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Fase 2 in Veneto, Covid Manager in azienda: dieci regole per la riapertura

Decalogo da seguire e un Covid Manager in ogni azienda. Presentato il piano veneto per la riapertura delle attività produttive. Coinvolti tremila lavoratori e 20 aziende

Riaprire sì, il prima possibile rispettando i responsi degli esperti, ma anche creando le condizioni per una estrema sicurezza sanitaria, prima di tutto per i lavoratori e per tutti coloro che, a diverso titolo, frequenteranno le aziende, dai titolari ai fornitori.

E’ questa la linea tracciata dal Progetto “Fase 2  - Riapertura delle Attività Produttive” in Veneto, elaborato e definito dalla Regione del Veneto (Direzione Prevenzione e Direzione ICT e Agenda Digitale) e da Azienda Zero, posto sul tavolo del confronto con le parti sociali, convocato in videoconferenza oggi pomeriggio dall’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin. Agli interlocutori, la Regione ha chiesto di far pervenire a stretto giro le proprie osservazioni e suggerimenti allo scopo di poter inviare al Governo già lunedì l’intero progetto condiviso. Il progetto, particolarmente dettagliato, ha tre obiettivi principali: supportare le aziende nella fase della riapertura delle attività produttive, definire una serie di linee guida di prevenzione per garantire la salute pubblica attraverso il “manuale della riapertura”, acquisire evidenze scientifiche realizzando un Progetto Pilota su una  ventina di aziende del territorio (per un numero complessivo di 3 mila lavoratori coinvolti e con il coinvolgimento dei medici del lavoro) per raccogliere precise indicazioni epidemiologiche, organizzative e di processo per aggiornare passo dopo passo il “manuale”.

«Ho sempre detto che, quando il Governo nazionale (che ne ha la competenza esclusiva) avesse attivato la riapertura, il Veneto si sarebbe fatto trovare pronto – dice il presidente della Regione, Luca Zaia – e così è. E’ ormai chiaro che con questo virus si deve imparare a convivere, perché ne avremo a che fare a lungo. Ma l’economia, nel frattempo, non può e non deve morire. Con questo Piano riteniamo di aver equilibrato due esigenze primarie come la salute della gente e la ripresa del lavoro. Abbiamo pensato prima di tutto ai lavoratori, perché saranno loro il vero cuore della ripartenza e per nessun motivo al mondo dovranno essere esposti a rischi inutili. Se non si è in grado di garantirli, allora non si apra». «E’ un piano che aggiorneremo in corso d’opera – fa notare l’assessore Lanzarin – mano a mano che emergeranno nuove necessità e il progetto sperimentale darà le sue indicazioni. In nessun passaggio di questo lavoro c’è rigidità ma, anzi, il massimo dell’elasticità, perché una prevenzione sanitaria efficace come quella veneta non sta a guardare, ma monitora giorno per giorno le situazioni e adegua di conseguenza le sue azioni. Alle aziende, peraltro, non faremo mancare supporto diretto e assistenza medico-scientifica». Il manuale rappresenta una evoluzione delle indicazioni internazionali e nazionali e le traduce in una semplice linea d’azione per aiutare le aziende a garantire la riapertura in sicurezza.

Le dieci norme da rispettare

Saranno attivate tre fasi: l’individuazione in ogni azienda di un Covid-Manager come figura di riferimento dell’intero processo; la definizione di un Piano aziendale dei “rischi Covid”; la definizione e applicazione rigorosa di dieci indicazioni operative da attuare in azienda. Eccole:
Igienizzazione e sanificazione degli ambienti di lavoro;
Informazione e formazione di tutto il personale;
Incentivazione di smart working e limitazione delle occasioni di contatto;
Rilevazione della temperatura corporea di lavoratori, fornitori, visitatori;
Obbligo di utilizzo di guanti e dispositivi di protezione delle vie respiratorie;
Mantenimento della distanza di almeno un metro (criterio di distanza “droplet”) sia nelle postazioni di lavoro che negli ambienti comuni
Rigorosa igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie
Uso razionale dei test diagnostici.
Tutela dei lavoratori più vulnerabili
Gestione degli eventuali casi di positività

La Regione, infine, attiverà direttamente alcuni significative azioni di supporto delle aziende, tra le quali: un supporto di informazione e formazione, e tutorial per i datori di lavoro, per i Covid-Manager e per il lavoratori. Un sistema di verifica accessibile alle singole imprese che mette a disposizione i “livelli di rischio” dei lavoratori, ottenuti dal sistema di biosorveglianza regionale come, ad esempio, lavoratori non reintegrabili per positività o isolamento o lavoratori reintegrabili con associato il profilo di rischio. Predisposizione di un eventuale sistema di comunicazione diretta, tramite app, per i lavoratori con finalità informative, di autodiagnosi, e con altre funzionalità che potranno essere attivate sulla base dell’evoluzione dello scenario.

Il commento dell'assessore Donazzan

«I dati degli Spisal, con più di  5400 imprese controllate per oltre 230 mila lavoratori, ci restituiscono la fotografia di un Veneto rispettoso delle prescrizioni di sicurezza e attento ad osservare le misure precauzionali per prevenire il contagio del virus. Misure del resto stabilite già con l’accordo regionale del 14 marzo, che di fatto ha anticipato i contenuti dell’accordo nazionale sul lavoro nelle imprese».

L’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan, commenta con queste parole la presentazione del piano regionale per la ripresa (fase 2) elaborato dal Dipartimento di Prevenzione sanitaria della Regione Veneto e anticipato alle parti sociali dall’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin. «In questi giorni ho promosso diverse riunioni con le parti sociali per parlare delle prospettive di ripresa delle attività produttive, in termini di salute e sicurezza, occupazione, costo sociale e nuovo modello organizzativo – prosegue Donazzan – Ho voluto monitorare il polso delle aziende, delle associazioni di categorie e del sindacato, rispetto ai temi del lavoro, della disoccupazione e del ricorso alla cassa integrazione, che oggi registra in Veneto 27.104 richieste in deroga per 84.041 lavoratori coinvolti. E’ evidente che non possiamo continuare a ragionare solo in termini di sussidi e di assistenza, ma bisogna  organizzare la ripresa. Il tavolo della moda, con la nota ufficiale di ieri, ha ben espresso l’urgenza di superare la fase 1 di blocco e di anticipare le riaperture possibili, pena la morte di migliaia di piccole e piccolissime imprese, produttive e commerciali. Ben venga, quindi, un piano articolato e ragionato nel merito, fondato non sui codici Ateco, ma sulla capacità delle imprese di rispettare o meno le disposizioni di sicurezza per lavoratori, fornitori e clienti».

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