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Giornata del malato 2022, il Vescovo ringrazia medici e sanitari

Venerdì 11 febbraio la celebrazione nella basilica di Santa Maria Maggiore, presieduta da Monsignor Michele Tomasi. Messa dedicata Giovanni Paolo II e Santa Bertilla, suora infermiera dell'ospedale di Treviso

Parlano di gioia le letture proposte dalla liturgia per la Giornata mondiale del malato, festa della Madonna di Lourdes, celebrata anche a Treviso nella chiesa di "Madonna Granda".

«Ma possiamo davvero parlare di gioia di fronte alla sofferenza, al peso della malattia, alla fatica di vivere che essa comporta?» si è chiesto il vescovo di Treviso, Michele Tomasi, durante l'omelia della messa, da lui presieduta nella basilica di Santa Maria Maggiore. Monsignor Tomasi ha ricordato che la Giornata mondiale del malato è stata istituita da Giovanni Paolo II, un Papa santo, che «anche nel limite della malattia ha testimoniato la fiducia nel Dio della vita». A lui e a santa Bertilla, suora infermiera all’ospedale di Treviso, della quale ricorrono i 100 anni della morte, monsignor Tomasi ha chiesto di intercedere «perché possiamo incontrare anche noi questo amore e vivere questa gioia». Al termine della celebrazione, la preghiera del Vescovo a Maria, di fronte all’immagine della "Madonna granda" conservata nel santuario. Hanno concelebrato il direttore dell’ufficio di Pastorale della salute, mons. Antonio Guidolin, il vicario per la Pastorale, mons. Mario Salviato e padre Giovanni Bordignon, della comunità dei Camilliani, cappellani all'ospedale di Treviso, insieme ad altri sacerdoti, anche della comunità dei Padri Somaschi, tra cui padre Ottavio Bolis, parroco di Madonna Granda.

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L'omelia

«Sembra davvero fuori luogo parlare di gioia nelle condizioni del nostro tempo, in cui alla fatica dell’essere ammalati si assommano tutti i disagi, le difficoltà e le incertezze di questo tempo di pandemia, che mette tutti sotto pressione, ma in modo particolare chi abbia problemi di salute, che continuano ad essere molti, spesso molto gravi - ha sottolineato il Vescovo -. Eppure, è proprio in queste condizioni, eppure è proprio chi più soffre e vive condizioni di disagio che sente che nel profondo di sé quella promessa di felicità sta sussurrando una parola di speranza. Sono i momenti ordinari delle nostre vite che chiedono di essere vissuti come luoghi di incontro vero, di incontro straordinario con la pace e la serenità cui da sempre aspiriamo. E questo è possibile soprattutto grazie alla presenza di persone amiche e pazienti, con l’aiuto delle quali si riesce “ad affrontare molto di quanto la vita ti chiede (talvolta anche drammi di un dolore indicibile). Scopri che è possibile un amore che affianca, accompagna, sostiene, pian piano aiuta a guarire” ha ricordato il Vescovo, citando la sua ultima lettera pastorale, nella quale condivide alcune riflessioni sulla sofferenza, sulla vicinanza e la cura, scaturite anche dalla propria personale esperienza in seguito all’infortunio della scorsa estate. 

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Ed ecco, allora, il grazie a quanti si prendono cura degli altri, della loro salute, della loro vita: i medici, gli infermieri e tutti i professionisti sanitari e sociosanitari che operano nelle strutture, così come i medici di medicina generale, i pediatri, gli operatori dell’assistenza domiciliare, i farmacisti, chi lavora nei centri vaccinali. Ecco anche chi, nel mondo della sanità svolge compiti direttivi, amministrativi e gestionali. Ecco i ricercatori, i tecnici, gli scienziati che continuano a ricercare farmaci e cure, mettendo in gioco come gli altri competenza e passione. Ecco i familiari e gli amici, che sanno riordinare le priorità della loro vita per accompagnare, accudire, consolare e donare serenità a quanti sono ammalati ed infermi. Prima o poi riesci a guardare alla croce del Signore: amore e dolore. Da lì puoi traguardare verso uno spiraglio, dal quale si insinua la luce della risurrezione. E l’amore torna a donare un respiro, un nuovo passo. Per imparare di nuovo a vivere. Per imparare di nuovo a camminare” ha ricordato il Vescovo, che ha sottolineato il valore della preghiera di tante persone, di intere comunità.

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