Lavoro: «Donne guadagnano all'ora 1,50 euro in meno degli uomini»
Precarie, sottopagate, ma più istruite: studio della Cisl Belluno-Treviso sul lavoro femminile e il gap salariale nelle due province. «Divario sempre più preoccupante»
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre, il Coordinamento donne e delle pari opportunità della Cisl Belluno Treviso, insieme alla Segreteria Ust Cisl Belluno Treviso, ha realizzato una ricerca che approfondisce la situazione del lavoro, dell’occupazione e del reddito dei lavoratori e delle lavoratrici delle province di Treviso e Belluno.
Lo studio, dal titolo “Il lavoro femminile e il gap salariale a Belluno e Treviso”, è stato presentato lunedì 23 novembre in videoconferenza. Presenti il segretario generale della Cisl Belluno Treviso, Massimiliano Paglini, la responsabile del Coordinamento donne e delle pari opportunità Alessia Salvador e i ricercatori che hanno realizzato lo studio Stefano Dal Pra Caputo e Francesco Peron. Il percorso di analisi ha preso in esame 5 parametri dalla nascita all'entrata nel mondo del lavoro: demografia del territorio, formazione, lavoro, gap salariale e proposte per il futuro. I dati raccolti indicano una velocità sempre più rapida di invecchiamento nella popolazione delle province di Belluno e Treviso. 888mila residenti stabili negli ultimi dieci anni in provincia di Treviso. Una bimba che nasce oggi nella Marca tra 40 anni guadagnerà 118mila in meno rispetto a un bambino. La fascia di popolazione in età da lavoro sta scivolando verso l'età pensionabile senza che ci sia una nuova generazione pronta a dare il ricambio. Il fatto che le donne abbiano un livello di istruzione più elevato rispetto alle donne. 16% donne laureate 12% uomini laureati. Tassi più bassi di abbandono scolastico. Nel mondo del lavoro però hanno un tasso di occupazione più basso. Il divario tra il numero di uomini occupati nella Marca nel 2019
Nelle province venete il 16% delle donne è laureato (o ha terminato un corso post-laurea) rispetto al 12.9% degli uomini. A livello occupazionale quindi le donne dovrebbero occupare ruoli più “alti”. Ma a Belluno e Treviso – così come in buona parte dell’Italia – a una più alta formazione non corrisponde una più alta occupazione: la maggiore competenza a livello accademico non trova riscontro nel mondo del lavoro, dove il sesso femminile è spesso svantaggiato. Il report analizza l’andamento dell’occupazione e del mercato del lavoro negli ultimi 15 anni, un periodo lungo, durante il quale il mondo è cambiato. Basti pensare che in questo lasso di tempo ci sono state tre diverse crisi economiche – non ultima quella del Covid-19. Nonostante questi grossi cambiamenti, una variabile resta più o meno sempre uguale: l’occupazione femminile è sempre inferiore a quella maschile. In provincia di Treviso, il tasso di occupazione degli uomini è più alto di 15 punti rispetto a quello femminile e i lavoratori sono oltre 50mila in più rispetto alle lavoratrici. Nel Bellunese, gli occupati maschi sono 6510 in più rispetto alle loro colleghe donne, con una differenza di 8 punti per quanto riguarda il tasso di occupazione. L’analisi evidenzia come a pagare il prezzo delle crisi siano maggiormente le giovani donne: nel Bellunese, nel peggior momento della crisi economica (2015), nella fascia di età 18-19 anni, il divario fra uomini e donne è aumentato fino a 20,2 punti. Inoltre, sia a Belluno che a Treviso tra le assunzioni a tempo indeterminato la differenza di genere è davvero marcata: a Belluno, su 100 attivazioni di contratto a tempo indeterminato nel secondo trimestre del 2020, il 62,2% sono di sesso maschile e solo il 37,8% di donne (38,7% a Treviso). Un dato che porta a queste conclusioni: le donne vengono assunte meno a tempo indeterminato rispetto agli uomini. Ma per quante ore vengono assunti i lavoratori e per quante le lavoratrici? Sia a Treviso che a Belluno i contratti part-time sono più diffusi fra le lavoratrici. A Belluno nel quarto trimestre del 2019 infatti su oltre 3.500 assunzioni part-time quasi 2.500 riguardano il sesso femminile. Anche per Treviso il discorso è simile: le assunzioni part-time sono per lo più rivolte al genere femminile mentre quelle full-time al genere maschile. Ma a livello di contratti full-time a Treviso c’è da segnalare un altro elemento aggiuntivo: le assunzioni delle donne dal 2012 non crescono quasi più – tranne qualche picco – mentre per il sesso maschile sì.
IL GAP SALARIALE
Se un uomo a Belluno guadagna all’ora 14,62 euro lordi e a Treviso 14,79 euro, una donna ne guadagna 13,20 a Belluno e 13,28 a Treviso. Un gap salariale dettato da più fattori che mostra come vi sia una forte differenza tra maschi e femmine nel mercato del lavoro. Infatti, per ogni ora lavorata, una donna prende circa 1.40/1.50 euro in meno di un maschio. Se a questo ulteriore elemento uniamo il fatto che in Italia sono solo 14 gli amministratori delegati donna (6,3% del totale) e 24 i presidenti (10,7%), ecco spiegato perché il nostro Paese risulti al 76 esimo posto al mondo per parità di genere e al 117 esimo posto per quanto riguarda le opportunità economiche.
L’ANALISI
«Purtroppo il report cristallizza con desolante certezza quanto sia ancora lontana la parità di genere e di accesso e opportunità per le donne nel mondo del lavoro - sottolinea il Segretario generale della Cisl Belluno Treviso Massimiliano Paglini - Partiremo da questa analisi per avviare il confronto con le istituzioni, gli enti locali, la politica e tutti gli attori sociali per ricercare soluzioni e strumenti che contribuiscano a creare nuove opportunità e prospettive che consentano di migliorare il mondo del lavoro e del sociale, soprattutto per la parte più debole della società che rimane ancora quella femminile». «Lo studio - aggiunge Alessia Salvador, responsabile del Coordinamento Donne e delle Pari opportunità della Cisl Belluno Treviso - fa emergere una notevole diversità tra le due province, evidenziando come la scarsità di infrastrutture, di politiche di sviluppo e di investimenti sul territorio, determini l’abbandono del territorio da parte della popolazione e la cronicizzazione di problematiche già largamente esistenti a partire dalla mancanza di reti e strutture di assistenza, la scarsità di prospettive di sviluppo, l’ampliamento delle disparità che finiscono quasi sempre per avere l’impatto e le conseguenze maggiori per le donne, soprattutto se in famiglia convivono con persone anziane e/o con figli piccoli».
LE COMMISSIONI PARI OPPORTUNITÀ
L’ultimo capitolo del Report è dedicato alle Commissioni pari opportunità, organismi permanenti di consultazione che hanno la finalità di realizzare iniziative per eliminare le disparità che le donne incontrano nel mondo del lavoro. La fotografia scattata dallo studio della Cisl è disarmante. In provincia di Belluno, su 61 Comuni, solo due hanno affrontato il tema della Commissione parti opportunità: Belluno l’ha prevista nello Statuto, ma non l’ha istituita, mentre Feltre l’ha costituita il 29 settembre di quest’anno, ma senza parte sindacale. Nella Marca va meglio, con Commissioni attive in 19 Comuni e progettualità dedicate alle pari opportunità in altri 5 Municipi. Sull’argomento, Paglini e Salvador non hanno dubbi: “Va completata la costituzione delle Commissioni in tutti i Comuni e ne va riaffermato il ruolo, facendole diventare luogo vero in cui si costruiscono le condizioni, con tutti gli attori coinvolti, affinché vi sia quel salto di qualità che finalmente faccia progredire anche il nostro Paese e i nostri territori verso una dimensione civilmente e socialmente avanzata”.