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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Luca e il linfoma non Hodgkin: ha vinto la battaglia e domani festeggerà la festa del papà

La storia di Luca, oggi 40 anni, e la lotta contro la malattia: un percorso difficile che ha superato anche grazie all'affetto della famiglia

Per Luca la festa del papà ha un sapore particolare. Nella sua famiglia ha trovato la forza di superare un male terribile, che gli è stato curato all'Istituto Oncologico Veneto. Oggi ha 40 anni, è marito di Vanna e papà di Jacopo.

La storia

«È febbraio 2012: ho 33 anni, convivo con la mia fidanzata, ho un lavoro autonomo, sono sportivo, gioco a calcio e mi alleno tre volte la settimana, sto ristrutturando casa – racconta il giovane uomo, trevigiano di Loria - e a settembre mi sposo. Insomma tutto programmato, pianificato, fantastico”. Improvvisamente il quadro idilliaco cade rumorosamente dal chiodo. “Boom! Cosa succede? Una sera sto male, vomito e al mattino mi trovo con gli occhi viola. Vado dal medico, chiedo il motivo e la sua risposta è semplice: "Luca, si sono rotti dei capillari probabilmente nello sforzo che hai fatto per vomitare". Quindi tutto passa in secondo piano o quasi, la mia attenzione si concentra sul matrimonio di mio fratello, di lì a pochi giorni. Non importa per le foto della cerimonia, mi dico, tanto con Photoshop si può fare di tutto, ma la verità è che non ero proprio uno spettacolo. Trascorrono i giorni, più di un mese e l'ultimo lunedì di marzo mi sveglio che mi fa male il braccio sinistro, la notte successiva un dolore continuo, il martedì idem, mercoledì lo stesso, e allora si va in ospedale». Dopo sei giorni di ricovero Luca viene dimesso, diagnosi: pericardite, linfonodi gonfi e una massa da identificare nella parte del timo. «Era il giovedì santo, torno a casa con la mia futura moglie e vado subito da mio fratello, tutti preoccupati e con un grandissimo punto di domanda fino alla PET di fine aprile. Prima dell’esame, il medico mi dice: “Luca, qualunque cosa sia, testa bassa e avanti che ce la fai". Esito: linfoma non Hodgkin terzo stadio. Il mio medico di base mi dice: "Luca, andiamo a Padova, facciamo un prelievo per esame istologico al Policlinico e poi si fa quello che si deve fare". Ed io rispondo: "Dove dottore?" E lui: "Dove trovi fiducia". Ed ecco l’Istituto Oncologico Veneto su consiglio della fidanzata di un mio caro amico. Mi fido delle persone, penso che tutti possano volere bene e quindi decido per lo IOV. Conosco la dottoressa Savina Aversa, indimenticabile dottoressa, che mi dice "Luca, dobbiamo fare queste terapie, ma il destino te lo decidi tu”». Conosce così il dottor Dario Marino, oncologo medico dell’Unità operativa complessa di Oncologia 1 diretta dalla dottoressa Vittorina Zagonel, che lo seguirà da lì in avanti.

La cura

«Ecco sembra tutto semplice, sembra tutto facile, dai che di sicuro si risolve. Si lo è, quando hai una persona vicino che diventerà tua moglie, un papà, un fratello, una cognata, una grande famiglia, un mondo di amici che sanno chi sei e una mamma che da poco se ne è andata dopo una malattia lunga vent’anni. la persona che ti ha dato la vita un mese prima di morire, immobile a letto, ti dice: “Luca, ricorda che ci sono persone che stanno peggio di me, allora devi solo imparare, capire e affrontare tutto con la forza di un leone. Poco importa elencare ora tutta la trafila di esami e terapie, conta che oggi sto bene, sono sposato, e nel 2017 sono diventato papà di Jacopo. Devo solo ringraziare tutte le persone che ho incontrato e conosciuto nel “mondo dello IOV”, la mia famiglia, mia moglie, gli amici, il calcio. Un grazie di cuore al dottor Marino che mi ha salvato la vita: grazie, grazie, grazie, gli voglio bene». Patrizia Benini, direttrice generale dello Iov, sottolinea: «La malattia insegna a capitalizzare il tempo, ancor di più se sei giovane, inserito in un tessuto sociale, familiare, lavorativo. In occasione della Festa del Papà abbiamo voluto raccogliere la testimonianza di Luca per lanciare un messaggio di speranza a tutti coloro che stanno affrontando la malattia, un percorso sempre angosciante, spesso tortuoso. Insieme a Luca vogliamo celebrare la festa di tutti i padri che sono nostri pazienti, a quelli che lo sono stati, e quelli che grazie alle nostre cure un giorno potranno diventarlo, ma anche i papà che lavorano nei nostri reparti, nelle corsie, nei day-hospital, negli ambulatori, negli uffici delle nostre sedi di Padova, Castelfranco Veneto, Schiavonia».

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