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LA CRITICA / Spresiano

La Pedemontana grande raccordo anulare del Veneto? Follesa: «Ma per cortesia»

Il coordinamento ecologista Covepa spara a zero sugli ordini degli ingegneri che vedono nella Superstrada pedemontana veneta un rafforzamento del tessuto connettivo dei centri urbani della Regione

La Superstrada pedemontana veneta o Spv che dir si voglia come grande raccordo anulare del Veneto? L'idea cara all'Ordine degli ingegneri del Veneto viene bocciata dal Covepa, ossia l'associazione ambientalista che da anni contesta il progetto che una volta ultimato dovrebbe connettere Spresiano nel Trevigiano a Montecchio Maggiore nella Marca. Questo è quanto fa sapere lo stesso Covepa in una nota di fuoco pubblicata ieri 5 aprile sul blog dell'associazione dal vicepresidente Massimo Follesa.

IL J'ACCUSE

«Si deve tenere presente» che gli ingegneri «vogliono servire come attuale una proposta di trent'anni fa che ha radici in una visione da anni '50». La critica dell'architetto Follesa per l'appunto si rivolge ad un presa di posizione della Federazione degli ordini degli ingegneri del Veneto. La quale sul proprio portale il giorno 3 aprile aveva esplicitato così il punto di vista della categoria.

L'ANTEFATTO

«L'area pedemontana veneta, da Vicenza fino all’Alto Trevigiano - si legge - risulta costituita da una rete di centri di medie e piccole dimensioni e da un territorio punteggiato da numerose aree industriali e artigianali. In tale contesto, la presenza di sole infrastrutture per la viabilità locale, storicamente mancante di grandi assi di comunicazione, ha rappresentato da sempre un elemento critico per lo sviluppo del territorio. La Superstrada pedemontana veneta potrà essere dunque una arteria fondamentale per la mobilità della nostra regione e una grande opportunità per l’economia del territorio». Questo almeno è il punto di vista del presidente di Paolo Gasparetto presidente della Foiv, ovvero della Federazione degli ordini degli ingegneri del Veneto.

Follesa però rovescia completamente il tavolo su cui sono apparecchiate le tesi della stessa Foiv spiegando ai taccuini di Vicenzatoday.it che «l'approccio scelto dal quel settore del mondo dei professionisti è sbagliato e fuori dal tempo». E ancora l'architetto Follesa rincara la dose aggiungendo un altro dettaglio.

CAHIER DE DOLÉANCES

«Se facciamo l'elenco delle grandi opere realizzate nel Veneto ci vengono i brividi. Il Mose è stato una debacle per non parlare della maxi inchiesta giudiziaria che ne ha delineato il vero volto. Il Passante di Mestre, che volevamo tutti noi veneti è stato pagato il doppio e le opere di mitigazione ancora non sono state completate fino in fondo. I maxi ospedali come quello dell'Angelo a Mestre e quello di Santorso, realizzati come la Spv con la formula mefistofelica del project financing, oltre ad avere avuto problemi di ogni tipo stanno mettendo alla corda le finanze della sanità veneta riducendo i margini dei servizi gratuitamente resi ai cittadini, la Spv che doveva essere pronta già nel 2011 è ancora ben lontana dall'essere completata specie se si guarda alle opere complementari che sono parte integrante del progetto. Gli ingegneri poi - aggiunge Follesa - non si capisce perché tralascino i pesantissimi addebiti sul piano dell'impatto ambientale e della sostenibilità finanziaria messi nero su bianco non solo dalla rete ambientalista ma dalla Corte dei Conti».

CONSUMO DI SUOLO

Poi un'altra considerazione: «Ci saremmo aspettati dai colleghi ingegneri qualche considerazione sul costo kilometrico esorbitante che grava sulla testa di chi usa la Spv, una delle autostrade più care d'Italia, tanto che questa, che tecnicamente rimane una superstrada per vero, è quasi sempre vuota. Purtroppo costoro sembrano essere, ideologicamente parlando, parte integrante di quel ceto dirigente del Nordest che con le parole dell'azzurro Renato Chisso, già assessore ai trasporti del Veneto, sui primi degli anni Duemila affermò che il Veneto di lì a un lustro avrebbe avuto le infrastrutture della Baviera. Viene da ridere, ma purtroppo per noi le cose sono andate diversamente: i fatti ce lo ricordano e non ci fanno sconti. Oggi il Veneto è un rottame dilaniato da un consumo di suolo rispetto al quale la Spv potrebbe essere il colpo di grazia vista anche la siccità che ci attanaglia da due anni. Ma di questi aspetti gli ingegneri non parlano. La Spv come grande raccordo anulare del Veneto? Ma per cortesia, siamo seri».

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