Festa dell'Assunta, messa e consegna del cero a Santa Maria Maggiore
Sabato 15 agosto a Treviso si è tenuta la prima celebrazione eucaristica per la Festa dell'Assunta nel rispetto delle norme anti-Covid. Presente il sindaco Mario Conte
La chiesa di Santa Maria Maggiore ha ospitato, sabato 15 agosto, la messa per la Festa dell'Assunta con la tradizionale consegna del cero alla Madonna Granda di Treviso.
Una celebrazione eucaristica molto diversa rispetto agli anni scorsi a causa delle norme anti-Covid. Presente il sindaco di Treviso, Mario Conte. Mascherine e distanziamento hanno segnato lo svolgersi della cerimonia, celebrata dal Vescovo Michele Tomasi: «La società civile si è radunata davanti a una Madre per ritrovare la fraternità. Una fraternità che, dopo un periodo difficile, rigenera» ha commentato il Vescovo di Treviso durante l'omelia. Molti i fedeli partecipanti, nel rispetto delle norme anti-contagio, accolti sia in chiesa che nel chiostro della basilica, distanziati davanti allo schermo. «Maria non è separata da noi - spiega il Vescovo ai fedeli - Lei è con Cristo, la prima di tutti noi. La forza della risurrezione agisce infatti anche nella nostra vita, nella nostra storia, anche se non si è ancora manifestata in pienezza». L’immagine del Signore della vita che prepara un rifugio e salva dal drago la donna che ha appena partorito e il bambino, nel racconto dell’Apocalisse, ci ricorda che nelle pieghe della storia rimangono dei luoghi di accoglienza, di speranza e di luce anche in situazioni e in tempi difficili.
Ricordando la tradizione, conservata nel tempo, del dono del cero da parte della città alla Madonna granda, il Vescovo Michele ha sottolineato come «nella soluzione di conflitti piccoli e grandi, nella difesa della libertà, nello sforzo di uscire con la solidarietà dalla tragedia della guerra, nelle sfide grandi della pandemia, la città si è ritrovata e si ritrova come comunità civile, non come insieme disunito di individui. E si raduna davanti ad una Madre, per ritrovare la fonte della fraternità necessaria a ri-generarsi. La fiamma del cero donato dal Sindaco e dal Comune rappresenta la luce – piccola, debole talvolta – che può venire solamente da una concordia di impegno per il bene di tutti. Non è un faro che spazza ogni buio ed ogni ombra, ma può essere valida compagna di strada per il prossimo passo da percorrere; essa non ci impone nessuna uniformità, ma silenziosamente ci mostra l’efficacia e la bellezza del dono di sé per il bene di tutti, nel dibattito anche, che è ricerca del bene possibile e mai distruzione delle ragioni della convivenza e dello sviluppo. Questo dono rappresenti la nostra fiducia nella vita, nelle risorse e nella dignità della persona, nel futuro - ha concluso mons. Tomasi - E possa illuminare le nostre speranze, dare consolazione, infondere coraggio». Al termine della celebrazione il Vescovo ha recitato una preghiera di affidamento a Maria.