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I ristoranti aprono a pranzo e cena per protesta, arrivano carabinieri e vigili

Sono stati diversi i locali che hanno aderito al movimento #ioapro, ma molteplici sono stati anche i controlli della forze dell'ordine. Per ora nessuna multa ma solo segnalazioni

«Venerdì siamo rimasti aperti a pranzo, con il rispetto delle norme anti Covid. Teniamo a dire che la salute rimane certamente prioritaria per noi, per i nostri dipendenti e per i nostri clienti. Oltre queste mura ci sono necessità, sogni e progetti che da giorni sembrano non avere pari dignità di altre realtà commerciali. Non abbiamo riaperto per incassare, ma per dare un segnale: vogliamo continuare a portare avanti il nostro lavoro, come tutti». A dirlo è lo chef Giovanni Merlo de La Paterna di Giavera del Montello, uno dei diversi locali trevigiani che ha aderito al movimento nazionale dei ristoratori #ioapro.

L'obiettivo della riapertura di venerdì, chiaramente in contrasto con le normative vigenti che non lo permettono, è stato quello di portare all'attenzione del Governo la necessità dello stop alle chiusure forzate di bar e ristoranti o, in alternativa, la concessione di "veri ristori" per tutto il comparto della ristorazione. Il flashmob, a cui non ha però aderito l'associazione Veneto Imprese Unite, ha trovato comunque la viva partecipazione di molti cittadini che hanno così rimepito i locali per qualche ora. Nonostante la protesta pacifica e comprensibile, le forze dell'ordine non hanno però potuto fare altro che far scattare i controlli per il rispetto delle normative anti-Covid. Ecco allora che i carabinieri si sono presentati alle ore 16 proprio a La Paterna, dove a pranzo era presente circa una ventina di commensali, per poi effettuare anche una verifica alle 21.30 al T'Osti di Montebelluna, oltre che al ristorante Da Jodo a Maser (tra i cui ospiti di giornata, circa una cinquantina, era presente anche il sindaco Claudia Benedos). La polizia locale, invece, è intervenuta presso il bar Siesta a Castelfranco Veneto.

In tutti i casi, nonostante qualche accesa discussione tra le forze dell'ordine e i clienti, non sono scattate subito sanzioni ma piuttosto segnalazioni alla Prefettura e alla Questura ed è probabile che tutti i locali trovati a non rispettare le norme verranno presto multati e chiusi per cinque giorni. Oltre al danno, quindi, anche la beffa.

L'opinione del Partito Democratico

«Non possiamo che condannare il gesto del sindaco di Maser: un primo cittadino non può sostenere un’iniziativa che va al di fuori delle regole». Così i rappresentanti del Partito Democratico trevigiano Giovanni Zorzi ed Andrea Zanoni riguardo la partecipazione del sindaco di Maser, Claudia Benedos, ad un pranzo in un ristorante che ha sede nel suo comune nella giornata di venerdì. 

«Capiamo bene le difficoltà che stanno vivendo in questo periodo i ristoratori, con mancati incassi e costi che si fanno sentire – afferma Zorzi, segretario provinciale del Partito Democratico a Treviso - Detto questo, però, bisogna avere l’onestà intellettuale di riconoscere che il governo non è rimasto fermo e lo dimostra il fatto che solo in Veneto sono stati erogati ristori per più di un miliardo di euro a favore delle categorie colpite dal blocco della loro attività in conseguenza alla pandemia. D’altronde, la scarsa adesione all’iniziativa di ieri non fa che confermare l’efficacia di questo impegno. Invitiamo, piuttosto, il sindaco di Maser ad usare bene le risorse straordinarie date ai comuni dal governo per rispondere ai bisogni della propria comunità in questo periodo, come hanno fatto ad esempio a Preganziol e a San Biagio di Callalta, dove si sono previste importanti misure di sostegno agli esercenti in difficoltà».

«Un sindaco dovrebbe dare l’esempio ai propri cittadini ed essere innanzitutto portatore di legalità - aggiunge Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico - In caso di disagio sociale, per quanto giustificato possa essere, un sindaco non può accendere fuochi ma li deve semmai spegnere. Trovo poco responsabile questo atteggiamento che potrebbe innescare reazioni a catena, trasformandosi in una bomba incontrollabile. Un comportamento paradossale se si pensa che addirittura le stesse associazioni di categoria stanno lanciando messaggi e appelli per il rispetto delle leggi. Spero che il prefetto si faccia sentire al più presto: certi incendi vanno spenti sul nascere». 

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