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Conegliano Valdobbiadene Docg: «Prima del Prosecco viene il territorio»

Il presidente del Consorzio di tutela, Innocente Nardi, ha scritto una lunga lettera ai produttori della Denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg

Prosecco addio? Il dibattito sulla nuova denominazione del Conegliano Valdobbiadene Docg torna a far discutere grazie alla lettera che il presidente del Consorzio di tutela ha inviato ai produttori del celebre vino trevigiano di cui vi riportiamo il contenuto per intero.

Nei giorni scorsi, dopo il recente clamore per il riconoscimento Unesco alle colline di Conegliano Valdobbiadene, nuovamente la Denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg è tornata alla ribalta della cronaca con nuovi argomenti che confermano il “mito” del nostro vino; un’ulteriore conferma dell’interesse che questa denominazione riscuote rispetto alle altre.

Oltre all’importante valore economico rappresentato, il Prosecco ha contribuito a cambiare le abitudini di mezzo Mondo in fatto di bere, entrando nella quotidianità di popolazioni anche lontane; questo fatto non può che rendere sempre più conosciuta la “piccola” area di Conegliano Valdobbiadene, teatro della viticoltura eroica e origine di questa meravigliosa storia di successo vitivinicolo. Tutto questo costituirà un ulteriore capitolo positivo nella storia della denominazione se la discussione pubblica legata al nome del vino si fermerà qui ed ora, permettendo al dibattito di ritornare serio e nelle sedi appropriate. Il Consorzio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg da dieci anni si adopera per l’aumento del valore di lungo periodo per la Denominazione e non ha mai fatto passi indietro in questo cammino di qualità. Per ricordare le tappe principali di questo percorso: la comunicazione della denominazione attraverso i propri valori identitari quali: storia, cultura, umanità, “fatto a mano”, “viticoltura eroica” ha contribuito a far conoscere agli operatori le nostre colline in Italia e nei principali mercati esteri. La tutela e la vigilanza della denominazione, anche grazie a Sistema Prosecco, hanno garantito il consumatore, favorendo la trasparenza e la leale concorrenza tra produttori. L’introduzione del protocollo viticolo ha consolidato la cultura della sostenibilità ambientale divenendo un esempio di collaborazione istituzionale con le amministrazioni locali. L’Osservatorio Economico, realizzato in collaborazione con il Cirve dell’Università di Padova, ha permesso al Consorzio e a tutti gli operatori una consapevole gestione della Denominazione. L’iscrizione delle colline del Conegliano Valdobbiadene a Paesaggio storico rurale nel 2016 ha consolidato l’unicità e la determinazione del nostro territorio. Le recenti modifiche al Disciplinare dell’area che delimita la menzione Rive, sono le premesse per valorizzare il duro lavoro nei vigneti particolarmente impervi. Il riconoscimento delle Colline di Conegliano Valdobbiadene Paesaggio del Prosecco Superiore a Patrimonio dell’Umanità Unesco è la consacrazione dell’unicità delle nostre colline. Come dimostrazione tangibile dell’efficacia delle azioni dei produttori e del Consorzio, dal 2009 ad oggi le vendite del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg sono passate da 60.800.000 a 90.600.000 di bottiglie, mentre sono oltre 100 i Paesi del Mondo verso i quali si esporta il 38.3% dell’intera produzione. Ciò ha consolidando anche il
valore fondiario dei terreni.

In tutto ciò risulta particolarmente evidente il continuo adoperarsi a difesa delle ripide colline, il vero cuore pulsante della denominazione. Per questi motivi osserviamo con attenzione tutto ciò che incide direttamente sulla reputazione della denominazione stessa, a favore di un ulteriore decennio di successi: ad esempio il tema legato al nome del prodotto, che deve rispettare la nostra identità e contemporaneamente consentire un’efficace competizione sui mercati mondiali, permettendo al pubblico di riconoscerci immediatamente rispetto agli altri vini in commercio. La forte distinzione che già esiste ed è già nota ai più esperti ed affezionati consumatori va portata sempre più alla luce tramite l’azione corale di tutti, approfittando anche della notorietà derivante dalla recente nomina Unesco: si tratta di azioni ben diverse dall’abbandono della paternità del Prosecco, che da noi è Superiore grazie alla passione ed al sacrificio degli antenati e delle attuali generazioni. “Siamo Conegliano Valdobbiadene - recita la nostra più recente campagna pubblicitaria - il regno del Prosecco Superiore”. In questa semplice frase è contenuta la nostra strategia relativa all’evoluzione del nome, con il progressivo spostamento dell’accento verso il territorio, nella logica del concetto di terroir e senza mai perdere il dovuto rispetto delle radici. Ci si dedichi allora a dimostrare con i fatti ed a comunicare in modo corretto ed inequivocabile la superiorità della nostra viticoltura e del nostro vino che è origine di un fenomeno mondiale, grazie all'indiscussa superiorità del territorio collinare dove abitiamo e lavoriamo da generazioni e con una storia che non ha eguali perché fondata su di un rispetto delle tradizioni che è diventato cultura di ciascuno di noi. Questi concetti si affermano solo grazie all’azione coesa di tutti, coerente con i principi che ci contraddistinguono e ci rendono forti. Del resto, già oggi chi voglia non riportare il termine Prosecco sulle etichette lo può fare, quindi non ci servono le polemiche, fermo restando che quello che si mette in bottiglia è il Prosecco originario, quello Superiore di Conegliano Valdobbiadene, il migliore che ci possa essere e il migliore che noi, mai appagati, si sappia produrre nel rispetto dei trecento anni di storia e delle fatiche di tante generazioni. Questa è la nostra precisa responsabilità, della quale dobbiamo andare orgogliosi. Si può fare certamente di più e di meglio e, se abbiamo l’impressione che questo non stia avvenendo, dobbiamo chiederci cosa ognuno di noi può fare di più oppure può smettere di fare per migliorare, prima di additare cause e responsabilità esterne. La Denominazione è patrimonio della collettività dei consorziati, ciascuno dei quali ha la responsabilità di lavorare nel medio-lungo termine: non entrando nel merito delle scelte aziendali che vanno di certo rispettate, il confronto su argomenti importanti come questi deve avvenire nei luoghi deputati, ovvero nei Consigli e nelle Assemblee del Consorzio, dove infatti il dibattito sul nome è stato affrontato e sarà nuovamente esaminato nei prossimi mesi e dove l’interesse della Denominazione, della sua reputazione e del suo valore continueranno a prevalere su ogni protagonismo aziendale. Non mi resta a questo punto che augurarvi un’ottima vendemmia. Quest’anno si è ritornati in un certo senso ai vecchi tempi, con una tempistica più spiccatamente autunnale: che questo fatto possa essere di buon auspicio per una Denominazione di immense tradizioni come la nostra».

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