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Tamponi rapidi, Lanzarin: «Basta accuse alla sanità del Veneto»

L'assessore alla Sanità del Veneto interviene sul caso sollevato da Report che vede coinvolti il dottor Rigoli, il professor Crisanti, Zaia e l'ex direttore della sanità, Luciano Flor: «Scienza non sia ostaggio di certa politica»

«C’è un’intera categoria di professionisti della sanità fatta di manager, medici, infermieri e altri professionisti che per mesi si è trovata a fronteggiare una pandemia senza precedenti, misurandosi con scelte organizzative, preventive e cliniche di rilevanza estrema per la salute pubblica. Questo in una situazione del tutto nuova, in cui lo stesso approccio richiedeva coraggio. L’individuazione precoce di tutti i soggetti positivi è stata la stella polare dell’attività regionale per poter dare risposte tempestive in un’emergenza senza precedenti». Con queste parole l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, interviene sull'inchiesta del programma televisivo "Report" dedicata all'utilizzo di tamponi rapidi in Veneto nel corso della seconda ondata Covid.

Il nostro sistema sanitario - aggiunge Lanzarin - non può essere tenuto sotto scacco da dubbi e da illazioni. Tutte le posizioni sono legittime e rispettabili in democrazia, ma non possono ingenerare confusione nei cittadini, soprattutto se contengono il rischio di arrecare discredito sull’impegno massiccio che la sanità veneta, a tutti i suoi livelli, sta portando avanti da oltre due anni per contrastare il Coronavirus e tutelare la salute pubblica. Un impegno che la Regione Veneto ha fatto proprio da subito. È profondamente avvilente vedere che questo sforzo immane non solo viene messo in discussione ma viene dipinto come dannoso e controproducente per la salute pubblica. Provo grande tristezza - conclude l'assessore - a vedere come in nome del dibattito politico si possa insistere sul concetto che le decisioni in materia di test antigenici hanno favorito la mortalità. Un’accusa infamante e gravissima, più volte smentita da autorevoli studi internazionali, che nessun amministratore o nessun professionista della sanità si merita dopo essersi impegnato senza sosta per contrastare una sciagura che ha attraversato il mondo con milioni di morti. Sforzi che hanno salvato migliaia di vite».

Gli altri commenti

Sulla questione è intervenuto anche Stefano Valdegamberi, consigliere regionale e capogruppo del Gruppo Misto: «L'azione di Report volta a infangare l'immagine della sanità veneta continua. Il buon Crisanti che in una precedente intervista sempre su Report si prendeva persino il merito di scelte fatte dalla Regione, come la chiusura di Vo, ancor prima che lui entrasse in scena e nessuno sapesse chi fosse, ora prosegue nella sua vendetta contro il sistema Veneto, appoggiato in questo da una sinistra assetata di vendetta. In quel momento la decisione di chiusura, contro le volontà di molti soloni, fu presa da Zaia, avallato dal consiglio dei dirigenti sanitari regionali. A prendersi la responsabilità non fu certo l'allora sconosciuto Crisanti. Fu una decisione provvidenziale che andò in controtendenza rispetto agli indirizzi che facevano sottovalutare il problema. In momenti eccezionali si prendono le decisioni che dai tecnici vengono ritenute le migliori possibili. Del senno di poi sono piene le fossa, diceva Manzoni. L'ottimo è da sempre il nemico del bene. Credo che i dirigenti regionali si siano mossi per il bene e la salute dei cittadini veneti. Lasciamo alla Magistratura fare il proprio lavoro ed eventualmente a dire il contrario. I processi mediatici, sul senno di poi e sul se e sul ma non servono a nulla se non a colpire politicamente, gettando fango e sospetto, su chi allora si è assunto la responsabilità di decidere per il bene di tutti noi, assumendosi la responsabilità di farlo. Francamente di questi personaggi possiamo farne a meno. In Veneto abbiamo validi dirigenti che non riempiono le prime pagine dei giornali e dei talk show per poi finire candidati, guarda caso, in un partito politico. Da cittadino, ancor prima che da amministratore, mi fido più di loro» conclude.

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