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Trojan e intercettazioni, Fabio Pinelli: «Non si invade la riservatezza dei cittadini»

L'avvocato, vicepresidente del Csm, si è detto favorevole all'utilizzo solo nei casi di reati di mafia: «La sovranità dello Stato non deve sfociare in controllo indiscriminato dei cittadini»

Durante un incontro organizzato da Area, la corrente progressista della magistratura, è intervenuto anche il vice presidente del Csm, l'avvocato Fabio Pinelli che ha toccato nello specifico il tema delle intercettazioni e dell'utilizzo dei trojan nelle indagini.

Democrazia matura

Sono tanti i passaggi importanti del suo intervento, ma il suo pensiero è ben sintetizzato soprattutto dalle sue affermazioni finali: «È vero che senza le intercettazioni non si potrebbero scoprire alcuni reati, ma è altrettanto vero che, come disse Aharon Barak, giudice della Corte suprema israeliana, “una democrazia matura deve avere il coraggio di combattere il crimine con una mano legata dietro la schiena”, senza cioè disporre di tutti gli strumenti che il potere può attivare, altrimenti al cittadino non resta più nulla». 

Trojan

Il dibattito sull'utilizzo di mezzi tanto invasivi è un tema sul tavolo da diversi anni. Per il ministro Nordio, almeno così sembrava dal momento del suo insediamento, quello di regolamentarne l'uso è parso subito una priorità. E' chiaro che quanto espresso da Pinelli, soprattutto per il ruolo che copre oggi, ha una certa rilevanza nel dibattito.  «Il legislatore - ha anche detto Pinelli - non poteva immaginare che i mezzi tecnologici potessero arrivare a questa potenziale invasività». Ha così aggiunto: «L'utilizzo pervasivo del trojan fa sì che lo Stato invada a pieno titolo la sfera di riservatezza dei cittadini. Bisogna fare in modo che non diventi un mezzo per trasformare la legittima sovranità dello Stato in controllo delle persone». Il vice presidente del Csm non ha negato l'importanza dello strumento, ad esempio per le indagini sui fenomeni mafiosi, ma ha invitato in qualche modo a fare dei distinguo. «La tipologia di reati per i quali il mezzo viene utilizzato è un discrimine fondamentale - ha spiegato - l'utilizzo del trojan dà la possibilità di scoprire un numero di reati molto alto ma la limitazione dell'utilizzo ai reati di criminalità organizzata credo sia un punto di equilibrio ragionevole nel rapporto tra autorità e libertà».

Sovranità

Per il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, i limiti posti dal codice di procedure alle intercettazioni, non sempre sono stati tenuti nella «debita considerazione». Ha poi accennato alle intercettazioni che finiscono sui giornali anche alla luce del fatto che queste non hanno, spesso, rilevanza penale. Pinelli ha poi sottolineato come«la sovranità dello Stato non deve sfociare in controllo indiscriminato dei cittadini» e che quindi la «limitazione dell’utilizzo di uno strumento così invasivo ai soli delitti contro la criminalità organizzata mi sembra un punto di equilibrio ragionevole tra le opposte esigenze».

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