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Nonna Pasqua, come compiere 105 anni ai tempi del Coronavirus e della tecnologia

Ospite del Centro Servizi alla Persona Domenico Sartor di Castelfranco Veneto, nonna Pasqua ha potuto festeggiare il compleanno con la famiglia grazie alla videochiamata

Compiere 105 ai tempi del Coronavirus, sentendo lo stesso la vicinanza dei propri famigliari grazie alle videochiamate. Succede oggi al Centro Servizi alla Persona Domenico Sartor di Castelfranco Veneto, dove la pluricentenaria, una delle cittadine più longeve della provincia di Treviso, ha spento 105 candeline festeggiata dalla struttura e in contatto a distanza coi famigliari per i noti provvedimenti in merito al Coronavirus.

«Nonostante il difficile momento che stiamo vivendo a causa del Coronavirus, abbiamo voluto comunque festeggiare lo storico traguardo di Pasqua Mason e i suoi 105, il tutto ovviamente con le dovute precauzioni e la commovente videochiamata coi famigliari – racconta Elisabetta Barbato, direttrice del Centro Sartor – In struttura abbiamo ben 26 ospiti nella fascia d'età tra i 95 e i 100 anni e già 3 ultracentenari. Ringrazio allora nuovamente tutto il personale e i volontari per l'impegno che ci stanno mettendo in questo periodo difficile, fatto di restrizioni e grande attenzione alla salute di tutti, perchè i nostri ospiti possano vivere un'esperienza serena anche in questa fase particolare». «Mi unisco agli auguri per la nostra ospite centenaria Pasqua e ai ringraziamenti a tutto il nostro personale, a qualsiasi livello – continua Maurizio Trento, presidente del Centro Sartor – Riuscire a mantenere queste importanti tradizioni in un momento di così grande difficoltà per il mondo intero, è segno di solidità e di grande professionalità, unita ad un rispetto costante per gli aspetti umani. La ricetta per una corretta gestione di un istituto come il nostro Centro Sartor, un riferimento anche per il territorio ed i suoi cittadini».

Un po' di storia della 105enne Pasqua Mason, che da dieci anni vive al Sartor e non ha mai perso la dolcezza del suo sorriso e la luce dei suoi splendi occhi azzurri: «Sono nata a Moniego di Noale il 31 marzo 1915, era mercoledì della settimana Santa così mi chiamarono Pasqua Maria; sono la terza di nove fratelli (4 femmine e 5 maschi). Ho frequentato la scuola elementare fino alla classe quarta: mi piaceva molto studiare, ero brava, ordinata e prendevo molti dieci. Sognavo di diventare una brava maestra ma eravamo tanti fratelli, studiare diventava un lusso per pochi e il papà non voleva fare differenze. Allora mi mandarono dalle suore ad imparare a ricamare, ma questo non mi bastava, così andai ad imparare a cucire da una sarta del paese. Dopo un po’ capii che dovevo andare da una modista a Noale, se volevo apprendere il meglio del mestiere. Così tutte le mattine partivo da casa a piedi con un pezzo di pane ed un pentolino di latte come pranzo, per recarmi dalla sig.ra Agostinetti, la modista che mi amava come fossi una figlia. Finalmente dopo tanti sacrifici mi sono sentita pronta per fare la sarta a casa mia ed il lavoro non mi mancava».

«Così sicura del mio mestiere, nel 1942 mi sono sposata con Antonio Pesce, anche lui terzo di dieci fratelli e classe 1915. Dalla nostra unione sono nati 4 figli, Giuseppe, Letizia, Dina e Loredana. Negli anni del dopoguerra mio marito era disoccupato e vivevamo in due stanze in affitto, ma di fronte a queste difficoltà non mi sono mai arresa, anzi lavoravo giorno e notte per poter comperare un pezzo di terra dove costruire la nostra casa. E nel 1950 quel sogno si è realizzato e siamo andati a vivere nella nostra nuova abitazione frutto di tanti sacrifici. Lì avevo più spazio per lavorare e molte ragazze venivano nel mio laboratorio per imparare il mestiere di sarta; la clientela era numerosa, ma c’erano anche molte persone povere che avevano bisogno di essere vestite. A loro non chiedevo denaro e mi bastava quel poco che potevano darmi: delle uova e un po’ di verdura. In paese sono diventata la sarta con il soprannome di “Maria Mariona” e mi conoscevano anche perché facevo parte dell’Azione Cattolica ed organizzavo dei pellegrinaggi alla Madonna di Monte Berico. Passano gli anni, i figli si sposano e ho la gioia di vedere nascere dieci nipoti e quattro pronipoti. Ogni giorno ringrazio il Signore del dono della vita, ogni giorno è un regalo per me».

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