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Giovani, il sindaco di Treviso scrive al Governo: «Serve nuovo modello sociale»

Lettera del primo cittadino Mario Conte ai ministri del Governo Meloni per avviare un confronto concreto e una nuova stagione di riforme dopo gli ultimi episodi di violenza in città

«Un nuovo modello sociale per i giovani». È l'appello lanciato al Governo dal sindaco di Treviso Mario Conte che martedì mattina, 7 marzo, ha inviato una lettera ai Ministri Calderone (Lavoro e Politiche Sociali), Valditara (Istruzione e Merito), Bernini (Università e Ricerca), Sangiuliano (Cultura), Schillaci (Salute), Abodi (Sport), Roccella (Famiglia, Natalità e Pari Opportunità) e Alberti Casellati (Riforme Istituzionali) con alcune considerazioni per dare avvio ad un confronto concreto e proficuo sul tema del disagio giovanile. 

La lettera

«Ho avuto modo di trascorrere un considerevole numero di ore tra i tanti gruppi di giovani e adolescenti che frequentano la città, soprattutto nel weekend - si legge nella missiva del primo cittadino -. Ho assistito a gravi episodi di maleducazione ed emulazione dei contenuti “virali” sui social ma anche alla loro timidezza, all’inquietudine, al loro bisogno di essere ascoltati e compresi. Una realtà, questa, comune ai medi e grandi centri del nostro Paese. Sarebbe facile attribuire le colpe di questa condizione alle famiglie, alla scuola, alle istituzioni che non creano le condizioni adeguate, all’imperversare di internet, dei social network e delle chat - prosegue il sindaco -. La necessità è però quella di un modello sociale: i ragazzi ci dimostrano quotidianamente che dove c’è presenza, attenzione, ascolto e coinvolgimento ci sono impegno, soddisfazioni, motivazione». Da qui le proposte di «dare continuità all’attività sportiva, attraverso un sistema di contributi statali che possa portare tecnici qualificati o la possibilità di istituire polisportive scolastiche che partecipano ai campionati organizzati dalle varie federazioni; l’ampliamento dell’offerta in un’ottica extra scolastica, per renderla un riferimento positivo e sicuro per i ragazzi, grazie all’offerta di proposte alternative a quelle formative e in grado di far esprimere gli scolari nello sport, nelle arti e nel sociale, tutto ciò in alleanza con le associazioni del territorio, così da offrire riferimenti positivi attivi nel territorio. Infine, intervenire supportando le famiglie nella crescita dei bambini: è noto come le esperienze nella fascia d’età 0-6 siano fondamentali per la crescita della persona e per il futuro dei nostri giovani. Sarebbe importante offrire a tutte le famiglie italiane il supporto educativo dei servizi asili nido e delle scuole dell’infanzia valutandone l’obbligatorietà». Il sindaco chiude il suo intervento proponendo la città di Treviso come un laboratorio per un nuovo modello sociale, facendo seguito al progetto nato con il Patto di Treviso, che ha visto la creazione di un osservatorio per la disciplina dei rapporti tra informazione e infanzia, sottolineando l’importanza di un utilizzo corretto delle nuove piattaforme da parte dei minori» conclude il primo cittadino.

Il testo del messaggio

Illustrissimi Signori Ministri,
Mi rivolgo alla Vostra autorevole attenzione per sottolineare l’esigenza di un’azione comune, strutturata e incisiva volta ad aiutare i nostri ragazzi a superare la situazione di disorientamento, insofferenza e disagio che stanno vivendo in questo momento storico. Nella mia esperienza da sindaco di Treviso ho avuto modo di trascorrere un considerevole numero di ore tra i tanti gruppi di giovani e adolescenti che frequentano la Città, soprattutto nel weekend: ho assistito a gravi episodi di maleducazione ed emulazione dei contenuti “virali” sui social ma anche alla loro timidezza, all’inquietudine, al loro bisogno di essere ascoltati e compresi. Una realtà, questa, comune ai medi e grandi centri del nostro Paese. 
Tali incontri mi hanno fatto riflettere e giungere ad alcune conclusioni, che desidero condividere con Voi con l’auspicio che queste possano dare avvio ad un tavolo di confronto nazionale sul tema. Sarebbe facile attribuire le colpe di questa condizione alle famiglie, alla scuola, alle istituzioni che non creano le condizioni adeguate, all’imperversare di internet, dei social network e delle chat. Tuttavia, ritengo che l’unica vera mancanza sia quella di un modello sociale positivo. Quando i ragazzi vengono lasciati soli trovano conforto nelle cose che li fanno sentire apprezzati nei rispettivi microcosmi, siano essi reali o digitali. L’assiduo utilizzo dei social comporta infatti uno spostamento degli obiettivi, contribuendo a privilegiare l’aumento dei followers sulle varie piattaforme o la possibilità di diventare “personaggi” rispetto ad un percorso brillante nello studio, nello sport, nel volontariato, nella musica o nella cultura.  Si sta radicando una vera e propria attitudine alla trasgressione, al mancato rispetto delle regole e all’esuberanza per inseguire le “tendenze” stabilite dagli algoritmi. 
Spesso nelle nostre Città vengono invocati dispiegamenti di forze da parte di Polizia di Stato, Carabinieri e Vigili urbani per far fronte alle intemperanze di alcuni adolescenti.  Dobbiamo chiederci tuttavia se non sia troppo tardi quando intervengono le divise per prevenire se non addirittura reprimere queste condotte che, purtroppo, talvolta sfociano nell’illecito. Altre volte comportamenti azzardati danno origine a conseguenze irreversibili.  Di contro, i ragazzi ci dimostrano quotidianamente che dove c’è presenza, attenzione, ascolto e coinvolgimento ci sono impegno, soddisfazioni, motivazione.  E’ quindi fondamentale dare continuità all’attività sportiva, attraverso un sistema di contributi statali che possa portare tecnici qualificati o la possibilità di istituire polisportive scolastiche che partecipano ai campionati organizzati dalle varie federazioni. La scuola, come luogo protetto e prossimo alle famiglie, anche le più fragili, deve poter ampliare la sua offerta in un’ottica extra scolastica, diventando un riferimento positivo e sicuro per i ragazzi, grazie all’offerta di proposte alternative a quelle formative e in grado di far esprimere gli scolari nello sport, nelle arti e nel sociale, tutto ciò in alleanza con le associazioni del territorio, così da offrire riferimenti positivi attivi nel territorio. 
Ritengo inoltre che sia fondamentale intervenire supportando le famiglie nella crescita dei bambini: è noto come le esperienze nella fascia d’età 0-6 siano fondamentali per la crescita della persona e per il futuro dei nostri giovani. Sarebbe importante offrire a tutte le famiglie italiane il supporto educativo dei servizi asili nido e delle scuole dell’infanzia valutandone l’obbligatorietà. Essi, infatti, sono oramai consolidati in ambito pedagogico come servizi educativi anziché di conciliazione. Un intervento deciso dello Stato su questo fronte consentirebbe di contrastare efficacemente e in modo organico in tutto il Paese la povertà educativa, supportando le famiglie senza lasciarle sole fino all’ingresso dei bambini nella scuola dell’obbligo, incentivando inoltre i progetti di vita famigliare delle giovani coppie.  
Lo Stato, gli Enti Locali, le istituzioni devono lavorare insieme per contribuire a creare un nuovo modello di ispirazione per i giovani d’oggi, affinché capiscano che la chiave per l’affermazione di sé e per la realizzazione è da ricercarsi nel sacrificio, nell’abnegazione e nella curiosità. Abbiamo bisogno di far capire ai nostri figli, fratelli e nipoti che non ci sono scorciatoie ma infiniti e altrettanto appassionanti percorsi per essere protagonisti della propria vita. 
In questo senso, è prioritario un impegno serio da parte del Governo a fornire al corpo docente una formazione specifica per far fronte alla crescita dei ragazzi, sin dalle scuole elementari. 
Con il Patto di Treviso, nell’ultimo anno la nostra città ha creato un osservatorio per la disciplina dei rapporti tra informazione e infanzia, sottolineando l’importanza di un utilizzo corretto delle nuove piattaforme da parte dei minori. Il progetto è nato dallo studio e dalla proposta di aggiornamento della Carta di Treviso in collaborazione con Telefono Azzurro. Ed è proprio partendo da questo osservatorio che Treviso si propone ad essere un laboratorio per un nuovo modello sociale. Anche da questo impegno può nascere un confronto serio e un monito ad avviare una stagione di riforme. Chiudo questo mio intervento lanciando un appello alla condivisione di tutte quelle proposte utili a dar vita a riforme organiche che finalmente diano ai nostri ragazzi gli strumenti migliori per crescere e coltivare le proprie ambizioni e aspirazioni. Treviso, nella costituzione di un nuovo modello sociale, vuole esserci. 
Mario Conte
Sindaco di Treviso

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