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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Qualità della vita dei giovani: la Marca al 75° posto tra le province italiane

Lo studio de "Il Sole 24 Ore" colloca la provincia di Treviso all'ultimo posto in Veneto per gli standard legati alle giovani generazioni. Duri i commenti di sindacati e gruppi di minoranza

Il Sole 24 Ore ha pubblicato lunedì 28 giugno i risultati di un'indagine sulla qualità della vita di bambini, giovani e anziani nelle 107 province italiane. La Marca è all'11° posto per i bambini, al 45° per gli anziani e al 75° per i giovani, ultima provincia di tutto il Veneto con le altre che si collocano tra l’11° posto (Rovigo) e il 58° (Vicenza). I risultati sono consultabili al seguente link.

I dati

Se, per quanto riguarda i bambini, si nota il 99° posto per disponibilità di pediatri rispetto ai bambini e ragazzi tra gli 0 e i 14 anni è sul fronte dei giovani che si registrano i dati più negativi. La Marca risulta al 101° posto per imprenditorialità giovanile, a conferma di una tendenza già registrata negli ultimi anni dei giovani trevigiani ad allontanarsi dal “mettersi in proprio”, in questo ambito la migliore veneta è Belluno al 65° posto. Anche il saldo migratorio totale (negativo) vede la Marca molto indietro, all’83° posto, a conferma di una dinamica demografica che riguarda negli ultimi anni tutto il Veneto ma che, in questo caso, vede la provincia di Verona al 14° posto nazionale (con un saldo positivo): 91esima posizione il tasso di disoccupazione giovanile, probabilmente a causa anche della propensione dei giovani trevigiani a cercare lavoro che, fino a qualche anno fa, veniva premiata dalla quasi certezza dell’assunzione. La Marca è poi al 77° posto per gap degli affitti tra centro e periferia che pare registrare una pesante differenziazione economica e sociale tra chi vive nei centri e chi risiede nei quartieri, differenza che diventa fonte di diseguaglianza soprattutto per le generazioni più giovani. Non sono particolarmente positive neppure le posizioni raggiunte dalla nostra provincia in materia di laureati e altri titoli di studio equivalenti (38^), di aree sportive all’aperto (49^) e di amministratori locali di età inferiore a 40 anni (36^). Se a questi dati si aggiunge quello sui pediatri e, per quanto riguarda gli anziani, l’82° posto per disponibilità di infermieri o l’87° per spesa per trasporto disabili e anziani emerge un quadro che nella sua globalità suon a conferma di analisi già svolte negli anni scorsi per quanto riguarda la qualità della vita complessiva della nostra provincia nel quadro nazionale.

I commenti

«La Marca non è una provincia per giovani. L'avevamo compreso già da qualche tempo e l’indagine pubblicata da Il Sole 24 Ore lo conferma, il nostro territorio soffre di patologie che, se non curate per tempo, diventeranno croniche: ascensore sociale bloccato, precarietà occupazionale, disuguaglianze di opportunità e di reddito sempre più profonde, mancanza di ricambio generazionale nelle professioni, differenze rilevanti sul piano sociale all’interno del perimetro provinciale. Uno scenario desolante che impatta in particolare sui giovani che, se non fuggono, sono assoggettati a una vita al ribasso». Questo il commento di Mauro Visentin, segretario generale della Cgil trevigiana, in merito all’indagine sulla qualità della vita che vede la provincia di Treviso all’11° posto a livello nazionale per i bambini, 45° per gli anziani e al 75° per i giovani. «Solo poche settimane fa il leader del quadrato rosso della Marca lanciava l’allarme: “il nostro sistema produttivo è a rischio implosione”, riferendosi all’irreperibilità di figure professionali in svariati ambiti del mercato del lavoro, dall’industria alla sanità, alla ristorazione. Uno sguardo al mondo del lavoro che secondo Visentin ben si lega allo studio che fa emergere i nodi critici sulla qualità della vita della popolazione trevigiana. Infatti, quello che esce dai dati da Il Sole 24 Ore è un quadro a tinte più che fosche per la fascia dei giovani, soprattutto la 91a posizione sui valori di disoccupazione giovanile fa riflettere molto. È da troppo tempo ormai che soggetti istituzionali e del mondo produttivo sottovalutano questi aspetti - punta il dito Visentin - l’aver creato precariato diffuso e abbassato i redditi ha portato con sé benefici per pochi e malanni per i più, ma è un gioco al massacro. Non abbiamo praticamente più immigrazione e le nostre famiglie, e non per loro colpa - sottolinea il segretario della Cgil - fanno sempre meno figli. Ma non solo, non siamo più attrattivi dal punto di vista delle opportunità lavorative. Stiamo scivolando nel diventare il ‘sud del nord est’, senza possibilità di sviluppo del territorio e di crescita individuale, a livello lavorativo, economico e più in generale di vita. La pandemia ha solo accelerato un processo già in atto, dalla crisi del 2008 almeno. Un trend - conclude Visentin - che abbiamo il dovere di analizzare con la massima serietà e di arrestare quanto prima con azioni mirate di sostegno alle famiglie, di maggiore redistribuzione della ricchezza interna, di calmierazione del divario sociale tra centro e periferia (in termini territoriali e non solo), sulle pari opportunità, sulla qualità e tutela del lavoro. Una chiamata alla quale non si può più essere indifferenti».

«La Marca garantisce ai propri residenti un buon livello di qualità della vita finché il suo sistema economico garantisce occupazione e reddito ma, quando questo sistema entra in sofferenza, non c’è una disponibilità di servizi pubblici “avanzati” (dagli asili nido dove siamo al 49° posto, alla accessibilità delle scuole, 48°, al verde attrezzato, 74°) che permettano di “controbilanciare” l’indebolimento economico con un sistema die welfare all’avanguardia - conclude Luigi Calesso, portavoce di Coalizione civica - Ce n’è di che riflettere per amministratori comunali, provinciali e regionali».

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