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Focolaio Covid in azienda vitivinicola, i sindacati: «Servono più controlli»

Rosita Battain, segretaria generale della Flai Cgil di Treviso, commenta con parole dure il decesso della 48enne romena impiegata in una ditta di Valdobbiadene: «Bisogna estirpare le sacche di irregolarità»

«Alla stregua di una morte sul lavoro, orribile e incomprensibile. Bisogna estirpare le sacche di irregolarità e illegalità dove, anche in un comparto di pregio e alta gamma di prodotto e produttori, si annida ancora oggi lo spettro dello sfruttamento. A farne le spese i lavoratori in primis e poi le aziende “sane”, quelle rispettose delle regole sulla sicurezza e di quelle del mercato. Quelle realtà produttive che alla logica del profitto antepongono la logica della responsabilità sociale e della salute».

Rosita Battain, segretaria generale della Flai Cgil di Treviso, commenta con queste parole il tragico decesso per Covid della 48enne romena impiegata nella vendemmia in una ditta di Valdobbiadene. «Un fatto di cronaca che dimostra - sottolinea la segretaria della categoria dei lavoratori agricoli - le falle di un sistema di controlli, anche sul fronte Covid. Per questo interpelleremo la Prefettura di Treviso al fine di aprire un tavolo permanente di settore con tutti gli attori del nostro territorio anche per sostenere l’adesione dei produttori alla Rete agricola di qualità, dunque gestire al meglio la filiera, dal punto di vista della sicurezza sul lavoro, con potenziamento degli organi preposti, e abbattere la concorrenza sleale. Proprio in questi ultimi giorni, anche con l’avvicinarsi dell’obbligo di Green pass, come sindacato, abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di addetti di alcune aziende del comparto, preoccupati dalla mancanza di controlli nell’applicazione delle regole e dalla scarsa propensione a mettere a disposizione i necessari dispositivi di sicurezza individuale previsti - aggiunge Battain - C’è allora una precisa responsabilità di quegli imprenditori del settore agricolo e florovivaista che non rispettano la normativa e non mettono in pratica i protocolli di sicurezza a prevenzione del contagio - continua Battain - Sicurezza per la salute dei lavoratori, delle nostre comunità ma anche dell’azienda e della filiera del prodotto. E non va di certo puntato il dito contro i lavoratori e le lavoratrici romeni o immigrati, che sono i più fragili e indifesi rispetto ai fenomeni di sfruttamento, senza tutele e rete sociale, un caso come questo ne è emblema. I migranti sono, infatti, quelli che mandano avanti i picchi stagionali. Accusare loro sa di pregiudizio e fa si che si distolga l’attenzione dal vero problema: ovvero le irregolarità sulla sicurezza e contrattuali. Piuttosto sarà fondamentale alzare la guardia sul mondo delle cooperative che gestiscono il reclutamento degli stagionali dall’estero perché anch’esse contribuiscano a garantire la salute di tutti, dentro un quadro di responsabilità e regolarità contrattuale».

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