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Giovedì, 25 Aprile 2024
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La Pedemontana veneta? «È l'autostrada più cara d'Italia»

Dopo le recenti ammissioni della Giunta veneta sulle spese che la Regione potrebbe affrontare per puntellare i mancati introiti garantiti al concessionario Sis, i comitati «chiedono chiarezza a palazzo Balbi» anche in materia di pedaggi

Le ammissioni della giunta veneta in merito ai problemi finanziari che potrebbero gravare sul budget regionale per sorreggere i conti della Spv continuano a far discutere. Dopo la presa di posizione dell'ala ecologista del Pd con Andrea Zanoni, a dire la sua con un lungo dispaccio è stato il Covepa, un coordinamento ambientalista che da anni contesta la grande opera che una volta ultimata dovrebbe connettere Spresiano nel Trevigiano a Montecchio Maggiore nel Vicentino. Il Covepa in un intervento pubblicato ieri 16 luglio sul suo blog, spiega il suo punto di vista: «Abbiamo l'autostrada più cara d'Italia, un'autostrada per ricchi pagata dai poveri». Il riferimento distillato dall'architetto Massimo Follesa è ai possibili oneri finanziari che gravano o graveranno sulla Regione.

Proprio la Regione Veneto infatti qualora la Superstrada pedemontana veneta, nota come Spv, una volta ultimata non generi un flusso di cassa da pedaggi sufficiente a remunerare il privato (la italo spagnola Sis-Spv) che l'ha realizzata con lo strumento della concessione speciale, sarà chiamata a garantire il lucro mancato. «Sapevamo che le cose stessero in questo modo perché così stava scritto nelle carte, ma c'è un elemento di novità» fa sapere Follesa ai taccuini di Vicenzatoday.it. L'architetto argomenta così le sue ragioni: «Il fatto che la possibile esposizione contabile sia confermata dall'assessore al bilancio Francesco Calzavara in persona, uno dei più autorevoli e fidati componenti dell'esecutivo regionale capitanato da Luca Zaia, la dice lunga sulla situazione». Poi Follesa accenna ad una lettura tra le righe rispetto alla recente uscita del referente al bilancio. «La circostanza per cui de facto Zaia incarichi Calzavara di darci ragione sullo stato dei conti della Regione con tutto ciò che comporta in relazione a quelli della Spv ha un significato particolare che va indagato in ogni anfratto. Per di più le sofferenze del budget regionale anche in altri settori come la sanità, si pensi all'Ulss 7 per esempio, ci danno molto da pensare».

Parole precise alle quali l'architetto fa seguire una chiusa: «Tutto ciò ci fa riflettere sul ricorso sistematico di molte amministrazioni pubbliche allo strumento del project financing. Si tratta di un partenariato pubblico-privato adoperato nel Veneto, ma non solo nel Veneto, per la Spv, per l'ospedale di Santorso o per quello dell'Angelo a Mestre. Una pratica che finisce sempre per avvantaggiare la parte privata: il tutto con costi finanziari e sociali per la collettività ormai divenuti drammatici, anche alla luce delle difficoltà che stanno affrontando il Veneto e tutti i territori del Paese. Inflazione, caro energia, potere d'acquisto da parte delle famiglie meno agiate in calo netto, minore disponibilità di servizi pubblici qualificati, ci fanno pensare ad un futuro che non ci piace per niente. In questo senso la giunta parla di sviluppo, di pil in aumento legato alla Spv. Ora al di là delle questioni di ordine generale, vorremo ben capire quali siano i dati reali ai quali queste considerazioni sono ancorate, perché altrimenti siamo solo agli slogan. Pertanto in tal senso a palazzo Balbi chiediamo chiarezza. Anzi chiediamo un chiarimento immediato, anche per quanto riguarda il rebus pedaggi dietro al quale si cela un acomplicatissima partita».

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