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«Le Camere tengano alta la guardia sugli indennizzi bancari»

Letizia Giorgianni, candidata per Fdi alle politiche, accende nuovamente i riflettori sulla débâcle delle ex popolari, fra cui le venete, chiedendo che si faccia chiarezza sui mancati ristori patiti da chi avrebbe comunque avuto titolo di accedere all'iter previsto dalla legge statale per i cosiddetti rimborsi Fir. E poi lancia un monito: «Serve più trasparenza nei prospetti di investimento proposti dagli istituti ai clienti»

Domani 5 settembre è un giorno cruciale per i risparmiatori italiani, del Nordest in primis, che hanno patito il collasso delle ex popolari, Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca in testa senza dimenticare gli istituti dell'Italia centrale come quello di Chieti, di Ferrara per non parlare di Banca Etruria. Ad ogni buon conto proprio domani infatti la commissione speciale incaricata dal Ministero dell'economia di indennizzare, di concerto con la società statale Consap, gli aventi diritto mediante un fondo statale speciale, il Fir, deciderà se riaprire i termini per la presentazione di alcune tipologie di domande. Si tratta per lo più di richieste che presentavano qualche anomalia formale e che erano state scartate.

Da settimane le associazioni che tutelano i risparmiatori stanno facendo pressione sul governo in carica. Ma poiché la data del 25 settembre, giorno delle votazioni per le poliche si sta avvicinando, sono gli stessi gruppi che tutelano gli ex azionisti che stanno facendo sentire la propria voce in altre direzioni, tanto che, come raccontava Vicenzatoday.it il 31 agosto, l'affaire dei tracolli bancari era de facto planato sulla campagna elettorale. «Noto, in generale, l'assenza nel dibattito politico del tema banche e accesso al credito, per questo ho vissuto la proposta di candidatura del mio partito come un riconoscimento per il mio impegno civico a favore dei risparmiatori ma anche come l'impegno a portare finalmente questo tema nel dibattito politico». A parlare in questi termini è Letizia Giorgianni: giornalista, di origini senesi, è nata a Sarteano il 26 giugno 1977. Oggi vive nel Perugino. Quando attorno al 2015 Banca Etruria entra in crisi Giorgianni, la cui famiglia viene colpita direttamente dal collasso dell'istituto, diventa uno dei volti più noti della mobilitazione contro «l'establishment» reputato in qualche modo «corresponsabile della débâcle». Questo impegno non è rimasto inosservato tanto che i vertici di Fdi hanno chiesto alla stessa Giorgianni, la quale ha accettato, di candidarsi alla Camera dei deputati in un collegio uninominale nel Casertano.

Senta Giorgianni dopo i terremoti che hanno colpito i risparmiatori attorno al 2015 sono molti i cittadini, indipendentemente dagli schieramente politici, a interrogarsi su quale dovrebbe essere la finzione primaria delle banche, banche le quali lo si voglia o no finiscono per gestire denari, risparmi e patrimoni che non sono loro, ma sui quali chiaramente hanno voce in capitolo. Come stanno quindi le cose?

«Le banche devono tornare ad essere la cassaforte del risparmio degli italiani contribuendo allo sviluppo economico del Paese, per questo è urgente porre al centro delle politiche la questione della riforma del sistema bancario e dell'accesso al credito».

Non è un tema di poco conto. Attorno e dentro il sistema bancario sono presenti interessi rilevantissimi. La politica in questo frangente sembra non avere gioco facile quando non è accusata di andare a braccetto con certi poteri. Lei è conscia di questo stato di cose? 

«Certamente sì. Lo testimonia il mio impegno di anni tra la gente».

E quindi?

«La mia candidatura è la testimonianza dell'impegno di Fratelli d'Italia ad affrontare questi problemi».

In che modo?

«Nel programma di Fratelli d'Italia c'è un passaggio particolarmente importante per me, che avevo provato anche a sollevare nel corso della commissione di inchiesta, ed è quello della semplificazione dei cosiddetti prospetti informativi che per legge debbono essere consegnati al cliente all'atto dell'acquisto di determinati titoli. Come purtroppo abbiamo vissuto a nostre spese, con l'applicazione del regolamento europeo bail in in caso di salvataggio di banche in crisi a pagare sono per primi gli azionisti, investitori e, in ultima battuta, anche correntisti se il danaro depositato eccede i 100mila euro per contribuire con i loro depositi alias risparmi al soccorso interno dell'istituto in difficoltà. In altre parole serve più trasparenza nei prospetti di investimento proposti ai clienti degli istituti».

E a questo punto?

«Ecco, per tutelare concretamente i risparmiatori si potrebbe ricorrere ad una direttiva nazionale che obblighi le banche a una informativa semplice ed immediata diretta al risparmiatore, che non superi le due pagine e sia realizzata con linguaggio comprensibile, senza ricorrere a tecnicismi che impediscono al cliente di comprendere il livello di rischio insito in quel prodotto».

Molte associazioni di risparmiatori lo chiedono da anni, ma invano. Che cosa dovrebbe fare quindi il parlamento?

«Ribadisco che serve una disciplina che obblighi le banche a fornire ai propri clienti un prospetto di poche pagine, scritto in maniera comprensibile e concisa, sarebbe davvero un passo importante in avanti nella tutela del risparmiatore».

Lei come se si è mossa sul tema degli indennizzi durante le ultime settimane?

«Assieme all'avvocato Letizia Vescovini, che segue da anni la associazione del risparmio tradito con la quale mi sono battuta per anni, in tanti abbiamo cercato di portare all'attenzione della commissione bicamerale di inchiesta sui rovesci bancari le criticità emerse sull'operatività di Consap, troppo spesso gestita per negare gli indennizzi che sono previsti peraltro dalla finanziaria del 2019 e da quelle a seguire. Infatti i fondi ci sono, ci chiediamo quindi perché complicare o addirittura negare il diritto ad essere rimborsati a tanti risparmiatori».

Quali sono i motivi alla base della sua preoccupazione?

«Sono state adottate da Consap, la società statale che sovrintende l'iter amministrativo degli indennizzi, delle determinazioni che limitano il diritto al risarcimento. Atti di determina che non sono mai stati pubblicati. Anche quando sono stati richiesti in modo formale la commissione ha negato l'ostensione e il relativo invio. Epperò le stesse determinazioni sono usate per negare i risarcimenti. Come si può negare una istanza sulla base di un provvedimento inconoscibile?».

E poi?

«Consap e commissione tecnica hanno introdotto un'altra determinazione che ha portato ad escludere dal Fondo indennizzo risparmiatori, noto come Fir, tutti coloro che in precedenza si erano rivolti all'Autorità nazionale anticorruzione, ossia l'Anac».

Ebbene?

«Ebbene in nessuna parte della legge è previsto che chi ha fatto ricorso all'Anac non possa accedere al Fir. Anche questa determinazione è stata adottata dopo che erano scaduti i termini per l'invio delle domande mentre sarebbe stato almeno giusto e opportuno che tali regole fossero state rese note sin da subito».

Detto un po' alla grezza si sono cambiate le regole a partita quasi finita?

«Sì».

C'è un problema serio quindi?

«Veda lei. La Consap non ha consentito a chi ha commesso errori anche banali, come un errore di battitura, di rimediare agli errori quando in un qualsiasi altro procedimento ci sarebbe stata la correzione dell'errore materiale; non ha nemmeno permesso che le istanze del cosiddetto binario semplificato passassero a quello ordinario consentendo di dare conto delle violazioni massive patite dai risparmiatori rispetto alle condotte delle banche. È un niet quello giunto dalla Consap in tal senso che stride con una determinazione della stessa Consap datata 6 agosto 2020 che invece prevedeva ampiamente tale possibilità. Diciamo che questo è uno dei tanti motivi per cui anche durante la prossima legislatura le Camere dovranno tenere altissima la guardia sul versante Fir».

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