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Multe annullate al Cso Django: il Comune dovrà pagare le spese legali

Due sentenze del tribunale di Treviso hanno annullato cinque sanzioni comminate dal Comune al centro sociale di Treviso. Il commento: «Uno scivolone non da poco per l’amministrazione Conte»

«Chi conosce Django lo sa: il centro sociale è una delle piazze più belle che la nostra città possa offrire, una Treviso sempre più bomboniera e vuota, ma contro il nulla che avanza noi siamo ancora qua. Le multe non ci hanno mai fatto paura, la lotta paga, e questa volta a pagare le spese legali sarà l’amministrazione comunale. Per quanto ci riguarda meglio se spendete i soldi per altro. Un suggerimento? In case popolari». I militanti del centro sociale di Treviso commentano con queste parole la sentenza del giudice che, mercoledì 6 aprile, ha cancellato cinque sanzioni fatte dal Comune al Cso Django per un valore complessivo di quasi 30mila euro. Multe che erano state fatte per le feste organizzate all'interno del centro sociale. Ora l'amministrazione comunale dovrà pagare le spese legali per aver perso la causa.

«Django è un luogo sicuro perché è stato liberato da ogni forma di discriminazione, sottratto all’incuria e all’abbandono divenendo comune, bene della collettività, grazie al tempo e alla generosità di tantissimə. Un luogo inclusivo anche grazie al percorso di progettazione partecipata dal basso che attraverso eventi di autofinanziamento sta ristrutturando tutta l’area al fine di renderla fruibile alle persone che lo vivono o lo vivranno» continuano i membri del centro sociale. Le multe contestate risalgono al 2018 e sono state annullate in sede giudiziaria perché formulate per esercizi commerciali, in cui Django e Open Piave non rientrano neanche lontanamente. Eventi e feste senza nessuna finalità di lucro, quindi. Solo raccolte fondi per garantire progetti e percorsi di lotta. «L’amministrazione - concludono dal Django - per altro dimostra di aver letto sommariamente la convenzione stipulata con Open Piave dove veniva pattuita la possibilità di organizzare eventi di autofinanziamento per poter adempiere alla riqualificazione totale dello spazio assegnato. Qui da noi nessunə intasca nulla. Un tentativo subdolo di cancellarci con delle multe amministrative, quando ogni centesimo guadagnato qui viene speso per mettere in sicurezza l’area che per oltre vent’anni è stata lasciata all’abbandono e al degrado».

Il commento

Sulla vicenda è intervenuto anche Luigi Calesso, portavoce di Coalizione civica Treviso: «Le due sentenze del tribunale di Treviso che ha annullato le sanzioni comminate dal Comune al Django segnano una pesante sconfitta dell’amministrazione comunale, sia sul piano politico che su quello giudiziario - dice Calesso - Sul piano politico è evidente il clamoroso fallimento del tentativo di mettere in discussione la convenzione vigente tra il Comune e Open Piave per la gestione di una porzione della ex-caserma attraverso le sanzioni per le attività che si svolgono nel complesso. Sul fronte giudiziario è altrettanto pesante la decisione della Giunta di non ricorrere in appello contro le due sentenze del tribunale perché rappresenta una ammissione della insostenibilità del tentativo di ribaltare le sentenze.

Sarà quindi necessario portare all’approvazione del consiglio comunale il riconoscimento del debito fuori bilancio necessario per pagare le spese di soccombenza previste dalle sentenze stesse: il tribunale, infatti, ha sancito che ai rappresentanti del Django vanno rimborsate da parte dell’amministrazione comunale le spese legali che hanno sostenuto. Quando ciò avverrà, c’è da chiedersi come la Corte dei Conti potrebbe valutare la spesa che il Comune dovrà sostenere a seguito dell’annullamento delle multe, spesa che, ovviamente, verrà sostenuta con i soldi dei contribuenti. Va notato, infatti, che il tribunale di Treviso si è espresso sui ricorsi relativi ai 5 verbali di contestazione valutandone non solo gli aspetti formali ma anche quelli sostanziali e ritenendoli talmente privi di fondamento da ritenere che il Comune di Treviso debba anche rifondere le spese giudiziarie ai ricorrenti. Una scivolata non da poco per l’amministrazione Conte» conclude.

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