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Analisi dei redditi nella Marca: «Dipendenti e pensionati i più tartassati»

Mercoledì 31 maggio il focus pre e post pandemia della Cgil di Treviso sui dati pubblicati da Banca d'Italia negli anni 2014, 2019, 2020 e 2021. Pensioni e lavoro dipendente rappresentano l'80% del gettito: «Redditi aumentati ma cala il potere d'acquisto»

Lavoratori dipendenti e pensionati sono le categorie più colpite nel focus sui redditi dei trevigiani presentato mercoledì 31 maggio dalla Cgil di Treviso. Il segretario generale della Camera del Lavoro provinciale, Mauro Visentin, Paolino Barbiero e Anna Rita Contessotto, ricercatrice del Centro Studi Spi Cgil di Treviso hanno illustrato il focus sui redditi medi dei trevigiani diffusi da Banca d'Italia per gli anni 2014, 2019, 2020 e 2021, prima e dopo la pandemia Covid.

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Il quadro che ne emerge è quello, sulla carta, di un aumento generalizzato di buona parte dei redditi e delle pensioni ma, da sottolineare, è il calo importante del potere d'acquisto che, con un'inflazione all'8,7% (percepita al 12%), sta colpendo in particolare i redditi medio-bassi e i pensionati. Alla luce dei rincari di materie prime e beni di prima necessità, queste fasce di popolazione si trovano sempre più in difficoltà nel far fronte alle spese quotidiane. I lavoratori dipendenti sono i contribuenti che subiscono maggiormente il contraccolpo dell'inflazione perdendo, dal 2014 al 2021, l'equivalente di due buste paga (3200 euro), i pensionati trevigiani, invece, perdono in media circa 850 euro. I redditi da pensioni e lavoro dipendente rappresentano l'87% del gettito in provincia di Treviso, il lavoro autonomo solo il 3%. Le partite Iva, nonostante una ripresa nel 2021, sono in calo mentre i redditi alti sono aumentati negli anni presi in esame dal focus di Cgil Treviso. Il reddito medio dei lavoratori dipendenti è cresciuto in 8 anni di 1.415 euro, quello da pensione di 2.569, mentre quello dei lavoratori autonomi in media di 25.731 euro ed è in assoluto la categoria che ha migliorato la condizione economica insieme a quelle che l'hanno consolidata come i dichiaranti del reddito oltre i 120mila euro, con un aumento medio di 12.100 euro. Per queste fasce l’impatto dell'inflazione è ininfluente. Per le altre fasce l'inflazione ha esiti consistenti: perchè se nei primi 7 anni ha registrato valori bassi non incidendo in modo consistente nei salari, negli ultimi due anni abbiamo un aumento di 14 punti percentuali. Il reddito imponibile, in 8 anni, è aumentato di 2.083.761.927 euro così come cresce l'ammontare del reddito da lavoro dipendente e il reddito da pensione, (va tenuto presente che il ricambio della popolazione anziana con pensioni basse viene sostituito da pensionati a reddito da pensione medio alto). Cala, invece quello del lavoro autonomo per un minor numero di Partite Iva. L'innalzamento del gettito è determinato dal 2019 in poi da una maggiore tracciabilità, da minor circolazione del contante e dai bonus del Governo che per essere ottenuti richiedevano tracciabilità massima. Cgil Treviso, alla luce di questi numeri, chiede di aumentare la tassazione sulle partite Iva autonome che, fino a 85mila euro pagano oggi il 15% di tasse a fronte del 23% per dipendenti e pensionati. Altra richiesta importante da parte dei sindacati quella di trattare i redditi a cifra fissa (rendite da affitti e guadagni per azioni in borsa) come fossero redditi dipendente, quindi con una tassazione più alta in modo da incentivare il lavoro e non i guadagni da rendita.
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