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Giovedì, 18 Aprile 2024
Attualità Sant'Antonino / Piazzale dell'Ospedale

Ulss 2, il direttore Francesco Benazzi: «La sanità trevigiana è donna»

Il 76% del personale Ulss 2 è composto da donne. Lunedì 8 marzo la testimonianza di tre operatrici sanitarie impegnate in prima linea in quest'anno di pandemia

«Oggi, lunedì 8 marzo, voglio fare un augurio particolare a tutte le donne della sanità trevigiana e del sociale. Donne protagoniste del processo di cura dei soggetti più fragili senza dimenticare la loro enorme capacità organizzativa all'interno della famiglia. La sanità trevigiana è donna: oltre il 76% dei collaboratori dell'Ulss 2 sono donne (7156 su 9405): 623 le donne medico, 25 le farmaciste, 7 dirigenti delle professioni sanitarie, 3298 laureate in Infermieristica, 303 tecnici sanitari, 1346 le operatrici socio-sanitarie. Va però ribadito l'impegno a contrastare la violenza sulle donne. Nei due mesi di lockdown, tra marzo e aprile 2020, c'è stato un picco di femminicidi domestici da parte di partner o ex compagni nel 90% dei casi. La pandemia ha reso la convivenza ancora più rischiosa: le donne non potevano più chiedere aiuto al pronto soccorso o ai centri anti-violenza perché sempre sorvegliate dai compagni conviventi. Nel biennio 2019-2020 i sei pronto soccorso della nostra Ulss hanno abbiamo registrato circa mille casi di violenza sulle donne. 426 solo nel 2020. Abbiamo voluto mettere una sedia rossa vuota in pronto soccorso per ricordare tutte le vittime del femminicidio. Ogni vita persa ha un nome e una storia. Concludo con una frase di Rita Levi Montalcini: "Le donne sono la colonna vertebrale della nostra società"».

Le testimonianze

Sabina Colomban, infermiera coordinatrice al quinto piano dell'Ala A al Covid hospital di Vittorio Veneto: «Essere infermiera durante una pandemia non è affatto semplice. Durante la prima ondata sentivo di dover aiutare le persone che soffrono e ho chiesto di poter rientrare in servizio. La seconda ondata di contagi l'ho vissuta in prima linea. E' stata un'esperienza molto forte, mi sono confrontata con la morte di tanti pazienti sconosciuti in corsia eppure tutte con una storia e un vissuto da raccontare. Qui ho visto la forza delle mie colleghe, la loro capacità di ascolto e di relazionarsi, non solo attraverso i gesti. Ho poi fatto i conti con le mie paure. La più grande è quella di contrarre il virus rischiando di contagiare i miei cari. Mi sono vaccinata tra mille dubbi e speranze e oggi voglio ringraziare chi vuole bene alle donne 365 giorni l'anno».

Lorena Zanin, coordinatrice infermiersitica del reparto di Medicina interna a Treviso continua: «Siamo donne infermiere, educate a prenderci cura degli altri. Veniamo da un anno esatto pieno di pandemia e stiamo continuando a combattere per contenere il contagio. Quest'anno ci ha condizionato nel vivere la vita privata. Ci siamo isolate dalla famiglia per tutelare i nostri cari. Oggi penso a tutte le donne che hanno lasciato figli e parenti per andare nelle missioni ad aiutare le persone più in difficoltà. Infine un pensiero a tutti i colleghi che si sono ammalati e sono morti durante questa pandemia. Sono orgogliosa di essere infermiera:ì è un privilegio poter aiutare gli altri».

Katia Gazzola, coordinatrice dell'area medica e pneumologica dell'ospedale di Montebelluna conclude: «La disoccupazione femminile resta una piaga molto pesante ma mi sento fortunata in quanto donna e in quanto lavoratrice. Sono orgogliosa di lavorare in un team composto da donne. Donne madre con i figli a casa da scuola, donne figlie che rinunciano a vedere i genitori per non contagiarli, donne fidanzate che non vedono i compagni da mesi. La paura ci unisce ma penso che tutte le donne con cui lavoro siano bellissime. Le loro voci sono rassicuranti, materne e spesso l'unico suono di conforto per i pazienti ricoverati. Evviva le donne, evviva noi».

Il video dell'incontro

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