere del Partito Democratico, Andrea Zanoni - La collega ha scritto una lettera lamentando censura, è però singolare invocare libertà di parola per inneggiare ad una ideologia che la nega, come il fascismo, è una contraddizione. Se vivessimo in un regime come quello del Duce o in dittature comandate da despoti, come in Russia, si sarebbe potuta trovare arrestata come Aleksej Navalnyj per un reato di opinione. Episodi da ricordare ne abbiamo tutti: mia nonna mi raccontava di mio nonno, quando erano fidanzati, che attraversava di notte le campagne tra Sovernigo e Padernello per evitare botte e olio di ricino, in quanto fermo oppositore del regime. Nonno che spinto dai suoi ideali rappresenterà il popolo italiano in Parlamento nelle prime due legislature. Per quanto riguarda lo stato d’animo dell’assessore Donazzan, capiamo gli aspetti umani della vicenda e prendiamo atto delle scuse ma la condanna resta, perché resta viva la nostra Costituzione in tutti i suoi contenuti. A partire dall’antifascismo».

Equilibri

«Le scuse dell'assessore sono tardive, ma non è questo il punto. Il consiglio regionale doveva prendere le distanze dalle sue affermazioni. Invece non l'ha fatto». Così ha commentato la consigliera regionale Erika Baldin (Movimento 5 Stelle). «La Lega ha scelto di non scegliere, l'astensione sul caso Donazzan è la cosa più grave. Nessuna condanna ufficiale, dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi da parte degli esponenti leghisti che, evidentemente, sono ben contenti di sacrificare le proprie convinzioni sull'altare degli equilibri della Giunta Zaia».

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