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Giovedì, 28 Settembre 2023
Attualità Centro / Borgo Camillo Benso Conte di Cavour

Museo Bailo, la sala conferenze intitolata a Vittorio Zanini

Medico, assessore e consigliere comunale: ad un anno dalla scomparsa Treviso rende omaggio all'uomo e al politico promotore della realizzazione del nuovo museo. Presente la vedova Silvana

La sala conferenze del Museo Bailo, da mercoledì 27 luglio, porta il nome di Vittorio Zanini: a un anno dalla scomparsa dell'ex consigliere comunale, Treviso ha voluto rendergli omaggio con un gesto quanto mai significativo. L'intitolazione della sala conferenze come attestato di gratitudine per l'impegno e la passione con cui Zanini si è sempre battuto per la realizzazione del nuovo "Bailo". Grazie a lui, infatti, era stato stanziato il primo finanziamento da 5 milioni di euro. Quando il sindaco Mario Conte e l'assessore Lavinia Colonna Preti hanno svelato la targa insieme alla vedova Zanini l'emozione in sala è stata fortissima: "medico, assessore e consigliere comunale" si legge nell'intestazione. In sala presenti esponenti non solo della politica trevigiana ma anche del mondo dello sport, i residenti del quartiere di San Giuseppe e il mondo della sanità. Tra i trevigiani di spicco è intervenuto il magistrato Carlo Nordio e molto apprezzata è stata anche la presenza delle associazioni: Trevisani nel Mondo e del coro "Stella Alpina". Tutti riuniti al Bailo per rendere omaggio a un grande trevigiano. «Ci manchi tanto» il commento dell'assessore Lavinia Colonna Preti. Ora sarà per sempre legato alle stanze del "suo" museo Bailo.

La poesia

Sritta da Giovanna Zucca, "Io sono il gabbiano" è stata letta mercoledì 27 luglio nel giorno dell'intitolazione della sala conferenze, suscitando grande commozione tra tutti i presenti alla cerimonia.

Non doletevi per me.
Non intristitevi se pensate che non potrò sentire la pioggia o il vento tra i capelli, quei pochi che mi sono rimasti.
Io sono là, dove la pioggia ha origine e sono tra le pieghe del volto di colui che manda il vento.
Non siate tristi perché non potrò vedere le stelle, io sono là in quel puntino luminoso che scrutate col naso in sù per scoprire la stella più brillante.
Non pensate che i miei occhi non vedranno più la luna perché io abito la luna, e sarò a dondolarmi nel cielo quando cala e si fa culla.
Non pensate che sia finito nel grande vuoto che tutto ingoia perché non sono nel vuoto ma nel Tutto che tutto riempie.
Sono in ogni cosa e quando vi mancherò, basterà che in silenzio invochiate il mio nome e io sarò lì.
Sarò nel lampo che fende il buio una notte d’estate e nel rombo di tuono che lo segue.
Sarò nel boato dello stadio dopo il goal.
Sarò il sesto cerchio, quello invisibile, che vedrete a ogni nuova olimpiade.
E sarò nella stretta di mano tra avversari che al termine di uno scontro senza sconti vanno insieme a farsi un bicchiere.
Sarò lì ed è lì che mi dovete cercare.
Cercatemi nel primo vagito del bambino che si affaccia al mondo e negli occhi della madre che lo guardano increduli.
Nell’urlo della sirena che corre nella notte portando timore e speranza.
Nel sale che brucia gli occhi il giorno del primo bagno in mare dopo l’inverno.
Sarò quella foglia di basilico profumato che inebria e fa venire voglia di partire e sarò quel fiocco di neve che danza nell’aria incapace di posarsi e porre fine al suo volo.
E’ in questi luoghi che dovete cercarmi quando la nostalgia si affaccia ai vostri cuori.
Io sono il gabbiano che annuncia la distesa blu del mediterraneo, sono il merlo che dispettoso si posa sui davanzali per fuggire via non appena vi scorge e sono la brina del mattino che come diamante adorna di luce i più umili fili d’erba.
Io sono il giallo, il blu, il rosso il verde e ogni colore che l’iride umana può vedere e sono la luce che la attraversa.
Sono il primo caffè del mattino e il profumo di pane fresco di certe baite in alta montagna.
Sono lo scroscio dell’acqua che innaffia il roseto e sono la coccinella che avete trovato quel giorno su una foglia di vite.
Se guarderete col cuore aperto, sarò seduto in quella sedia in piazza, dove mi avete visto e salutato innumerevoli volte e dove da lontano vi ho chiamati con la mia voce tonante.
Sarò con voi quando in macchina accenderete la radio e sentirete proprio quella canzone alla quale pensavate da giorni, sarò in quella targa con tutti sette e la zeta di Zorro e nei numeri gemelli quando guarderete l’ora. Le 11 e 11 ... e io sarò li.
Sono qui, nelle opere di Arturo Martini e sui gradini della scala che porta al piano superiore pronto a farvi i dispetti e mi nasconderò per non farmi trovare quando convinti di avermi visto mi correrete incontro.
Io sono il gabbiano, non pensate a me con tristezza perché io non la conosco, io sono il Tutto che tutto crea e tutto contiene come nelle omeomerie anassagoree. Il Tutto nel tutto.
Non cercatemi tra i morti perché il regno dei morti non mi appartiene, cercatemi qui e ora in mezzo a voi, nelle parole di quella targa che mi avete dedicato e in queste frasi che qualcuno ha composto e sta leggendo.
E... la vedo… la mia ballerina che sta per commuoversi... guardatela... in quella lacrima che cerca di trattenere c’è una parte di me. La migliore, quella che solo a lei ho destinato. Io sono qui io sono infinito.

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