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Giovedì, 25 Aprile 2024
Attualità Cavaso del Tomba

Senza vincitori né vinti: sul Monte Tomba musica e pace con Cristicchi e Paolini

Anche Alaa Arsheed e Isaac De Martin, il 28 e 29 luglio, sul Monte Tomba, per testimoniare il senso del loro progetto Seeds_IplaywithMozart: la guerra non è finita ma il talento è più forte del conflitto, la musica avvicina i popoli

CAVASO DEL TOMBA A cent’anni dalla fine della Grande Guerra, il terreno di battaglia del Massiccio del Grappa si fa palcoscenico naturale e ospita due tra i più grandi narratori italiani nel racconto della storia da una prospettiva umana, intima. Marco Paolini e Simone Cristicchi, per la prima volta insieme, si danno appuntamento nei luoghi dove si disputarono battaglie sanguinose e durissime, per dare corpo e voce a due uomini normali e straordinari, mentre vivono l’assurdità del conflitto: il 28 e 29 luglio sul Monte Tomba è in scena Senza vincitori né vinti di Francesco Niccolini, scritto a quattro mani con Mario Rigoni Stern.

Insieme ai due narratori, a proporre l’arte e la musica come strumento universale di dialogo, punto di svolta per il superamento del conflitto, dalla brutalità alla speranza, e la creazione di futuro, sono due giovani musicisti, un rifugiato siriano e un italiano, che hanno già raccolto l’attenzione di UNHCR, Amnesty e Al Jazeera. Alaa Arsheed e Isaac De Martin sono sul palco per suonare la partitura originale di Senza Vincitori né vinti - scritta da Alessandro Grego e diretta da Filippo Faes – insieme al Coro Valcavasia, Anna Serova alla viola, Mattia Tormen e Andrea Bordignon alle percussioni. Su quel palcoscenico naturale, sulla cima della montagna, ci sono soprattutto per testimoniare il senso del progetto che nasce dal loro incontro: un profugo siriano e un “locale” veneto-italiano, che si incontrano “grazie” alla guerra e attraverso la musica, si riconoscono talento, vicinanza e amicizia. Scelgono di comporre e suonare insieme e inventano Seeds_IplaywithMozart, un progetto che altro non è se non la proposta di condivisione del loro percorso felice.

Fuggito nel 2011 dalla Siria, dove con la famiglia gestiva un caffè culturale che ospitava concerti e mostre, Alaa arriva in Italia con il suo violino nel 2015. Incontra Isaac nella sede di Fabrica, il centro di ricerca trevigiano che intercetta la sua storia e decide di produrre il suo primo album, Sham: otto brani in cui il musicista siriano ripercorre la sua vicenda personale. Insieme, la scorsa estate, Isaac e Alaa affrontano un viaggio sulla rotta balcanica dei migranti, ripercorsa al contrario da Udine a Salonicco, un viaggio in cui sperimentano direttamente la musica come strumento di facilitazione e di incontro. Suonano con i migranti e con i locali, cercano e offrono dialogo con il linguaggio della musica. Oggi, mentre la Siria è ancora lacerata dal conflitto e il tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo infiamma e agita il dibattito politico, continuano a fare della loro musica un percorso di pace e di speranza.

Parte dell’esperienza di Seeds è confluita anche in Construction Site, l’ultimo album di De Martin pubblicato nelle scorse settimane: un viaggio sonoro nel segno della contaminazione che coinvolge, oltre ad Alaa, artisti da tutto il mondo incontrati dal musicista trevigiano negli ultimi due anni. Sul Massiccio del Grappa celebrano il rito collettivo della fine del primo conflitto mondiale, avvenuto 100 anni fa, e ci ricordano, concretamente con la loro presenza, che le guerre non sono finite. “Ricordiamoci che la guerra c’è, non solo c’è stata. Si è spostata da queste montagne e da questo emisfero terrestre e continua ad essere combattuta – ricorda Alaa Arsheed – sono grato alla musica e al teatro che mi permettono di essere qui, per portare un messaggio di pace e insieme di attenzione verso situazioni di sofferenza”.

“Dall’alto delle cime lo sguardo è ampio e la riflessione si apre ad un orizzonte che riguarda le guerre contemporanee e la storia dell’uomo – afferma Isaac De Martin – spesso diamo per scontato che la guerra non tornerà. Non si tratta di abolire confini o conflitti, piuttosto di chiedersi se il conflitto ha bisogno di toccare la brutalità della guerra per produrre i suoi frutti positivi: il confronto e la consapevolezza dei limiti". A questo è dedicata la nona edizione di Vacanze dell’anima, di cui Senza vincitori né vinti è l’appuntamento simbolo, che già nel titolo dissolve la distanza tra due schieramenti, trasmuta nemici e avversari in uomini, semplicemente. Giocare con i confini è il titolo del festival, dal 19 luglio al 4 agosto, un invito a conoscerli, renderli porosi, ampliarli. Su questa scia, il programma propone piccole incursioni che provano a sciogliere barriere sociali e culturali, utilizzando arte e cultura come concreti strumenti di incontro, invitando il territorio e le persone a vivere e raccontare le proprie sfide.

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