Ca' Foncello, inaugurato il nuovo centro trapianti di midollo osseo
Fortemente voluto dalla Regione, sarà operativo dal prossimo autunno con una trentina di trapianti l’anno. A dirigerlo la dottoressa Marta Stanzani con il monitoraggio, per i primi due anni, del dottor Damiano Rondelli
«Da oggi i pazienti di Treviso e Belluno che necessitano un trapianto di midollo osseo non dovranno più andare fuori provincia, o regione, per curarsi». Con queste parole, lunedì 2 maggio, il presidente Zaia ha inaugurato il nuovo centro trapianti di midollo osseo allogenico dell'ospedale Ca’ Foncello. A dirigererlo sarà la dottoressa Marta Stanzani, specialista in Ematologia con esperienza ultraventennale presso il Centro Trapianto di Midollo Osseo Allogenico dell’Istituto di Ematologia e Oncologia “L. e A. Seràgnoli” dell’Università di Bologna. Saranno messe a disposizione del Centro quattro camere, ricavate nella prima fase negli ambienti già esistenti e ristrutturati del Ca’ Foncello. Da fine anni il centro troverà spazio presso la nuova Cittadella della Salute.
«L'inaugurazione di oggi è la prova che le idee nascono dei territori - ha proseguito Zaia -. A Treviso non c’era l’università di Medicina e ora abbiamo vari corsi di laurea. Così cresce l’ospedale, sempre grazie alle associazioni e ai volontari, e cresce la comunità, al punto da attirare luminari di fama internazionale». Il riferimento è al professor Damiano Rondelli, tra i maggiori esperti internazionali nell’ambito di questa complessa procedura terapeutica. Direttore della Divisione di Ematologia/Oncologia e responsabile del Centro trapianti dell’Università dell’Illinois, Rondelli monitorerà per i primi due anni lo sviluppo e la crescita della nuova Unità di trapianto di midollo osseo allogenico trevigiana e coordinerà un piano di training a Chicago per medici, infermieri e biologi maggiormente coinvolti nel programma di trapianto. Infine svilupperà un percorso di formazione attraverso un programma di educazione continua. «Negli Stati Uniti - spiega il dottor Rondelli -. Un trapianto di midollo osseo può costare dai 300 ai 500mila dollari, coperti solo in parte dall'assicurazione sanitaria. Chi si opererà a Treviso, invece, pagherà solo il ticket. Rispetto al passato, oggi si è alzata anche l'età media dei pazienti che possono sottoporsi ad intervento. Se un tempo i trapianti potevano essere fatti al massimo entro i 50 anni, oggi operaiamo anche pazienti di 60 e 70 anni».
La parola è poi tornata al presidente Zaia: «Stiamo investendo moltissimo, come Regione, nella sanità, dove eseguiamo 80 milioni di prestazioni all’anno, che valgono 9,6 miliardi di euro. Servono passione e nuove tecnologie. Il progetto bandiera del Pnrr parlerà di sanità con una visione di prospettiva. Sarà innovativo e spiazzante ma ve lo sveleremo a tempo debito. La sanità è in piena trasformazione, non dobbiamo essere autoreferenziali. I Lea, livelli essenziali di assistenza, dicono che siamo i migliori d’Italia, però non possiamo sederci sugli allori. Poi certo che i medici devono essere pagati di più, lo dico da anni, ma dobbiamo rispettare contratti nazionali, quindi questa partita dobbiamo giocarla tutti insieme. Intanto - conclude il governatore - noi investiamo nelle migliori tecnologie a livello sanitario. A breve arriverà la 7 Tesla, una macchina che costa 9 milioni, e abbiamo robot in tutti gli hub provinciali. Gli investimenti li facciamo sulle idee» ha concluso il Governatore.
I numeri
Il trapianto allogenico di midollo osseo, o meglio di cellule staminali emopoietiche (Cse), da donatore familiare o non familiare, rappresenta da anni la procedura terapeutica di elezione per il trattamento di numerose malattie oncoematologiche (leucemie acute in primis, ma anche alcune forme di linfoma, mieloma, mielofibrosi) e non (aplasie midollari, talassemie, malattie congenite del metabolismo, immunodeficienze severe). Nel quinquennio 2016-2020 sono stati 80 i pazienti seguiti presso l’Ematologia di Treviso e residenti nella Ulss 2: 54 hanno effettuato il Tmo in sede extraregionale, 26 in Regione (10 a Verona, 8 a Vicenza, 8 a Mestre). A questo dato vanno aggiunti i pazienti residenti nella Provincia di Belluno che, seguiti a Treviso come centro “hub” nelle prime fasi della malattia, sono stati successivamente indirizzati al Tmo allogenico in altre sedi.