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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Prosek, Zaia: «Impediremo il riconoscimento della denominazione»

Martedì 2 novembre la riunione del gruppo di opposizione alla menzione geografica tradizionale europea per il Prosek croato. «Legali della Regione pronti a notificare il ricorso entro i prossimi venti giorni»

«Siamo convinti di avere in mano tutti gli elementi per impedire lo scempio del riconoscimento della denominazione del vino Prosek, richiesta dalla Croazia, da parte dell’Europa». A dirlo, martedì 2 novembre, è il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. «Oggi a Venezia, con il sottosegretario alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, gli assessori Federico Caner del Veneto e Stefano Zannier del Friuli Venezia Giulia, i tecnici del Gruppo di lavoro nazionale e il team di legali al lavoro sulla questione, abbiamo fatto il punto sugli eloquenti documenti storici che attestano come la Croazia non abbia niente a che fare con il Prosek, le cui vicende, fin dal 1382, si sono dipanate in un’area che oggi è riferibile all’attuale Nordest. È, dunque solo a quest’area geografica, del tutto estranea al territorio croato, che può essere ricollegata la storicità della denominazione ‘Prosecco/Prosek’, che sono, sostanzialmente, la stessa cosa. Ora i legali appronteranno il ricorso che verrà notificato all’Europa entro i termini stabiliti dalle norme» conclude il Governatore.

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Coldiretti: «Opposizione su tutti i fronti»

Coldiretti Treviso continua la sua azione contro il via libera al Prosek da parte dell'Unione Europea. Restano meno di 20 giorni per presentare l'opposizione alla domanda di riconoscimento del Prosek croato e tutelare il vero Prosecco che, con una crescita delle esportazioni del 35% nei primi sei mesi del 2021, è il vino italiano più consumato e taroccato al mondo. Nella giornata di martedì 2 novembre si è tenuta la riunione del gruppo di opposizione alla menzione geografica tradizionale europea per il Prosek croato. «Ci sono le premesse per vincere questa battaglia in Europa ed evitare - sottolinea la Coldiretti - un precedente pericoloso che rischia di indebolire l’intero sistema di protezione giuridica dei marchi di tutela. Con il crescente successo il Prosecco ha conquistato il primato del vino italiano più imitato all’estero con denominazioni storpiate come il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi. Ma in commercio - continua Coldiretti - sono arrivati anche il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur. Il Prosecco - ricorda Coldiretti - è la star mondiale delle bollicine grazie a un incremento delle vendite oltre confine vertiginoso negli ultimi anni che ne consolidano la leadership a livello mondiale in termini di volumi esportati davanti a Champagne e Cava. Gli Stati Uniti sono diventati il primo acquirente di bottiglie di Prosecco con un aumento del 48% ma l’incremento maggiore delle vendite - sottolinea Coldiretti - si è verificato in Russia dove gli acquisti sono più che raddoppiati (+115%) mentre in Germania guadagna il 37%, seguita dalla Francia (+32%), il paese dello Champagne in cui le bollicine italiane mettono a segno una significativa vittoria fuori casa, nei primi sei mesi del 2021. La produzione di Prosecco abbraccia due regioni (Veneto e Friuli Venezia Giulia), nove province e tre denominazioni d’origine (Prosecco Doc, Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg e Asolo Prosecco Docg) per una produzione complessiva stimato in crescita a - conclude Coldiretti - 700 milioni di bottiglie dopo aver incassato nel 2019 il riconoscimento Unesco per le Colline del Prosecco».

Copagri: «Dop e Igp a rischio»

«L'eventuale approvazione da parte della Commissione Ue della menzione tradizionale per il vino croato Prosek, oltre al concreto rischio di ingenerare una pericolosa confusione nei consumatori, in particolare quelli stranieri, rappresenterebbe un grave precedente, in quanto porterebbe a un generale indebolimento del sistema di protezione delle Dop e Igp». Lo sottolinea Copagri che ha partecipato a Palazzo Balbi alla riunione finale del gruppo incaricato di mettere a punto l’opposizione alla domanda di protezione del Prosek, svoltasi alla presenza, tra gli altri, del sottosegretario alle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio e del presidente della Regione, Luca Zaia. «Accogliendo una simile richiesta, infatti, si legittimerebbe il principio secondo cui il luogo geografico non sarebbe più l’elemento prioritario da tutelare, con tutta una serie di ulteriori potenziali pericoli derivanti da altre richieste provenienti da paesi terzi; a farne le spese non sarebbe solamente il Prosecco, ma la stessa credibilità del sistema di protezione delle Dop e delle Igp, che rappresenta un patrimonio di credibilità costruito faticosamente in tanti anni - continua Copagri - A tutto ciò, andrebbero poi ovviamente aggiunte le ripercussioni economiche su un prodotto che è a tutti gli effetti uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy enogastronomico del mondo. Le vendite dei vini delle tre Dop Prosecco, ovvero ‘Prosecco’, ‘Conegliano Valdobbiabene Prosecco’ e ‘Asolo Prosecco’, ammontano a oltre 600 milioni di bottiglie l’anno e trainano significativamente l’export agroalimentare nazionale, tanto che anche nella fase pandemica hanno sostenuto tutta la filiera produttiva delle regioni interessate. In ragione di quanto esposto, ribadiamo la nostra totale contrarietà all’approvazione della domanda di protezione della menzione tradizionale Prosek, presentata dalla Croazia all’inizio di settembre, in quanto la riteniamo fortemente lesiva per la filiera produttiva del Prosecco; auspichiamo, pertanto, che tale richiesta venga bloccata dalla ferma ed efficace opposizione del Governo e di tutti i soggetti interessati, che si sono prontamente attivati e con grande sinergia hanno lavorato assiduamente per arrivare alla formulazione di una formale opposizione, che sarà inviata a breve alla Commissione Europea» conclude Copagri.

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