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Festa dell'Assunta, il Vescovo: «Nessuno si salva da solo, il vero bene è comune»

Lunedì 15 agosto la santa messa nella chiesa di Santa Maria Maggiore (Madonna Granda) con la consegna del cero da parte del sindaco Mario Conte. Tradizione che si rinnova dal 1300

La consegna del cero da parte del sindaco Mario Conte al Vescovo di Treviso, Michele Tomasi, ha dato il via lunedì mattina alle celebrazioni per l'Assunzione di Maria, tradizione che a Treviso risale al 15 agosto del 1300, data della vittoria contro le milizie del patriarca di Aquileia. Dopo la liberazione della città da un podestà tiranno nel 1312, la motivazione della festa era stata ampliata aggiungendo la liberazione dalla peste e da altri pericoli.  Poi, nel 1474, il restauro della chiesa di Santa Maria Maggiore. In anni più recenti, il voto è stato ripristinato da una delibera del consiglio comunale nel 1952.

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L'omelia

Dall'altare il Vescovo Tommasi ha detto: «La celebrazione dei misteri della fede cristiana è certamente importante per molti trevigiani, ma non è più l'unico cemento che unisce in un vincolo di solidarietà la nostra cittadinanza. Eppure oggi siamo ancora qui, in una catena pressoché ininterrotta di tradizione. Ripetere con autenticità questo gesto ci pone di fronte ad una grande responsabilità civica. Ci stiamo donando e stiamo condividendo la convinzione che il mistero dell’esistenza possa essere accolto in un orizzonte tanto ampio da far fiorire ogni progetto di vita, ogni visione del mondo, ogni fede, anche ogni rifiuto di essa. Stiamo facendo nostra la responsabilità di tutti per tutti: il senso della vita è personale, ma nessuna persona è un atomo chiuso e concluso in sé stesso. Il vero bene è sempre bene comune, e la relazione attenta e rispettosa, il dialogo franco ed appassionato, la presa in carico delle necessità degli altri, soprattutto di quelli che meno hanno potere e voce, sono l’atteggiamento cui ci impegniamo a vicenda, consapevoli che solo allargando lo sguardo al di là dell’immediato e del contingente riusciremo a dare splendore e spessore al dono della comune cittadinanza. Il Comune accoglie la responsabilità propria di ogni consesso democratico di costruire le premesse e le condizioni per il bene autentico di tutti, la Chiesa nella sua fedeltà al Signore Crocifisso e Risorto riconosce – in tutta umiltà ma anche con risolutezza - che prova tangibile della sua fede è la cura che essa si prende di ciascuno, a servizio della dignità della persona, di ogni persona, della persona intera».

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«Ci stiamo anche dicendo e ricordando, oggi, che è possibile il rischio di un cammino comune, e anche che ne vale la pena. Il nostro orizzonte è l’orizzonte della comunità - cittadina, certo, ma poi ampia come il mondo intero. Noi siamo intessuti di relazioni, siamo liberi solamente all’interno di una storia, e soltanto vivendo in essa possiamo liberamente disporre di quanto ci è stato donato. Ciò che è personale non deve essere unicamente e necessariamente privato. In tanti momenti anche recenti abbiamo saputo dimostrare la verità concreta di questo assunto, ogni volta che vincendo paure e chiusure abbiamo agito sapendo che non ci si salva da soli, che camminare insieme, nella concretezza dei fatti, è in fondo l’unica fonte di vera felicità. Quello che abbiamo sperimentato, nelle fatiche della pandemia come nell’accoglienza dei profughi della guerra, diventi stile e metodo per affrontare le grandi vicende e le sfide del nostro tempo».

Il commento del sindaco

«Quella a Santa Maria Maggiore è stata una cerimonia partecipata, bellissima, che testimonia l’unità della comunità trevigiana. 
Ringrazio il Vescovo Michele per le parole sagge e illuminanti, il sorriso e la vicinanza a tutti noi» conclude il sindaco di Treviso, Mario Conte.

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