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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Rapporto Ispra: «Treviso quarto comune del Veneto per consumo di suolo»

Mercoledì 14 luglio la pubblicazione del report (relativo al 2020) sul consumo di suolo in Italia. Critiche dalle opposizioni alle scelte dell'amministrazione: «La città di Treviso non ha bisogno di altro cemento»

E’ stato presentato mercoledì 14 luglio l'annuale rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sul consumo di suolo nel nostro Paese, disponibile integralmente a questo link. I dati confermano i non invidiabili primati del Veneto, della Marca e della città di Treviso nell’utilizzo e nella impermeabilizzazione del suolo. Il rapporto, oltre a fornire un quadro aggiornato del consumo di suolo in Italia, mette in evidenza i mutamenti avvenuti nel corso del 2020.

Lo scorso anno in Veneto sono stati consumati 682 ettari di suolo verde, un dato inferiore solo ai 765 ettari della Lombardia e superiore a quello di tutte le altre regioni italiane. Con l’11,87% di terreno impermeabilizzato la nostra regione si conferma la secondo posto in Italia: a livello nazionale la percentuale di suolo consumato è del 7,11%. Nel 2020 la provincia di Treviso, con un incremento di utilizzo di suolo di 100,5 ettari, è stata la sedicesima provincia italiana per aumento in termini assoluti del territorio consumato, alle spalle in Veneto di Vicenza, Verona, Brescia e Padova e con un valore superiore a quello di province come Milano o Napoli. Alla fine del 2020 il suolo consumato in provincia di Treviso era pari a 41.385 ettari, il 16,7% del totale, contro una media regionale dell’11,9% e nazionale del 7,11%. La Marca è al 7° posto tra le 107 province italiane per percentuale di territorio utilizzato sul totale, seconda in Veneto solo a Padova e davanti a province come quelle di Roma, Torino, Bologna, Palermo. Le cose non vanno meglio per Treviso città che, con il suo 39,7% di suolo consumato (2.206 ettari) è il quarto comune del Veneto per utilizzo di territorio rispetto al totale, superata solo da Padova, Noventa Padovana e Spinea e si colloca al 195° posto tra i 7.904 comuni italiani, davanti a centri urbani molto più importanti come Bologna, Genova, Roma, Palermo. Nel 2019 Treviso aveva registrato un consumo di suolo pari a 7,10 ettari piazzandosi al 114° posto tra tutti i comuni italiani per nuova superficie utilizzata.

% di suolo consumato per comune al 31 12 2020-2

I commenti

«I dati e le analisi dell’Ispra presentati mercoledì 14 luglio confermano e aggravano, per il Veneto, la Marca e per la città di Treviso, delle tendenze già messe in evidenza nei precedenti rapporti e che portano ad alcune valutazioni di tipo politico piuttosto nette». A dirlo è Luigi Calesso, portavoce di Coalizione civica per Treviso.

«La città di Treviso non ha bisogno di altro cemento, nemmeno del “cemento responsabile” del sindaco Conte. Il secondo capoluogo di provincia e quarto comune del Veneto per consumo di suolo ha bisogno di rigenerazioni urbane, di recuperi, di ristrutturazioni a parità di volumi e di superficie edificata, non di nuovo utilizzo di aree verdi. Non servono nuovi supermercati, non è necessario prorogare sempre i tempi di realizzazione dei piani lottizzazione, non era necessario approvare nuovi volumi di edificazione con le controdeduzioni alle osservazioni al Piano degli Interventi. La realizzazione del Terraglio est rappresenterà un altro duro colpo alle aree verdi della città - continua Calesso - come è stato negli anni scorsi per i comuni delle province di Vicenza e Treviso interessate dalla costruzione della Pedemontana. Insomma - conclude il portavoce trevigiano - le chiacchiere stanno a zero: non basta il “green washing” dei “boschi urbani” o della “ciclopolitana”: è necessario che l’amministrazione Conte inverta la rotta altrimenti l’impermeabilizzazione del territorio continuerà indisturbata e si aggraverà ulteriormente».

Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico, conclude: «Secondo i dati Ispra ad oggi circa un quattordicesimo della superficie italiana ha una copertura che non permette al suolo di respirare e all’acqua di venire assorbita, con conseguenze facilmente immaginabili e costosissime, sia dal punto di vista ambientale che economico. A livello nazionale si stimano tra gli 81 e i 99 miliardi di euro da qui al 2030 se il consumo di suolo dovesse crescere al livello attuale, per la perdita dei servizi ecosistemici. I cambiamenti climatici in Veneto hanno già fatto danni enormi, eppure la politica non ha reagito con la forza e il coraggio necessari. Ma continuare a far finta di non vedere non aiuterà a risolvere i problemi».

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