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Jessica e Jack, storia di una ragazza e del "suo" diabete

A 29 anni ha scoperto di essere malata: un matrimonio in programma, l'acquisto di una casa e improvvisamente la vita viene sconvolta. In un blog e con alcuni video su Facebook è diventata testimonial della ricerca. Il consiglio: «Fate l'amore, abbassa la glicemia»

Un lavoro in un'agenzia immobiliare di Quinto, un matrimonio in cantiere, la casa da comprare. Una vita normale, regolare, senza ostacoli o gravi problemi. E poi improvvisamente arriva lui, il "maledetto" diabete, a sconvolgerti la vita. A 29 anni. Dall'affondare in un profondo abisso fino alla lenta risalita: questo il viaggio raccontato da una ragazza trevigiana, Jessica Zanardo, oggi 31enne, in un blog ("La vita di un'altra") che diventerà a breve un libro e sulla sua pagina Facebook con video che sono divenuti virali e diffusi dagli stessi medici che seguono pazienti come questa coraggiosa ragazza. Jessica, in occasione della giornata mondiale contro il diabete, ha deciso di raccontarci la sua storia oltre a pubblicare (sempre sui social) una sorta di spot per la ricerca.

Come e quando hai scoperto di avere il diabete e come è cambiata la vita di tutti i giorni?

«Quando mi è venuto il diabete la mia vita è cambiata radicalmente: avevo un matrimonio e comprato casa. Erano giorni che avevo tanta sete e andavo molto spesso in bagno; poi ho avuto i sintomi di quella che sembrava una colica renale. Si trattava in realtà di un fortissimo dolore alla gamba sinistra, un dolore costante che partiva dal rene sinistro ed era sceso verso la gamba. Sono andata in ospedale, mi hanno fatto gli esami e portato in una stanza: mi hanno spiegato che ero fortemente disidratata e questo per l'iperglicemuia».

Cosa è cambiato dentro di te?

«Era tutto diverso per me, tutto nuovo. La malattia mi ha fatto capire molti aspetti della mia vita: quando queste cose accadono e hai già un'età adulta sposti l'attenzione verso il dentro e non piu verso l'esterno. Ho compinciato ad avere ipoglicemie dal nulla, in cui tremi e devi farci l'abitudine».

Come hai reagito?

«Ho iniziato a ribellarmi, non volevo saperne di essere malata. Per sei mesi non ho preso l'insulina, avevo deciso di non essere malata, poi ho perso un sacco di peso, fino a 43 kg. Ne pesavo 57».

E poi cosa è successo?

«Pian piano inizi a fare pace con te stessa: la mia cura è stata scrivere per combattere la depressione, una sorta di annientamento che vivevo. Ho aperto un blog che è diventata la bozza di un libro che il mio ragazzo che è un grafico mi sta aiutando a realizzare. Lui ha voluto pubblicarlo e uscirà a dicembre. Ho fatto anche una sorta di spot, di mia sponte, per aiutare la ricerca. I miei video sono stati condivisi da alcuni medici che mi hanno fatto capire che servivano molto anche e soprattutto agli altri».

Perchè hanno questo successo secondo te?

«C'è una forte condivisione di chi vive la mia stessa esperienza, un racconto terra terra di quel che succede e una forte ironia, preferibile ai paroloni. E' una malattia in cui si vive tanta solitudine e incomprensione: non si conoscono i dietro le quinte ed è questo quello che cerco di fare. Il mio diabete lo chiamo Jack: ho deciso di dargli un nome perchè noi non siamo la nostra malattia ma persone con quella malattia».

Chi è Jack?

«Jack può essere qualsiasi cosa, può essere la giornata storta o un'altra malattia: è fondamentale parlarne, anche con ironia. Spesso invito a fare l'amore perchè abbassa la glicemia. E' vero: tutto ciò che ci rende felici, fare qualcosa di attivo, abbassa la glicemia. E' fondamentale rendersi la vita un pò più facile: ho dovuto ridimensionare gli orari di lavoro, ho bisogno di qualche permesso in più, finisco un pochino prima. Da quando ho cominciato a scrivere c'è un sacco di gente che mi ha contattato, alcuni dicendomi che da oltre dieci anni non avevano detto a nessuno che erano malati di diabete. E raccontarlo è stato come fare coming out».

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